Le notti difficili
- Autore: Dino Buzzati
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
Non esiste una foto in bianco e nero di Dino Buzzati nella quale non traspare il suo essere elegante, raffinato, un intellettuale come pochi, uno dei nostri grandi geni minori. Uno scrittore, giornalista e uomo defilato, depoliticizzato in un periodo storico importante dal dopoguerra ai primi anni della contestazione, autore simbolo del realismo magico o stregato, che in “Le notti difficili” descrive magistralmente il mondo fiabesco, l’attesa, l’atmosfera sospesa, e il senso di inquietudine della intera esistenza dell’uomo. La sua prosa lineare, naturale, facile, gli comportò aspre critiche letterarie perché non era un linguista e scriveva come un giornalista.
Dino Buzzati si formò al Corriere della Sera dove lavorò come cronista e caporedattore, e mai amò essere definito uno scrittore. “Le notti difficili” è il suo ultimo lavoro, la sua opera finale del 1971, anno nel quale la malattia lo aveva piegato ma non vinto.
Elzeviri, racconti, cronaca, ricordi apparsi sul Corriere, il suo giornale. Racconti amari come Il Babau, un grosso tapiro dall’aspetto orribile ma mansueto, come l’uomo nero per impaurire i bambini, che tormenterà un adulto, l’ingegnere Roberto Paudi, al racconto Lo scoglio, un lungo colloquio con la morte. Leggenda voleva che un vecchio signore nell’isola di Lipari si fosse trasformato in uno scoglio. Impazzito di dolore per la perdita del figlio in mare, invocava e gridava ogni giorno alle onde che si frangevano a riva. Una mattina la gente del posto vide la presenza di uno scoglio improvvisamente emerso dal mare. Aveva le sembianze del povero vecchio, pietrificato, che invocava il figlio.
“Addossato a una drammatica muraglia, per cui facilmente può sfuggire, lo scoglio non era alto più di una quindicina di metri. La forma era tozza e tondeggiante senza aculei o spine. Il sole illuminandola quasi a picco, le ombre disegnavano un volto lontanamente umano, la faccia di un corrucciato despota che si disfaceva nella morte. Dalle due presunte cavità orbitali scendevano, ormai cristallizzati, abbietti scoli di colore purpureo. E alla base, là dove le tenere onde, urtando, segnavano una minima striscia di schiuma, si apriva una minuscola caverna. Quando si fu molto vicini si udì nel pertugio nero, il rigurgito dell’onda, che dava suono di singhiozzo”.
Nella Lettera d’amore un innamorato pone su carta tutta la passione verso la sua anima gemella. Sono un uomo e una donna che vivono lontani e che si accettano per come sono, dalle qualità ai difetti di ognuno. Lui le scrive della loro vita futura e del forte desiderio che ha di lei, il cui solo pensiero lo sconvolge anche quando è al lavoro. L’amore è tutto questo sentire, sentimenti di gioia e di possesso ma, sottolinea Dino Buzzati, tra uomo e donna solo uno dei due è innamorato, l’altro, o l’altra, accetta o subisce. Lui è bonario, allegrone, lei piena di scrupoli, altezzosa. L’una abituata alla grande città, l’altro alla campagna e ai suoi vigneti. L’uno tifoso del calcio della domenica da guardare in TV, l’altra vorrebbe trascorrere la serata al cinema. Ed è così che nella lettera piena di ardore la invita a prendere subito un aereo per raggiungerlo, perché non vede l’ora di essere di nuovo insieme nell’infelicità. Ironia, fantasia, illusioni, solitudine, tanti i temi che Dino Buzzati affronta in questo suo ultimo bellissimo libro, scritto con accanto la presenza della morte, mentre fuori tutto scorreva nella frenesia di una grande città, mantenendo la sua fervida lucidità e la sua altera intelligenza.
Le notti difficili
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