Il gladiatore
- Autore: Andrea Frediani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2024
Lo Spartaco prima di Spartaco. Un popolo di schiavi ribelli in lotta per la libertà, in Sicilia, quasi ventidue secoli fa. Nuovissimo, ancora fresco di stampa, sarà un ennesimo bestseller il romanzo storico Il gladiatore (novembre 2024, 352 pagine), recentissimo ultimo nato tra gli ottimi precedenti di Andrea Frediani, nella collana Nuova Narrativa della casa editrice romana Newton Compton.
Al centro del racconto avventuroso, ambientato nel II secolo avanti Cristo, una remota guerra servile, come la chiamavano i latini. Una rivolta di stranieri soggiogati dai Roma, guidata dai più forti tra loro, che spargevano il sangue nelle arene per divertire le folle. Il pensiero corre all’epica sollevazione tra il 73 e il 71 a.C., che ha eternato la fama di Spartacus il Trace, disertore delle truppe ausiliarie e gladiatore nel ludus di Capua. Lo stesso autore romano riconosce d’essersi imbattuto con sorpresa in una ribellione di schiavi già all’epoca dei Gracchi, nell’Ennese, Trinacria centrale. Nell’approfondirla dice di avere scoperto un personaggio davvero interessante in Euno, sedicente re e veggente, e d’essersi domandato perché fosse rimasta pressoché sconosciuta, sebbene gli schiavi siciliani avessero tenuto la Repubblica in scacco per anni, sconfiggendo anche loro gli eserciti di Roma e finendo per soccombere solo a un console spietato. Rupilio ebbe la meglio realizzando sessantacinque anni prima quello che Crasso avrebbe compiuto in Lucania: stroncare la rivolta con le armi e con una strage finale.
La risposta è semplice: Spartaco è entrato nella storia esaltato dagli spartachisti di Rosa Luxenburg e Karl Liebknecht, rivoluzionari sconfitti nella prima Germania post bellica del ’900. Poi celebrato in un romanzo di Howard nei primi anni ’50, rilanciato da un celebre film di Kubrick (lo interpretava Kirk Douglas). Infine, collocato stabilmente nell’immaginario collettivo da altri libri, serie tv, documentari e programmi.
Anche il siriaco Euno meritava d’essere raccontato però, con il suo consigliere Acheo, i principali subalterni Erma il reziario e Cleone il trace. Di loro ha parlato il cronista del I secolo a.C. Diodoro Siculo. E poi quelli che li hanno seguiti nella “folle impresa” e l’oplomaco traditore Serapione, l’aristocratica Melina, Cloe la meretrice, il centurione Gaio Bebio, il tribuno Tiberio Gracco e “quel demone” di Publio Rupilio.
Sono i nomi citati nel prologo di questo romanzo da un ormai vecchio Acheo, nel 76, a un gladiatore trace che lo interroga su quella rivolta. I romani vincitori lo stanno obbligando a una specie di giro di propaganda per le scuole gladiatorie della penisola italica, in cambio della libertà dopo mezzo secolo di prigioni. Pur di morire da uomo libero e con dignità, si lascia usare come uno strumento da chi ha massacrato i suoi amici, i suoi affetti, i compagni con cui aveva condiviso un’avventura straordinaria. È sicuro che le loro gesta verranno tacitate, perché macchiano il momento di maggior gloria di Roma, e sa che lo hanno liberato per mostrare al mondo d’avere asservito anche lui, l’ultimo dei ribelli. È però consapevole che non ci può essere dignità senza una rivincita.
Sempre Siculo accenna anche alla figlia di Damofilo, risparmiata benché i rivoltosi uccidano anche i lattanti e restituita ai parenti, perché aveva trattato gli schiavi umanamente. Andrea Frediani le attribuisce un nome di fantasia, Melina, come immaginaria è Cloe, ma tutti gli altri sono citati da Diodoro, mentre le vicende riportate sui fratelli Gracchi derivano per lo più dai resoconti di Appiano e Plutarco.
Si è già detto che il contesto storico della guerra servile s’inserisce in uno dei momenti più trionfali della storia di Roma, il dominio del bacino Mediterraneo a partire dal fondamentale 146 a.C., che vide la caduta di Corinto e Cartagine e l’estinzione della rivalità punica fino alla resa di Numanzia nel 133. Seguiranno le guerre civili che portarono al principato.
Tante zone d’ombra, squilibri sociali devastanti e la rivolta siciliana è lo specchio.
Lo scrittore romano ritiene di poter dire che nella storia è sempre così: grandi conquiste portano vantaggi, ma provocano grandi scompensi: alle luci si sommano le ombre. Per quattro anni, dal 136 al 132 a.C., la rivolta divampata a Enna occupò una vasta area della Sicilia centro orientale, tra stragi spietate, prima operate dai ribelli infine ai loro danni, con la rivalsa di Roma.
Azione, un po’ di sesso, tanto sangue - parecchio davvero - valori e sentimenti (amore, lealtà, fierezza, anche rancore, invidia e tradimento) sono la ricetta di una grande penna, ispirata e come di consueto attenta a interessare i lettori: Andrea Frediani è sempre più in palla, sicuro di sé e affidabile, garantisce storia e avventura.
Dalla Macedonia alla Grecia, da Cartagine alla Spagna e alla Sicilia, vengono innanzitutto presentati i protagonisti, uno a uno, e le due primedonne. Romani e non. Rupilio e Bebio, che rischiano e combattono. I futuri schiavi di Roma lottano contro gli invasori e soccombono, pur senza perdere la vita, sostituita da una non vita nelle mani dei conquistatori, come servi, serve, alla meglio gladiatori, ma non cambia.
Il racconto delle atrocità fulmina i lettori. Presa Corinto, un intero contubernium di soldati romani si lascia andare ad atti che di militare hanno poco: uno tiene ferma una donna e l’altro le monta sopra. Un terzo aggioga un cavallo a un carretto mentre un quarto carica il bottino. Un altro ancora insegue un ragazzo che cerca la fuga. Il sesto solleva un vecchio con un braccio e col gladio impugnato nell’altro lo inchioda al portone. Un settimo, una recluta non abituata a quelle atrocità, è accovacciato a rigettare. L’ultimo si affaccia da una finestra del piano dove sta razziando.
Meglio di così, è difficile.
Il gladiatore
Amazon.it: 6,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il gladiatore
Lascia il tuo commento