Barnabo delle montagne
- Autore: Dino Buzzati
- Categoria: Narrativa Italiana
Barnabo è un giovane guardiaboschi. Con il fucile sempre a tracolla, ma senza sparare un colpo, percorre quotidianamente i sentieri della valle delle Grave per difendere il territorio dai banditi. Nelle ore di svago, mentre i compagni fanno festa e cercano le ragazze, lui guarda assorto le cime degli alberi oltre i muri delle case, perché il suo modo di festeggiare la vita è nella contemplazione, fare del proprio sguardo un Tempio, in cui la Realtà sovrastandoci assume la forma dell’attesa e diventa sacra. Un giorno il capo delle guardie viene ucciso. In seguito i banditi assaltano la polveriera in montagna e rubano le munizioni ammassate in quel rifugio assurdamente celato tra le rocce. Barnabo, che tornava da un’inutile caccia agli assassini, assiste da lontano all’assalto senza intervenire. Ha avuto paura e verrà cacciato dal corpo. Dovrà rassegnarsi a partire e cercarsi un nuovo lavoro in pianura, nella fattoria di un cugino, vegliato dalla fedele cornacchia a cui aveva salvato la vita. Passano gli anni, ma Barnabo è rimasto lo stesso e, pur confinato tra i campi, continua a guardare da lontano le sue montagne. Un giorno la sua cornacchia, presentendo la fine, stacca la sua ombra da Barnabo, si libra nel cielo e con un grido straziato, umano come la paura, sembra indicare la strada del ritorno e il punto originario dove la Morte combacia con la vita e la completa. Poco dopo anche Barnabo riparte e torna nella val di Grave non più come guardiaboschi ma semplice custode solitario di una casa abbandonata. I vecchi compagni gli lasciano credere beffardamente che nell’anniversario dell’assalto i banditi torneranno alla Polveriera e tutti i guardiaboschi si riuniranno per fare vendetta, ma Barnabo ancora una volta resta solo nell’attesa e da solo si apposta l’indomani tra le rupi con il fucile puntato. Quando finalmente arrivano, egli non vede i nemici, ma la creaturalità inerme di un vecchio lacero e dei suoi compagni al cospetto della polveriera ormai vuota. Potrebbe uccidere e vendicarsi e invece poco dopo lo vediamo per il sentiero appagato e assorto, con il fucile carico a tracolla che ancora una volta non ha sparato, riprendere la strada di casa, riconciliato con il mondo umano e naturale.
In questo misconosciuto romanzo d’esordio, Buzzati condensa il nucleo atomico del suo immaginario che ispirerà l’opera successiva e cionondimeno il romanzo brilla come una stella solitaria, di luce propria. Seguendo con lo sguardo il volo delle cornacchie che attraversano quel varco di cielo e di crode che è tutto il suo mondo, Barnabo si chiede: "Chissà se la cornacchia non sia morta e non si trovi ancora da queste parti". Dunque la vita è un tornare, incessante, all’unico luogo che ci è dato, dove possiamo stare. È tutto, forse, in un paradosso: la coscienza resta ferma, mentre la Morte avanza. È in questo varco, nell’attesa, che la vita si manifesta, un paese mai finito in cui le cose succedono.
Barnabo delle montagne
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