Canzoni
- Autore: Edmondo Berselli
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2007
A sentirsi dire che c’è un libro che racconta l’Italia dal secondo dopoguerra fino agli anni ’90 e i primi duemila, viene spontaneo pensare a un testo di storia. Effettivamente, ci vogliono una grande fantasia e una grande penna, quella di Edmondo Berselli, per scrivere quel libro parlando (anche, soprattutto) di musica leggera, per scrivere cioè Canzoni (Il Mulino, 2007). Ed è ancor più interessante leggerlo ora, in un periodo così diverso da quello narrato: confrontare le note e le atmosfere di una paura del presente con quelle che ci accompagnano dalle macerie lasciate dalla guerra fino alla caduta del Muro e un poco oltre.
Ogni momento di questa trasformazione, ci ricorda l’autore, è fatto anche di canzoni: perché l’Italia che si rialza dalla guerra è quella di Mina e Celentano, quella di una novità che comincia a farsi strada nelle sonorità e nei ritornelli, così come nella società. E che, un passo alla volta, cresce e si trasforma. Fino a diventare, negli anni ’60, ribellione spensierata e contestazione, con nelle orecchie il ritornello di “È la pioggia che va”, dei Rokes:
Il mondo ormai sta cambiando
E cambierà di più
Ma non vedete nel cielo
Quelle macchie di blu
È la pioggia che va, e ritorna il sereno.
“È la pioggia che va, e ritorna il sereno”: il manifesto di un ottimismo forse ingenuo che, a riascoltarlo oggi, negli anni in cui al futuro si guarda spesso con ansia e con la rabbia del rap e del trap, sembra così lontano, nel tempo e nel sentire.
Il viaggio prosegue così: ormai si è capito, tra una strofa e l’altra Berselli ammicca alla cronaca, quando non alla storia. Perché le metamorfosi di Battisti, dalla storica collaborazione con Mogol alle sperimentazioni dei decenni successivi, sembrano anche torsioni del gusto comune, di una società in continuo mutamento, spettinata dai venti del terrorismo e della guerra fredda.
Fino a quando, improvvisamente, cade il Muro: quello che, per lunghi decenni, aveva segnato il confine tra due mondi, tra speranze e paure. E quale musica può cantare questa nuova storia, impastata di sollievo ma anche di un certo spaesamento? La risposta di Berselli, datata 1999 (prima edizione di “Canzoni”) è netta: gli 883 di Max Pezzali.
Non è più la pioggia che va ad annunciare un universale sereno: abbiamo imparato, ormai, che vale “La dura legge del gol” e che “se non hai difesa gli altri segnano / e poi vincono”. Con qualche disillusione, ricordiamo che “loro stanno chiusi ma / alla prima opportunità / salgon subito e la buttan dentro a noi”.
Insomma, contro quei “loro” che hanno dato e danno prova di sapersi muovere, di saper dire e disdire, non è escluso che tocchi perdere. Ma la fotografia con cui si chiudono questi cinquant’anni di viaggio nell’ “Italia leggera” è quella di un disincanto a tratti amaro, ma non cinico e forse ancora attuale. Forse, anche oggi e domani, pur non vincendo la partita (che, dopotutto, è solo una partita), si può provare ad alzare lo sguardo verso nuovi progetti, consapevoli ma non rassegnati:
Loro stanno chiusi ma
Cosa importa chi vincerà
Perché in fondo lo squadrone siamo noi.
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