Arrivano i Sister
- Autore: Patrick deWitt
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2012
I cowboy del Western americano hanno muscoli come roccia e modi spicci che vanno dritti al sodo. Charlie ed Eli Sister non rientrano nel prototipo (non del tutto). Lo sfondo scalcagnato, anti-olografico ai limiti della dissacrazione, dello spaghetti-western, si addice loro di più. Charlie ed Eli – il rissoso e il ponderante – sono i killer al soldo del Commodore, protagonisti del piacevolissimo “Arrivano i Sister” di Patrick deWitt (Neri Pozza, 2012), che ho recuperato sulla scorta della sua fresca riduzione cinematografica (“I fratelli Sisters”, di Jacques Audiard, 2018).
Anche se con pistole e fucili sanno decisamente farci, i Sister hanno tratti stazzonati e agire, a volte, maldestro. Hanno la pancia e un buon numero di irrisolti con cui fare i conti. Sono una coppia alla Spencer & Hill, soltanto più stratificata e cattiva; gli anti-eroici epigoni di una frontiera anti-eroica a sua volta: grasse battone, dentisti improvvisati, indiani male in arnese e sgherri troppo dediti alla bottiglia per sfoggiare una forma perfetta. L’agiografia a stelle e strisce, passa insomma per altre latitudini: il romanzo di Patrick deWitt procede piuttosto per frastagli antinomici: luci e ombre, epos e ironia, ferocia e poesia. Un western crepuscolare corroborato e trasceso nell’anti-epicità. La scrittura è felicissima. Felicemente ilare, oppure tagliente. Quando e se serve. Siamo dalle parti di Oregon City, cittadina alquanto tipica dell’Ovest americano di metà Ottocento. Il Commodore è noto come Commodore perché nessuno sa quale sia il suo nome. Di lui si sa che è ricco e che è potente e che dalla sua casa di lusso ammannisce istruzioni ai suoi infallibili sicari: Charlie ed Eli Sister, fratelli di sangue e imprese esecrabili, i più affidabili fra questi. La nuova missione che li riguarda, riguarda anche un tipo strambo nel ruolo di “preda”. Un cercatore d’oro di nome Hermann. Hermann Kermit Warm, per chiamarlo col suo nome e cognome. Anche lui ha poco a che spartire con lo stereotipo del cowboy che ti aspetti: alopecie, barbaccia rossa e ventre generoso per via del whisky che ingolla nei saloon di San Francisco. Quando non si impelaga in discorsi e letture di chimica e matematica, di cui è autarchico cultore. I fratelli Sister devono battere dunque le sue tracce e farlo fuori.
Warm ha derubato il boss in persona e certi affronti, persino nel Far West abilmente disincantato di deWitt si pagano con la vita. Non sarà una passeggiata: la strada per Sacramento - dove il cercatore pare abbia individuato la sua fonte - si rivelerà ben presto, per i Sister, alquanto disagevole. Di più: una sorta di itinerario odisseico-iniziatico, nel corso del quale i due transiteranno (non senza pericoli) da un’avventura all’altra, incrociando la polvere e la strada di personaggi tanto scombinati quanto indimenticabili. Climax e anti-climax risultano sorprendenti, apogeo di un romanzo che si legge come un western e si assapora appieno con la testa, per via delle sottotracce che veicola abilmente. Bellissimo.
Arrivano i Sister
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