Frankenstein. Il mito tra scienza e immaginario
- Autore: Marco Ciardi Pier Luigi Gaspa
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2018
Sono giorni bui e tempestosi. È maggio ma un clima impietoso imperversa sull’Europa. Il 1816 si appresta a passare alla storia come l’anno senza estate. Confinati nei lussuosi ambienti di Villa Deodati (Ginevra) quattro giovani inglesi passano il loro tempo a raccontarsi storie di fantasmi. Si tratta dei coniugi Percy e Mary Shelley, e di Claire Clairmont con il suo amante Byron: sarà quest’ultimo che proporrà di cimentarsi ciascuno nella stesura di un racconto del terrore. Sollecitata dall’eco di insistite conversazione sul galvanismo e dal ricordo del “Paradiso perduto” di Milton, Mary Shelley imbastisce la storia di uno scienziato capace di infondere la vita assemblando brandelli di materia organica. Victor Frankenstein è il nome di questo scienziato: la leggenda del romanzo e della creatura maledetta di cui narra nascono più o meno in questo modo.
“Frankenstein” diventa il primo racconto della storia incentrato su uno zombie. Uno zombie ante litteram. il più longevo di tutti. Un mito meta-letterario. Duecento anni compiuti lo scorso gennaio. Un caso letterario. Il racconto gotico per antonomasia. I significati trasversali di cui è portatore travalicano i confini dell’opera di genere. Trascesa in valenze aggiunte richiamantisi alla biologia, all’eugenetica, all’alchimia, al filo rosso sotteso alla coppia opposizionale amore-morte prima di Freud. A un po’ di altre cose annoverabili tra scienza e fantastico popolare. Parafrasando il sottotitolo di “Frankenstein” di Marco Ciardi e Pier Luigi Gaspa (Carocci, 2018), si tratta di un “mito tra scienza e immaginario”. I due autori ne seguono pedissequi le orme, in questo saggio onnilaterale che indaga tra alto e basso artistici, letteratura, storia, tecnica, filosofia e pedagogia, cinema e fumetto.
“Per raccontare come nasce il mito di Frankenstein - scrivono - abbiamo letto decine di libri e di testi teatrali; ci siamo immersi in innumerevoli film e in una sterminata serie di fumetti e di rappresentazioni iconografiche (…) Quanto vi stiamo per proporre, tuttavia, non è che una minima parte (ve lo garantiamo) di ciò che è stato realizzato traendo ispirazione dal romanzo di Mary Shelley”.
Questo per dare l’idea sulla fama planetaria di cui ha goduto e gode la creatura. In quanto trasposizione di paure e debolezze prossime al genere umano, già nel 1923 Frankenstein ha l’onore della messa in scena teatrale. E nel cinema approda all’iconografia grazie alla facies imperitura di Boris Karloff. Il saggio di Marco Ciardi e Pier Luigi Gaspa costituisce un’imprescindibile - e dettagliata - fenomenologia del mostro.
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