Sessanta racconti
- Autore: Dino Buzzati
- Genere: Raccolte di racconti
Vincitore del Premio Strega 1958
In questo libro, che possiamo considerare la summa dello scrittore Buzzati, sono presenti tutti gli aspetti più pregnanti della sua narrativa: la fantasia mischia grottesco, introspezione, paura dell’ignoto, doppiezza umana, religione, attualità; il tutto visto dal punto di vista di un uomo che considera la morte come ultima meta, come coperta che si poserà alla fine su tutte le nostre piccole beghe quotidiane. È un libro molto gradevole da leggere e che a volte rapisce un sorriso, ma in cambio di un riscatto pesante, ovverosia la consapevolezza che il nostro viaggio spesso è troppo veloce (“Il direttissimo”), e non ci permette di fermarci alle varie stazioni o di godere di un incontro, sempre spinti dalla paura di perdere il treno.
La metafora del viaggio ritorna spesso in questi racconti (“I sette messaggeri”, o “Il direttissimo” stesso) senza mai tacere su bassezze e paure umane, anche se a volte la descrizione degli eccessi può arrivare a racconti come “Non aspettavano altro” in cui fanno la loro comparsa anche violenza e sangue.
Interessante, in questo mondo di Buzzati, il ruolo della religione, vista nelle sue componenti più umane, come ne “La fine del mondo”, dove, di fronte a una mano che scende dal cielo e annuncia la catastrofe, anche un prete dimentica ogni promessa clericale per abbandonarsi alla paura che ha afferrato tutti gli altri.
Oppure, ne “Il disco si posò”, la religione viene sviscerata nelle componenti più ambigue: un disco volante atterra sul tetto della canonica e interroga il sacerdote del luogo; costui spiega loro che Dio è sceso dal cielo per salvare gli uomini che alla fine lo hanno ucciso; e i marziani se ne vanno delusi, senza sprecare commenti su creature che si comportano in un modo così assurdo.
Ne “Il cane che ha visto Dio”, invece, la storia si incentra su un paese che abbandona bestemmie, imbrogli e vita dissipata perché crede che Dio possa osservare ogni abitante attraverso gli occhi di un cane randagio: la religione come deterrente, che però mostrerà la propria insussistenza nel finale.
Infine, in “Racconto di Natale”, religione e divinità sono visti quasi come termini indipendenti l’uno dall’altro: il sacerdote cerca un Dio che gli sfugge da sotto il naso è più tragico che comico.
In conclusione, sebbene certi racconti sembrino scritti con intenti umoristici, in realtà non sono mai scevri da un pessimismo di fondo; solitudine e finitezza umana vengono però così ben amalgamati alle singole storie, tanto che arrivati al sessantesimo racconto ci si chiede: “Già finiti?”
Sessanta racconti
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Dino Buzzati è uno dei pilastri della letteratura italiana del Novecento: autore di quel capolavoro che è "Il deserto dei Tartari", ogni suo libro è un diamante puro.
Ritengo che nel racconto abbia raggiunto la sua dimensione più vera rendendolo partecipe di quella corrente sottovalutata che è il realismo magico.Si dice che la letteratura italiana non conosca il fantastico, ma non è così. La realtà può essere più incredibile della fantasia e non dobbiamo dimenticare unaltro aspetto: questi racconti sono un laboratorio di scrittura. L’autore prende uno spunto qualsiasi dalla quotidianità e lo rende surreale. E i dialoghi! Un capolavoro di brillantezza.
Per questi motivi lo ritengo un autore da inserire OBBLIGATORIAMENTE nel curriculum scolastico.