Al dio sconosciuto
- Autore: John Steinbeck
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2011
Nessuno può davvero conoscere Dio, egli è sconosciuto per tutti. Solo che pochi uomini ne sono veramente consapevoli e la maggior parte dei credenti è convinta di essere dalla parte della ragione e di aver trovato la sola verità esistente al mondo. Non è così per Joseph Wayne, l’affascinante protagonista di questo romanzo rurale, “Al Dio sconosciuto” di John Steinbeck.
Joseph è un uomo semplice e di poche parole, ma dalla profonda sensibilità. È attaccato ai valori tradizionali della famiglia e del lavoro, dell’accoglienza e della cooperazione, ma non per adeguarsi al modello del buon cristiano, non è questo il motore della sua vita. Joseph sente infatti un fortissimo legame con tutto ciò che lo circonda, che vive e che gli pulsa intorno. Costruisce la sua fattoria in una terra fertile perché lì può assistere quotidianamente al miracolo della natura che si sveglia, si riproduce, nasce, muore e si trasforma. All’interno di tutto questo lui si pone come un semplice osservatore, sempre meravigliato, sempre pronto ad accogliere tutto ciò che nasce, qualsiasi cosa sia. Accoglie perciò anche le sventure - perfino la morte delle persone care - come qualcosa di facente parte della vita, con la rassegnazione e l’accettazione tipica dell’animale. Accoglie perfino la cattiveria, trovando, nel suo osservare senza giudizio la natura umana, una via del perdono, fatta più di comprensione e compassione, che di desiderio di innalzarsi alla natura divina.
In un quadro rurale americano di inizio Novecento, questo romanzo ci porta in un’avventura dello spirito fatta dell’odore della terra bagnata e del fieno, dei colori delle foglie che cambiano con le stagioni e di tutto ciò che la vita contadina nei secoli ha portato con sé: usanze della vita quotidiana e festiva, obblighi religiosi, riti pagani, superstizioni e tradizioni antiche dei popoli indios. Joseph riesce da solo a incarnare tutto questo, con la sua semplicità e la sua umiltà, che tirano fuori ciò che di meglio ha in sé, che è né più né meno che un Dio sconosciuto. Il risultato è che arriva, senza saperlo, a sembrare una sorta di Cristo delle campagne, capace di incutere un’amorevole ed ammirata soggezione a tutti; la incute perfino al prete che, pur chiedendo perdono a Dio per l’eresia commessa, non può impedirsi di inchinarglisi davanti. È un’immagine assai poetica, che porta il lettore a perdonare la tristezza che aleggia costante all’interno della storia e che va crescendo, via via che la vicenda si sviluppa.
La traduzione è di Eugenio Montale, il quale sceglie un linguaggio non sempre fluido ma che riesce comunque a dare il giusto spessore alla narrazione, rendendola scorrevole.
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