Brigata Avellino. La valanga che sale
- Autore: Giuseppe (Bepi) Magrin
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
“Tenace nella resistenza, travolgente nell’assalto, impetuosa e accanita nel contrattacco”.
Nelle aggettivazioni scelte per definire le qualità di una unità di fanteria della prima guerra mondiale si ritrovano l’enfasi, la retorica, il linguaggio che cento anni fa accompagnavano i resoconti di fatti bellici. È apparso a venti anni dalla prima guerra mondiale ed oggi è un esempio del modo di scrivere un libro, riproposto anastaticamente dalla casa editrice Il Prato, di Saonara (PD), nella introvabile esatta versione del 1938. Il volume, pubblicato nel febbraio 2017 col titolo “Brigata Avellino. La valanga che sale” (pp. 142, euro 30,00), è il primo della collana Tracce di guerra alpina, a cura di Giuseppe (Bepi) Magrin.
A un secolo dagli eventi, è la riproduzione “fotografica” del volume originale, con i grandi caratteri e il grassetto cari agli editori dell’epoca, perfino con le macchie e le sbavature tipografiche impresse sulla copia duplicata. Era un lavoro storico fortemente voluto dal generale Filiberto di Savoia, per
“eternare le gloriose gesta compiute durante la Grande Guerra dai due Reggimenti Avellino”.
La stesura dello scritto venne affidata al colonnello D’Avanzo, la stampa alla casa editrice Apollonio, l’anno di edizione è il 1938, il titolo “La Brigata Avellino nella Grande Guerra”.
Ogni pagina del volume attuale è l’immagine di quelle di quel libro, mai riedito. In appendice alla produzione de Il Prato sono stati aggiunti dal curatore numerosi documenti reggimentali, stralci di diari di alcuni protagonisti, fotografie in bianconero e cartine con le direttrici d’attacco, i fiumi e i rilievi efficacemente evidenziati a colori.
La Brigata Avellino venne costituita nel 1916, su due Reggimenti (231° e 232°) di tre battaglioni ciascuno, direttamente nella pianura veneta, con elementi provenienti in gran parte da distretti meridionali. Il colonnello brigadiere, Antonio Cascino, proveniva dall’artiglieria. Gli ufficiali da reparti di prima linea, tutti veterani quindi.
Infuriava l’offensiva austroungarica dal saliente trentino e il Comando supremo italiano si determinò ad affrontarla spostando forze rilevanti dal fronte giulio-carsico e costituendo nuove unità. L’esaurimento della spinta nemica consentì però di preservare la brigata neonata, che non venne impegnata nei turni di trincea, ma destinata alle grandi azioni d’attacco, Bainsizza, Piave e Vittorio Veneto comprese. I suoi reparti, impiegati come formazioni d’assalto, guadagnarono alla Brigata la massima onorificenza militare: la Medaglia d’Oro alla bandiera.
La Avellino si distinse negli sbalzi offensivi condotti con successo. Ad agosto del 1916 investì il campo trincerato di Gorizia, prima ed unica città strappata all’impero austroungarico fino all’ingresso in Trento e Trieste l’ultimo giorno di guerra. Collaborò alla presa del Vodice nel maggio 1917 e soprattutto all’attacco al fatidico Monte Santo, due mesi dopo.
L’azione ebbe la sorte contro, sulle prime, come accadeva spesso. Una insolita piena dell’Isonzo, per gli acquazzoni estivi, impedì il traghettamento dei reparti Zagomila, l’unica zona non esposta alla vista degli osservatori nemici. Alle prime luci del giorno, due battaglioni del 232° dovettero sfilare lungo una passerella pensile, battuta da una massa imponente di cannoni nemici. Il ponte precario non venne colpito, ma danneggiato da schegge e scosso da gigantesche colonne di acqua sollevate dalle esplosioni nel fiume. Nonostante le perdite, l’attraversamento continuò coraggiosamente.
Intanto, in un’azione di copertura e collaborazione col reggimento gemello, i reparti del 231° a ovest di Zagora trovarono i reticolati “sufficientemente” aperti dalle nostre artiglierie, ma il nemico reagì con il fuoco micidiale di numerose mitragliatrici. L’irruzione coordinata contro difficili posizioni a strapiombo sull’Isonzo riuscì a caro prezzo a conquistare i fortini di Zagomila.
Dopo la battaglia di Bainsizza venne la pagina infausta di Caporetto. Il contributo alla ritirata sul Piave e alla difesa del fiume anche nel giugno 1918 segnarono una partecipazione sempre nel vivo dei combattimenti.
Importante il contributo delle unità in occasione della battaglia finale vittoriosa di Vittorio Veneto. Dopo il passaggio del Piave, la sera del 31 ottobre 1918 la Brigata Avellino raggiunse il corso della Livenza, schierandosi nei pressi di Motta, per favorire l’attraversamento della 3a Armata.
“Chiamata ad agire durante la fase conclusiva della battaglia in un settore destinalo a cadere per manovra, avendovi trovato il nemico disposto ancora a tenace resistenza, riusciva a superarla anche questa volta, con perdite sensibili (25 ufficiali e 533 uomini di truppa), ultimo contributo di sangue eroico e generoso”.
Raggiunse poi il Tagliamento, ripristinò il ponte di Madrisio e passò sulla sinistra del fiume, senza incontrare altre resistenze.
Alle 15 del 4 novembre 1918, la Avellino apprese dell’armistizio e della vittoria.
Brigata Avellino. La valanga che sale (rist. anastatica 1938)
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