Attacco all’Impero. Invasion saga di Andrea Frediani

Quante volte pensi all’Impero di Roma? A parte il tormentone un po’ stucchevole, la risposta alla domanda sarebbe: più che pensare all’Urbe antica mi piace leggere avventure ambientate in quei secoli, sulla base di studi attendibili. Prendete Invasion Saga, la trilogia bestseller di Andrea Frediani, che ha portato i lettori nel II secolo dopo Cristo. Il titolo di cui ci occupiamo è il secondo dei tre, Attacco all’Impero, disponibile in una comoda versione tascabile da questa estate, per i tipi della collana Gli Insuperabili Gold, della casa editrice capitolina Newton Compton (luglio 2023, 320 pagine).
L’edizione originale risale al 2021 e abbiamo già parlato su Sololibri del primo e anche del terzo e ultimo romanzo della saga, Traditori dell’impero, dall’aprile 2023 nella collana Nuova Narrativa Newton.
Anche il sessantenne Frediani è romano, divulgatore di storia tra i più noti in Italia, come tengono a far sapere dalla redazione del marchio della famiglia Avanzini, che lo ha sotto contratto e condivide i suoi successi.

Si può sfruttare il lavoro dei curatori editoriali, per un breve punto sulle vicende raccontate nella prima delle tre historical fiction, I tre cavalieri di Roma, apparso nel 2022 e proposto in edizione Gold l’anno dopo. Nel 165 d.C., l’esercito marcia alla conquista dell’impero dei Parti, in Medio Oriente. Durante il saccheggio della capitale Seleucia, tre ausiliari della cavalleria germana, Tito, Bendix e Magnus, sono guidati dal centurione Pescennio Nigro nei sotterranei del palazzo reale. Dalle profondità di quell’edificio si diffonde la terribile pestilenza che costringe i romani a ritirarsi. I tre giovani salvano tre sorelle armene, Taline, Lucine e Yeva e insieme a loro diventano testimoni scomodi di un’ampia cospirazione contro la prima diarchia imperiale, dei due figli fatti adottare dall’imperatore Adriano ad Antonio Pio per assicurare una successione alla gens Ulpia. Catturati dai Parti, i sei avviano una lunga e avventurosa anabasi per recuperare la libertà e tornare in territorio romano, ad avvertire i due Cesari, Marco Aurelio e Lucio Vero, del complotto ai loro danni.
Per avere la meglio su nemici, briganti, pirati e animali feroci, devono dare il meglio di ciascuno e del gruppo che hanno formato, stabilendo tra loro relazioni romanzesche.

Quattro anni dopo, ritroviamo i tre guerrieri germani delle Legioni, i due imperatori sul trono di Roma e un morbo terribile che incombe dai confini del grande territorio dominato dai sette colli.
Il brillante e lucido Tito, letteralmente cotto dalla passione morbosa per Taline, sensuale e libera quanto indipendente, viene dalla terra dei Sugambri, un popolo stanziato a destra del fiume Reno. Fedele ai due imperatori in un periodo di trame politiche e congiure che coinvolgono le tre coppie, nutre una grande considerazione per l’Impero, per cui ha militato come ausiliario. Lo considera un argine alla barbarie e al degrado: Roma ha sollevato la sua gente gallica da una vita selvaggia e disagevole.

Da quasi due secoli i germani non contrastano i Romani. La tribù dei tre amici sugambri, in particolare, non ha motivi di dissidio dall’epoca di Giulio Cesare. Sebbene arruolati nella Cohors I Sugambrorum veterana equitata quingenaria e pur condividendo la vita e i rischi dei soldati dell’Urbe, gli ausiliari non hanno però il diritto di pronunciare la formula cives romanus sum. I compagni d’arme della fanteria pesante li guardano dall’alto in basso, per quanto ciascuno di loro tre avesse parecchio sangue romano nel proprio albero genealogico. Le unioni tra soldati delle guarnigioni di confine sul Reno e donne del luogo, oppure tra donne delle colonie romane e ausiliari germanici, hanno generato figli e figlie di sangue misto, cui tuttavia non vengono accordati i privilegi della cittadinanza romana.

Ora, tutto questo gli sembra far parte di un’altra vita, quella vissuta prima di finire prigioniero dei Parti, per colpa di un pericoloso congiurato, Avidio Cassio, bravo generale ma uomo dall’ambizione sconfinata.
Tito considera fratelli il gigante Magnus, che fa coppia con Lucine e il coraggioso Bendix. Non a caso, i tre sono vicini a tre sorelle. Sono cresciuti insieme e si sono stretti gli uni agli altri in modo indissolubile, non esitano a sacrificarsi per il bene comune e questo ha consentito loro di cavarsela in situazioni disperate, nei quattro anni trascorsi nel Regno partico. Anche quando hanno rimesso piede in una provincia romana, nessuno si è mai dato per vinto, né si è tirato indietro di fronte alle sfide o ha pensato solo a sé stesso.
A questo punto, sono costretti subito alla prova da due avversità, che sconvolgono l’Impero, la persecuzione contro i cristiani e la peste. In avvio del romanzo sono in Siria, a Cesarea Marittima e verificano i pericoli ai quali sono esposti i convertiti alla religione del palestinese. Fin troppo arrendevoli, perché forti nella loro fede, accettano perfino il martirio. I soldati di Roma arrestano i cristiani come nemici dello Stato, la popolazione pagana li accusa di tutto: di uccidere i bambini, cibarsene, praticare l’incesto, avere provocato la pestilenza e diffonderla.
Per sfuggire alle guardie e alla folla, sembra meno pericoloso salire sul carro che trasporta i cadaveri degli appestati e allontanarsi indisturbati: l’orrore e la paura tengono a distanza i facinorosi. Le sorelle armene sono del resto a contatto con la peste fin dall’inizio della saga e ne sono rimaste indenni.

Grande narratore di battaglie, Frediani è anche efficace nel tratteggiare il terrore fobico per il contagio. Tuttavia, la preoccupazione più pressante per il sestetto è ostacolare con ogni forza il complotto che minaccia gli imperatori L’assassinio di uno dei due provocherebbe solo confusione e insieme alla pestilenza decreterebbe la fine di Roma.