Amatissima
- Autore: Toni Morrison
- Categoria: Narrativa Straniera
Questo è uno di quei casi in cui mi sento un poco in colpa nello scrivere una breve recensione. Mi sento in colpa perché quando leggi un romanzo di un’autrice pluri-premiata, che addirittura ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, e non ne rimani folgorata, ti chiedi se il tuo sia un caso isolato e temi di esprimere quindi la tua opinione.
Ora, non è che “Amatissima” mi abbia fatto orrore, certo però mi aspettavo qualcosa in più.
L’inizio della storia è un po’ ostico, dà quella sensazione di spaesamento che spesso porta ad abbandonare un libro ma, va detto, è funzionale al racconto. Siamo a cavallo della guerra civile americana e al 124 di Bluestone Road si respira una brutta aria. Al momento è abitato da tre donne di colore e due ragazzi che presto scapperanno, le tre generazioni di donne possono rappresentare l’evoluzione della storia della liberazione dei neri d’America dalla schiavitù: Baby Suggs, riscattata dal figlio, sua nuora Sethe, scappata dal Sud al Nord, liberatasi da sola e Denver, nata libera. Il 124 però non è abitato solo da loro, è abitato anche da uno spirito con cui le tre donne convivono e che abbandona la casa nel momento in cui Paul D, una vecchia conoscenza del passato, ne varca la soglia e decide di rimanervi. All’arrivo di Paul D ne fa seguito un altro, quello di Beloved, ragazza arrivata dal nulla e senza storia che lentamente si insinuerà nella vita del 124 dettandone il ritmo e i rapporti, fintanto che Denver non avrà il coraggio di costruire il suo proprio futuro.
Sullo sfondo la tragedia della schiavitù dei neri d’America, le condizioni disumane di vita alle quali milioni di loro sfuggirono andando verso il Nord, portando marchiati a fuoco sulla pelle e nell’animo le sevizie, le torture, l’abbruttimento a cui erano sottoposti nelle piantagioni del Sud. Un romanzo storico che racconta dei deboli: i neri d’America e, all’interno di questo gruppo, le donne. Donne a cui è negata la loro essenza di femminilità, a cui è negato essere madri, mogli, figlie; donne schiave due volte: dei bianchi e dell’amore materno che può spingere a commettere qualsiasi cosa.
Il racconto ha dei tratti vivissimi felici, altri estremamente articolati, di difficile comprensione, in cui non sempre si capisce quale sia l’io narrante e spesso, quando questo è femminile, è a tratti stucchevole: quello che in alcuni casi viene definito “bordo caldo per l’anima”. Certo le pagine in cui si racconta le condizioni di vita dei neri d’America sono estremamente forti ma quel loro carattere romanzato, tra detto e non detto, quasi lasciato intravedere e non messo in luce pienamente, anche per la costruzione temporale con cui il romanzo si dirama, nuoce un tema importantissimo e ancora da noi poco conosciuto in modo approfondito.
Amatissima
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Perfettamente d’accordo con te! Se avessi letto prima la recensione forse non lo avrei letto. Alla fine sono contenta di essere arrivata in fondo, ma me lo aspettavo diverso ...
QUesto di Toni Morrison è un romanzo storico non sullo schiavismo, ma dentro lo schiavismo.
Epoca: 1873-1879 gli anni dopo la Guerra di Secessione (1861-1865)
Città: Cincinnati (Ohio) –
Luoghi: Bluestone Road – Sweet Home -
Un romanzo sconvolgente, angosciante, dove la negritudine è rappresentata in tutte le sue turpitudini più abbiette.
Personaggi: Sethe, schiava orgogliosa, madre di tre figli: Howard e Buglar, 13 anni e Denver 10 anni. Baby Suggs, la nonna, madre di otto figli avuti da sei padri diversi. Beloved: la figlia, prima corpo, poi fantasma, poi di nuovo corpo, reincarnazione della bimba di due anni sgozzata da Sethe. Paul D, amante di Sethe, riappare dopo 18 anni di assenza, nella vita di Sethe Halle, marito di Sethe, ottavo e ultimo figlio di Baby Suggs, vive sei anni interi con Sethe. Mr. Garner e Mrs. Garner che vende il fratello di Paul D per pagare i debiti. Onka, il maestro di scuola, malvagio e crudele. Stamp Payd, l’unico umano, che aiuta i fuggiaschi neri. Sixo, il matto, con Patsy, 14 anni, la sua donna dei 45 chilometri.
Trama: Sethe, giovane negra analfabeta, taglia la gola alla figlioletta di due anni per risparmiarle una vita da schiava sotto il dominio dei bianchi. Accusata di infanticidio andrà in prigione, evitando l’impiccagione. Da quel momento vive nell’ incubo del fantasma della bambina, inquietante presenza nella casa, in cerca di vendetta. Sethe vive con l’altra figlia Denver quando entra in scena Paul D, uno dei suoi amanti, che fracassando mobili riesce temporaneamente a scacciare il fantasma. I figli Oward e Brugal testimoni del delitto, a 13 anni lasciano la casa, occupata da Beloved, reincarnazione della bimba uccisa. Sethe non sa che Hall, il marito, dal fienile sopraelevato ha visto la scena dell’omicidio e, disperato, si è dato alla macchia e al bere. Pur essendo liberata dalla schiavitù, Sethe non riesce a liberarsi dal rimorso che lentamente la divora nella sua interiorità.
Tematiche: maternità e schiavitù, rapporto madre e figlia, sensi di colpa, potere dei bianchi, inaffidabilità dell’uomo, tormenti psichici inflitti alle donne negre da un sistema inumano; l’abisso tra passato e presente può essere colmato soltanto ricorrendo alla responsabilità del ricordo; la malvagità espressa nelle frustate, nei linciaggi, nelle impiccagioni. Fusione di Beloved con la madre Sethe. Parallelo fra la soppressione della bimba e la schiavitù soppressa e riemergente come Beloved dalle acque del fiume. Contrapposizione fra l’Ohio libero e il Kentucky schiavista.
Simboli: il collo decapitato, gli strangolamenti, sono i simboli della separazione; i liquidi: latte, sangue, acqua, orina, inchiostro fatto dagli schiavi e usato su di loro, genealogia dello stupro, tramandato da padre in figlio. Beloved è il simbolo di tutti i negri anonimi affogati nell’Atlantico, che reclamano di non essere dimenticati. Confini: steccato, prigione di Sethe, fossa di Paul D, confine tra morte e vita di Beloved. Metafore: la schiavitù è lo spettro che ossessiona l’America. Presenza (Sethe) e assenza (Denver aspetta sempre il padre) Suoni: fruscio di una gonna, soffio del vento, suono del canto, mormorio della preghiera, la buona voce di Amy, ragazza bianca, incarna la sorellanza femminile che supera la differenza razziale. Colori: rosa, bianco, rosso, prediletti da nonna Baby Suggs. Aforismi: un uomo non è un uomo, solo un figlio è qualcuno.
Frase da ricordare: Meglio morire che essere schiave. Al mondo la sfortuna non esiste, esiste solo l’uomo bianco. Col tempo ogni traccia scompare e ciò che è dimenticato non sono solo le impronte ma anche l’acqua e quello che c’è in essa. Schiavismo: inventato dalla Spagna con asiento*. 1619: prima nave olandese approda in Virginia I padroni non pagavano tasse. 1865: col 13° emendamento Lincoln abolisce la schiavitù.
Conclusione: per capire il romanzo bisogna immedesimarsi nell’epoca dello schiavismo. Toni Morrison affonda la storia nella profondità della miseria umana estrema (le donne non hanno indumenti intimi, il loro latte e sangue scorre sui corpi nudi, i negri sono visti come animali, privi di dignità, rassegnati al loro destino di analfabeti privi di cultura e quindi di Storia, soggiogati dal padrone bianco che ha diritto di vita e di morte su di loro. Ma alla fine c’è il riscatto di Denver: conoscendo sé stessa impara a conoscere gli altri e a entrare nel mondo reale degli adulti. Nota: Già Diderot nel 1171 scriveva: Mai un uomo potrà essere proprietà di un sovrano, un bambino proprietà di un padre, una donna proprietà di un marito, un negro proprietà di un colono. *asiento: monopolio concesso alle compagnie mercantili per il commercio degli schiavi neri, congiuntamente alla esenzione delle tasse.