Cercatori d’acqua
- Autore: Erri De Luca
- Genere: Raccolte di racconti
- Casa editrice: Giuntina
- Anno di pubblicazione: 2023
“Storie di uomini e di acque ... e di parole che fanno accadere il mondo.”
Quando si comincia a leggere Cercatori d’acqua di Erri De Luca (Giuntina, 2023) si ha l’impressione di partire insieme ai rabdomanti e, dopo le prime pagine, ci si rende conto che non si può procedere prima di munirsi del loro tipico bastone, ma soprattutto degli ingredienti fondamentali per ogni ricerca che aspiri a soddisfare le aspettative della partenza: la pazienza e la fede.
La pazienza si può esercitare, la fede è affidamento, ma: «dentro il frattempo dei crolli esiste e resiste il sacro, anche per uno senza credo, e che soltanto legge» perché «il sacro è crollo e poi resurrezione».
La quarta di copertina ci invita a leggere otto racconti che ruotano intorno all’acqua e a riflettere sul suo valore reale e simbolico, ma ogni capitoletto di questo libro è saldamente legato al successivo e, quando si arriva all’ultimo, non riesce a spiazzarci nemmeno la focalizzazione che si sposta su un servo, che narra dal suo punto di vista la storia di Abramo e Isacco che salgono da soli sul monte Morìa e la scena del sacrificio.
La sua affermazione finale: “che nessuno potrà credere alla storia che ha raccontato”, non fa altro che rafforzare il patto che ogni narratore stringe all’inizio con i suoi lettori basato sulla credibilità dell’assunto narrato.
Il libero arbitrio e la fede di Abramo in Iod/Dio vanno sempre di pari passo, perciò non può che vincere l’obbedienza al Padre, anche se la richiesta è la più abnorme e straziante, come quella del sacrificio di un figlio, perché la sua è scatto di totale affidamento.
E Abramo è figlio di Iod/Dio e a sua volta è padre di Isacco, speranza tardiva di discendenza a un uomo già centenario; un figlio il cui comportamento è esattamente speculare a quello del padre, Isacco, che segue ciecamente il padre, che non esita a legarsi da solo sull’altare del sacrificio:
Perché questo fa chi antepone un’obbedienza alla sua stessa vita.
E Sara, quando i due partono verso il monte Morià non sa, ma percepisce il pericolo che incombe, perché «una madre sa ugualmente» e non può fare altro che morire dopo il loro ritorno; e si prende con sé il pianto di Abramo, il solo e unico pianto di Abramo nella Bibbia.
Leggere questo libro significa camminare nel deserto e avventurarsi poi, sulla cima di una montagna se si vuole arrivare a quel confine/limite tra Iod/Dio e l’uomo e arrampicarsi verso la cima, “luogo doppio” di salita e discesa.
E bisogna sapersi rendere strumento se si vuole trovare quell’acqua che nel deserto è come la manna; le due parole hanno lo stesso valore numerico nell’alfabeto ebraico: 90 e la storia del popolo ebraico in cammino nel deserto con Mosè, dopo la partenza dall’Egitto, mostra come siano legate dall’intervento della Provvidenza.
Non si può che convenire da subito con l’autore che in un territorio dove l’acqua che viene dal cielo è poca e cade raramente, bisogna saperla cercare e saper scavare un pozzo: abilità che devono sommarsi a quella di alzare un altare e fissare una tenda. L’ordine è questo, non può essere invertito.
La ricerca diventa ascolto della divinità, che si fa sentire spesso nel buio della notte, è una voce che chiede obbedienza e subito dopo rassicura e salva. Perché il nostro mondo fu «suscitato da una voce e da un alfabeto» al termine di altri mondi distrutti e l’identità in questo mondo si misura sulla capacità di ascolto.
Avanza allora la figura emblematica di un servo-pastore che non ha diritto ad avere un nome, ma lo acquisisce quando si sente chiamato da Iod/Dio:
Nel silenzio perfetto della prima sera e dell’ultima luce, sentii dentro le orecchie, pure dall’interno, chiamare il mio nome nitidamente, due volte, ripetuto. Il nome mio: come sapevo che era il mio? Eppure lo riconobbi, come da sempre avuto. Due sillabe: Mosè.
La ricerca è ascolto ed è amore di Iod/Dio non “con” il cuore come si legge nelle traduzioni, ma “in” dentro il cuore «capitale della persona umana» che «richiede la totalità delle energie fisiche, il loro saccheggio e svuotamento» che è la linfa che riesce a invertire il suo percorso, a salire anziché scendere per portare la vita. E l’amore così inteso permette il riconoscimento e lo scambio e il pareggio tra Iod/Dio e l’uomo:
In amore uno per uno fa avvenire lo scambio, l’andata e ritorno da uno a uno.
Ricerca, ascolto, amore, affidamento per riconoscere Iod/Dio nelle cose del mondo, saper attendere e saper pregare con la consapevolezza di poter “modificare” la rivelazione del creatore nel mondo, perché se come Abramo sappiamo rispondere “Hinnèni” cioè: “Eccomi” alla Sua voce che ci chiama, dobbiamo essere consapevoli che “un’azione, una preghiera, una domanda” può modificare per sei volte la sentenza di Dio su Gomorra.
E allora, la discendenza di Abramo sarà numerosa come polvere, sabbia e stelle (ebraismo, islam e cristianesimo) e la slegatura di Isacco, legato mani e piedi e pronto per essere sacrificato potremo giustamente attribuirla agli “spazi bianchi”, a quel non detto che regge la vita di ognuno di noi.
Partiamo, allora, consapevoli che:
La divinità chiede amore perché esso colma chi lo dà, non chi lo riceve. Chiede amore non per riceverlo, ma per addestrare la creatura a darlo.
Cercatori d'acqua
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