Andrea Camilleri. Guida alla lettura
- Autore: Federico Guastella
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Federico Guastella, autore di "Andrea Camilleri. Guida alla lettura", ci racconta qualcosa di più sulla sua opera di approfondimento sulla stile di Andrea Camilleri ripensando alle domande che gli sono state poste da un professore durante la presentazione del suo saggio.
Il prof. Domenico Pisana, in occasione della presentazione del mio saggio “Andrea Camilleri – Guida alla lettura”, Gruppo Editoriale Bonanno, 2015, che si è tenuta a Modica in un evento organizzato dal caffè letterario di cui egli è presidente, mi rivolse alcune domande.
- Tu hai al tuo attivo una vasta produzione poetica e saggistica. Ecco, come nasce questo tuo interesse per Camilleri, autore su cui tanto si è detto e con quale intenzione ti sei accostato a lui?
"Il primo libro che lessi di Camilleri fu “Il gioco della mosca” (Sellerio, Palermo, 2000), il cui titolo è desunto da un gioco tradizionale che i ragazzi, da maggio a settembre, praticavano in spiaggia. Rimasi affascinato dal suo radicamento tenace nel cosmo paesano sentito come osservatorio privilegiato. Lo scrittore di Porto Empedocle, fermando sul foglio determinati aneddoti, faceva luce, narrando, sul concetto di identità collettiva come consapevolezza di esistere in una fitta trama di luoghi e di fatti, dove le radici sono nelle parole che ci si scambia, nei riti e nei gesti che accomunano. Poi l’ho voluto seguire passo dopo passo, leggendone e recensendone le opere fino a costruire una monografia che si mantiene distante dalla tentazione d’una loro puntuale parafrasi.
L’intento è stato quello di dare al lettore la possibilità di costruirsi i suoi schemi e accostarsi piacevolmente alla lettura dei libri di Camilleri. Il mio saggio, dopo averlo introdotto sugli aspetti salienti della biografia dello scrittore, presenta delle schede critiche sulle singole opere. Nei romanzi su Montalbano seguo l’evoluzione della sua personalità: costui, pur vivendo in pieno sentimenti, passioni e motivazioni sociali, finisce per invecchiare fino ad assumere atteggiamenti di stanchezza e di nausea. Soprattutto ho voluto mettere in evidenza la versatilità creativa di Camilleri, guidando il lettore nelle sue tante sfaccettature quali: il divertimento letterario, la libertà indagatrice e inventiva, l’occultamento della verità e lo smascheramento dell’illecito. Camilleri ha inventività e progettualità, mostrando uno sguardo profondo sulla realtà, di cui Vigàta, paese siciliano dal nome inventato, è facilmente identificabile con Porto Empedocle e può essere visto come un preciso contesto antropologico generalizzabile nella provincia italiana o nel Gran teatro del mondo."
- Camilleri fino a tarda età era uno scrittore senza grande risonanza. Poi improvvisamente è diventato un vero e proprio “caso letterario”. Perché secondo te? Che cosa ha inciso in questa sua fortuna letteraria?
"Camilleri nel 1978 pubblicò il suo primo romanzo intitolato “Il corso delle cose”: un giallo di mafia, nello stile di Sciascia, dedicato al proprio padre. Egli allora aveva 53 anni ed era approdato alla scrittura con le sue ricchissime esperienze teatrali. Aveva finito di scrivere il libro nel 1968, ma non aveva trovato un editore disposto a pubblicarlo. Fu la riduzione televisiva in tre puntate a farlo conoscere e a consentirne la pubblicazione. La notorietà comincia perciò con la televisione e si svilupperà grazie ad essa anche se, ancor prima della “fiction” televisiva sul ciclo di Montalbano, egli era già stato apprezzato per due scritti: “Il filo di fumo” pubblicato la prima volta nel 1980 e “La strage dimenticata” edito nel 1984. Sono stati in particolare gli anni Novanta a dare allo scrittore un clamoroso successo di pubblico con opere storiche che riprendono la provincia siciliana di fine Ottocento. La svolta decisiva si ha nel 1994 con la pubblicazione del romanzo “La forma dell’acqua”.
Intanto iniziano le riprese filmiche e nel maggio del 1999 si ha la messa in onda dell’opera “Il ladro di merendine”.
Riguardo alle ascendenze culturali di Camilleri in primo luogo ci si deve riferire a Pirandello e a Verga, a De Roberto e a a Brancati, a Sciascia. Così egli, abbeverandosi alla loro fonte, ha colto la problematica del “doppio” nell’ottica del realismo e del risentimento sociale, il piacere del sesso e della ilarità, non risparmiandosi la battuta salace, la parlata da cortile e il motto di spirito plautino."
- Puoi darci qualche indicazione sulle conclusioni del tuo saggio?
"A spiccare è la personalità letteraria di Andrea Camilleri: un singolare scrittore con una sua personalissima lingua, junghianamente visto come un “razionalista sui generis” che riscopre il valore della dimensione onirica, l’incidenza dell’inconscio nel nostro agire, la suggestione della premonizione, nonché l’arcano della fatalità che sovrasta gli eventi ma che non esaurisce mai la responsabilità individuale delle scelte, dettate da una rigorosa visione etica della società."
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