

Buffalo Bill
- Autore: Pier Luigi Gaspa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Imprimatur
- Anno di pubblicazione: 2016
William F. Cody, in arte Buffalo Bill. Con quel cappellaccio a larghe tese, i capelli mossi, lunghi dietro la nuca, i baffoni a manubrio e il pizzo biondo-grigio, resta la vera icona del lontano West per tante generazioni pre-televisive. In Italia lo hanno chiamato Bufalo, con una sola "f", nei giornaletti dell’Intrepido e durante il fascismo inventarono di sana pianta improbabili origini italiane, per aggirare la censura mussoliniana nei confronti dei prodotti d’importazione. È stato la quintessenza del western, l’incarnazione delle “americanate”. Ma chi era davvero? Doveva arrivare dalla provincia di Pistoia un appassionato di fumetti come Pier Luigi Gaspa, biologo, saggista, fumettologo, per tirare fuori questo personaggio dalle strisce e collocarlo nella storia, la sua storia, attraverso il libro “Buffalo Bill. L’uomo, la leggenda, il West”, edito a dicembre 2016 da Imprimatur (Reggio Emilia, pp. 226, euro 15,00).
Cody e Buffalo: realtà e fantasia insieme. William Friederick Cody è l’uomo. Buffalo Bill il mito.
Nacque a Le Claire, Stato dell’Iowa, nel 1846, quarto di otto figli di Isaac Cody e Mary Anne Leacock. La morte del fratello maggiore e poi quella del padre gli accollarono il peso della famiglia ad appena undici anni. E cosa fa quel ragazzetto? Mette a frutto la sua dimestichezza con i cavalli, facendosi assumere come staffetta da una compagnia di trasporti del Kansas, nel 1857. Il suo compito è correre lungo le piste a portare i messaggi che si scambiavano le frequenti carovane e i gruppi di cowboy che trasferiscono mandrie. Gente rozza, dai modi spicciativi e violenti, tra i quali occorre diventare uomo all’istante. Per non dire degli indiani, che più che romantici nativi scacciati dalle loro terre gli si mostrarono come ladri di cavalli e di bestiame. Fin da ragazzino, fu celebrato dalla stampa come il più giovane uccisore di pellirosse.
Più pericolosi degli indiani dovevano essere i Mormoni, tutt’altro che pacifici in quegli anni, tanto che il piccolo William non se la passò affatto bene in un attacco di quei fanatici integralisti a un convoglio che trasportata armi e rifornimenti per l’esercito.
L’evoluzione del lavoro come staffetta fu presto il servizio di Pony Express, in pratica il trasporto della posta a cavallo, che cominciò a svolgere per una compagnia californiana e che sempre da giovanissimo gli offrì il mestiere che lo rese poi famoso in tutto il mondo.
Sarà poi soldato con i nordisti, sposo nel 1866, epico cacciatore di bisonti e sempre protagonista di imprese straordinarie, non si sa quanto vere e quanto esagerate. Nelle praterie, gli viene appioppato il nome Buffalo Bill, che lo renderà celebre nel mondo e lo farà entrare nella leggenda. Circolavano delle strofette:
“Buffalo Bill non ha mai sbagliato un colpo e mai lo farà”
Dopo una parentesi da guida civile per l’esercito – altro capitolo che alimentò la sua leggenda di tiratore infallibile e scout straordinario – ecco la trasformazione in impresario, con l’allestimento del Wild West Show (lo spettacolo del selvaggio West). Molto fece l’attenta selezione degli artisti, ma tutto si dovette alla provvidenziale collaborazione con un giornalista e scrittore, che si firmava Ned Buntline e che trasformò William Cody nel protagonista delle più diffuse dime novels, le pubblicazioni popolari a basso prezzo che ospitavano i romanzi a puntate. In pratica, la versione a stelle e strisce dei romanzi d’appendice di Dumas e Salgari. Contenuti non certo letterari, per lettori appena in grado di leggere storie estremamente semplici e senza pretese narrative, ma che esaltavano eroi melodrammatici da autentica epopea. E quando questa si diffonde tra milioni di lettori - l’America era già un grande Paese - è chiaro che i protagonisti più apprezzati diventano monumentali.
Cody sfuma quindi in Buffalo Bill, che le tournée renderanno notissimo ovunque, itinerando anche in Europa.
Pur odiando gli indiani, tanto che dopo l’eccidio di Custer non si darà pace per la rabbia, il massacro di Litte Big Horn sarà una delle attrazioni spettacolari, consentendo al mitico uomo del West di vendicare “il prode generale” ai danni di gruppi di autentici indiani, tra i quali diversi capi tribù storici, Capo Giuseppe, Geronimo Toro Seduto, un po’ scritturati e un po’ costretti a interpretare se stessi.
Già, gli indiani. Nella elaborazione di Pier Luigi Gaspa si ricorda la sorte delle vere vittime della conquista del West: i nativi americani. Sergio Leone e gli Spaghetti Western da lui derivati hanno di fatto ignorato la presenza dei pellirosse, cancellandoli dai film e sostituendoli con messicani e pistoleros di lingua ispanica. Ma il western internazionale e Buffalo Bill hanno battuto le piste indiane e gli indiani stessi. Uno sterminio segnato fin dal primo sbarco degli europei nelle Americhe, avviato con l’arrivo dei “conquistadores” spagnoli in Messico e Perù e terminato a Wounded Knee.
Cody è scomparso nel 1917, ma la sua leggenda non è mai morta.

Buffalo Bill. L'uomo, la leggenda, il West
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