Almeno il pane, Fidel! Cuba quotidiana, il periodo speciale, il potere a Raùl
- Autore: Gordiano Lupi
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
“Almeno il pane, Fidel!” dieci anni dopo. Adesso che il leader maximo non c’è più, adesso che se ne è andato, come di solito se ne vanno i potenti della storia: fiumi di retorica e memoria corta, per scacciare le ombre del socialismo mancato.“Almeno il pane, Fidel! Cuba quotidiana, il periodo speciale, il potere a Raùl” di Gordiano Lupi (Historica Edizioni, 2016) riprende il discorso a partire dai fantasmi.
Fantasmi di libertà, fantasmi di comunismo reale, fantasmi del benessere a portata di tutti. Un anti-diario di viaggio (molta antropologia e zero immagini da cartolina) aggiornato al 2005, annus horribilis che decreta Gordiano Lupi persona non gradita al governo castrista e ai suoi emissari (sic!). Un esilio annunciato, data la natura scomoda dei suoi scritti cubani e la tendenza che ha a non mandarle a dire. Non per ciò, l’affresco di Cuba che trapela dalle pagine di questa seconda edizione del libro risulta livoroso. Quanto di meno scontato, cartolinesco e apologetico riuscite a immaginare, questo sì. Si parte proprio dal reportage fuori dal coro del 2005 (Il vero volto di Cuba) si approda a La Cuba di Raul Castro per dimostrare come la musica non è cambiata. Identica fame nera, identica illibertà, identici sogni di fuga, per un popolo disilluso e sfinito, costretto all’illegalità come pratica di sopravvivenza, da cinquant’anni pieni di regime dal pugno di ferro.
“Parlare di vita quotidiana a Cuba – scrive Lupi a introduzione del volume – vuol dire affrontare argomenti spesso trascurati, cose che vengono trattate con superficialità e approssimazione. Il ballo e la musica, il rum, la gioia di vivere, l’arte di arrangiarsi e inventare, la religione e i culti sentéros, la festa dei quindici anni e il matrimonio, le restrizioni del periodo speciale, la televisione e la stampa di regime, gli stipendi che non superano i dieci dollari al mese. Cercherò di raccontare tutto questo utilizzando un linguaggio colloquiale e diretto”.
Ci riesce. Senza pregiudizi ma anche senza paraocchi, con un saggio analitico dialettico (doloroso, crudo, poetico, affettuoso/impietoso) - transitando per politica, case, superstizione, machismo, prostituzione, giochi di strada - panoramiche in campo lungo di un (ex) bel Paese in ginocchio. Un Paese che ha smesso di sperare, sotto l’icona svilita di un Che Guevara che probabilmente non si aspettava finisse così.
Almeno il pane, Fidel! Cuba quotidiana, il periodo speciale, il potere a Raúl
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