Storia del cinema horror italiano
- Autore: Gordiano Lupi
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Il primo tassello di una Storia del cinema horror italiano che non ha pretese di completezza, ma punta a fare un po’ d’ordine in un panorama poco studiato. La scelta dell’autore è stata quella di ordinare la materia per regista, seguendo una cronologia che ci accompagnerà in un viaggio dal gotico fino alle nuove frontiere del cinema estremo, passando per splatter, esorcistici, cannibali e incubi argentiani. (Note di copertina del Volume I)
Premessa n. 1 - Sono refrattario a quella che in gergo si definisce “sospensione di incredulità”: a me case infestate, diavoli, zombi in libera uscita non solo fanno un baffo ma - nella stragrande maggioranza dei casi - mi annoiano alquanto.
Premessa n. 2 - C’era una volta in Italia il cinema di genere e c’erano registi capaci con due lire e altrettante idee di girare qualcosa di molto simile a un film (di cassetta). Potete ripassare i loro fantastici curricula vitae uno a uno dentro alla “Storia del cinema horror italiano” (Edizioni Il foglio, 2011), compilata con dovizia e passione cinefila da Gordiano Lupi. In totale sarebbero sei volumi (i primi due sono già in libreria), a compendiare le svariate sfumature del gore made in Italy (dal gotico al thriller, dagli splatter ai cannibal movie e agli esorcistici), per la salivazione pabloviana garantita dei seguaci occhi strabuzzati & ettolitri di sangue finto.
Corollario (a beneficio dei malpensanti) - Nonostante le possibili apparenze lo snobismo da critico engagé non mi appartiene. Penso che se i gialli improbabili alla Dario Argento possono contribuire alla causa di un’industria alla canna del gas per annosa accezione, ben vengano, perché in fondo è sempre e solo questione di gusti.
Svolgimento (per andare al sodo) - Il tomo primo di questo excursus sull’horror de noantri, omaggia “Il gotico”, e se la vede con gli epigoni, noti e meno noti, del filone (da Freda a Bava a Caiano a Margheriti), supportato da speculazioni, interviste e contributi vari di addetti alla paura. Nel tomo due tocca ai mostri sacri del gore ai tempi del thriller-splatter: i gemelli diversi Dario Argento e Lucio Fulci. Lupi si intrattiene sui capisaldi della loro filmografia (“Profondo Rosso”, “Suspiria”, “L’Aldilà”, “Sette note in nero”, ovviamente cito solo per i non adepti), e si sbilancia, non senza una punta di veleno:
“Dario Argento e Lucio Fulci per certi versi antitetici, per altri complementari. La loro opera - a dispetto di quanto sostengono molti critici che se non vedono mondine o partigiani stroncano i film - resterà nella storia del cinema italiano”.
Al cospetto di cotanta fede, mi astengo dal giudizio e spendo la carta della tirata conclusiva su questi due volumi: redatti ottimamente - pur se attraverso il focus della partigianeria - hanno il merito di costituire un’indagine più unica che rara su un genere comunque da storicizzare, che non contempla mezze misure di gradimento: o si ama o si odia. Forse anche per via di quella sospensione di incredulità da cui sono partito, che è un po’ come la dopamina nel cervello: chi ne ha tanta, chi invece poca. E l’entusiasmo, certo, ne risente.
Storia del cinema horror italiano. Da Mario Bava a Stefano Simone. Il gotico (Vol. 1)
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