All’aria aperta
- Autore: Hape Kerkeling
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2015
Mi piacevano gli abiti da bambina ma mia madre non voleva.
A Carnevale vestiva da principessa. Da grande Hans-Peter è diventato Hape Kerkeling, uno dei comici tedeschi più famosi ed ora autore di un altro libro, dopo quello sul Cammino di Santiago. Stavolta parla della sua vita da bambino: “All’aria aperta” (Corbaccio, 2015, 240 pagine 16,90 euro).
Il bello è che quel lunedì grasso del 1971, aveva sette anni, la nonna materna, che tanto aveva sostenuto il suo desiderio vincendo le obiezioni della mamma, si era mascherata da pirata, con tanto di baffoni incollati, bandana rossa e truce benda sull’occhio. Quanto al "principessino", aveva optato per un abitino elegante, in tulle bianco e raso nero, niente colori sgargianti. Zia Gertrud aveva aggiunto il diadema d’ordinanza, le perle, le calze a rete e le ballerine ai piedini, oltre a una maschera, per non farlo riconoscere per strada.
Da grande voglio andare in televisione, Hans-Peter (Hape è il nome d’arte, dalle iniziali) lo aveva promesso a nonna Anna fin dal Natale 1970 ed effettivamente ha sfondato in radio e tv. Del resto si è sempre comportato da inguaribile ottimista, convinto che comunicando si esce da ogni difficoltà. Tutto si supera con la comunicazione, anche la depressione, che gli ha rubato la madre, suicida quando lui aveva solo otto anni.
Sono stati gli incontri con due giovanissimi svantaggiati a riportarlo alla sua infanzia, ai ricordi dolci e a quelli dolorosi. Ad ispirarlo è stata Melanie, una sua piccola fan, malata terminale ad appena nove anni. È stato Luis, il ragazzino sieropositivo di Maputo, che non parla da quando la mamma si è impiccata per sfuggire ai miliziani, entrati nel villaggio per sterminare gli abitanti.
Il romanzo di ogni vita è unico e questo basta a renderlo importante. La storia di ognuno può dare agli altri la forza di vivere.
Incontrando i due bambini, Hape Kerkeling ha sentito che avevano qualcosa in comune e ha deciso di raccontare la sua storia, nella Germania della ripresa economica, gli anni di Willy Brandt.
È venuto alla luce in Vestfalia il 9 dicembre 1964, non voluto, nove anni dopo il fratello Josef. La mamma avrebbe preferito una tenera bambina bionda. I tempi erano un po’ così. Nella cameretta dei giochi c’era la foto della bisnonna sul letto di morte, con un rosario intrecciato tra le mani. La finestra dava sulla facciata severa e senza finestre di un palazzo grigio, alto undici metri.
Prima dell’età scolare, passava il tempo nella drogheria di nonna Anna, dove ardeva la fiamma della vita vera, altro che stare rinchiusi in un asilo a giocare al girotondo, mettere un cubo sull’altro e fare disegni.
E i fine settimana folli, in giro per l’Europa del Nord? La nonna, piede di piombo sull’acceleratore, portava marito e nipoti qua e là, dal Lussemburgo ad Anversa, in Danimarca e a Bruxelles, a vedere le palle dell’Atomium e la statua del Manneken Pis, il bambino sfacciato che fa la pipì davanti a tutti.
La vocazione televisiva risale a una punizione. La mamma lo aveva piazzato davanti al piccolo schermo. C’era un anziano dall’aria bonaria, che parlava fitto. Non capiva gran che, ma ogni tanto lo faceva sghignazzare. Era stato a quel punto che aveva deciso cosa avrebbe fatto: andare in tv a far ridere come quel vecchietto, che somigliava al nonno. Era il presidente della Repubblica Federale, nel suo discorso augurale di fine anno ai tedeschi. Pochi mesi dopo, la nonna glielo aveva ribadito dal letto di morte: sei il più intelligente della famiglia – detto da lei, tosta e decisa come un uomo – devi fare qualcosa di speciale nella tua vita, ricordatene e promettimelo. Avrebbe fatto il comico professionista. Promessa mantenuta.
Se All’aria aperta (Corbaccio, 2015) è nato come racconto della sua infanzia, con brio, autoironia e un po’ di distacco, è diventato la storia del tempo passato e perduto. Ma il bambino cicciottello della Ruhr è cresciuto, ce l’ha fatta.
Forse vi chiedete chi sia questo Hape Kerkeling, che cosa pensa oggi, cosa prova, che cosa vuole? La risposta è molto semplice, assicura in questa profonda e al tempo stesso leggera autocoscienza.
Io sono mio padre e mia madre, i miei nonni, mio fratello, le zie e gli zii, gli amici, i conoscenti e tute le persone che ho incontrato e che mi hanno reso quello che sono.
All'aria aperta: La mia infanzia e io
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