Come piante tra i sassi
- Autore: Mariolina Venezia
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2009
Pagine di una lingua sorvegliata, piena di modi di dire colloquiali ma anche di intenso lirismo, caratterizzano questo nuovo romanzo di Mariolina Venezia. Nel suo precedente "Mille anni che sto qui", la scrittrice aveva costruito una saga familiare nella tradizione della letteratura meridionale di grande respiro. Nel nuovo romanzo, invece, si cimenta con la giustizia, la criminalità organizzata, i potentati politici, prendendo come protagonista della storia Imma Tataranni, Sostituto Procuratore di Matera, una donna poco più che quarantenne che ha superato ostacoli insormontabili (viene da una famiglia modestissima). Malgrado il suo aspetto poco trendy, la sua cocciutaggine e la voglia di giustizia e di pulizia la spingono a mettere ordine nel caos burocratico, nei privilegi, nell’omertà, nella corruttela che caratterizzano la vita della sua città. Piena di umanità, Imma ha una madre vecchia, una figlia dodicenne viziatissima e arrogante, un marito amato ma poco attivo, collaboratori non sempre efficienti, tranne l’appuntato Calogiuri, un bel ragazzo, che le fa da guardia del corpo con dedizione assoluta.
L’assassinio di Nunzio, un ragazzo ventiduenne che si è messo dentro un gioco più grande di lui, permette a Imma di compiere una serie di indagini che la portano a scoprire illeciti di ogni tipo: trafugamento di beni archeologici, smaltimento abusivo di rifiuti tossici, connivenze e complicità nelle alte sfere, tanto che , quando le indagini del sostituto sembrano essere arrivate alla scoperta della verità, le vengono sottratte dal superiore.
Nel romanzo si respira la tragedia della società italiana di oggi, soprattutto in quella parte del paese dove il blocco sociale, le associazioni malavitose, la contiguità tra classe dirigente e collusione mafiosa sono più gravi. Il fascino del romanzo, tuttavia, sta nella personalità della protagonista, che dall’alto delle sue calze smagliate, dei tacchi a spillo sempre fuori luogo, dei tailleurini cuciti a casa, esprime un desiderio di legalità, un impegno nel mettere lo Stato al posto che deve occupare per salvare interi territori dalla ’Ndrangheta che costituiscono una lezione di civiltà di cui il romanzo si fa implicito portatore. La vita delle campagne della Basilicata, con tradizioni e canti popolari, masserie abbandonate, coltivazioni stentate, si contrappone ai giovanissimi che dotati di gadgets tecnologici, abiti firmati e abitudini altoborghesi costituiscono la contraddizione metaforica di gran parte del nostro sud. La Venezia osserva, descrive ed analizza fenomeni che compaiono nelle cronache giudiziarie, ma che nelle pagine del suo libro assumono caratteri emblematici, capaci di commuovere e di risvegliare le coscienze.
Come piante tra i sassi. Imma Tataranni e la storia sepolta
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Una realtà locale che è diventata realtà di tutti.
Siamo nel novembre duemilatre, e in un inverno tiepido e dolce, che profuma di primavera e promesse, la Basilicata si risveglia come dopo un lungo sonno di omertà, silenzi, indifferenza.
Ci sono canti, proteste, mobilitazioni, tutti sono uniti nel tentativo di opporsi all’arroganza e all’insensibilità delle alte sfere, arroccate sul loro egoismo e sull’utile individuale, lontano dall’umana comprensione. Ma lo spirito del luogo e l’attaccamento alla vita sono più forti, la sete di verità, il desiderio di porre fine al disinteresse nei confronti di una regione svalutata e sottovalutata, la ferrea volontà di pretendere un futuro migliore. Scanzano jonico non diventerà territorio di raccolta delle scorie nucleari, il decreto verrà cancellato, la Basilicata riuscirà forse, almeno ora, almeno in parte, a riscattarsi.
Con la semplicità e la linearità che la contraddistinguono, Mariolina Venezia sa intrecciare alla realtà quotidiana, coperta da un’ impenetrabile coltre di connivenza, attraversata da un reticolo di interessi privati, verità taciute e dolore costante una storia privata e collettiva, l’impegno e l’abnegazione di chi mette il proprio coraggio e la propria intelligenza al servizio di tutti, e può essere solo chi conosce profondamente le problematiche della propria terra, amata e odiata, inesauribile fonte di ricordi, colori, profumi, terra e sangue.
Imma Tataranni è una donna scorbutica e ottusa, antipatica, con un discutibile senso del gusto, dal suo metro e cinquanta di altezza con i suoi tacchi altissimi, i suoi completi colorati e la selvaggia capigliatura che varia dal viola melanzana al rosso menopausa.
Una donna forte come poche e debole come tante, con la sua mediocre, ma rassicurante vita coniugale, il rimpianto di una gioventù non vissuta e Valentina, la figlia dodicenne e capricciosa che la odia e vuole i vestiti firmati. E l’appuntato Calogiuri bello, giovane e biondo, l’unico di cui Imma si fidi davvero, l’unico che con i suoi silenzi sembra aver afferrato tutto, che fa battere un po’ il cuore a Imma e conduce la sua mente verso luoghi ameni difficilmente raggiungibili.
E un caso spinoso da risolvere, che ha che fare con le scorie, la povertà e il sacrificio per una vita migliore, e l’amore paterno, violento, brutale e carnale.
Un sottile filo di ironia attraversa un romanzo disincantato, reale, malinconico, dal retrogusto dolceamaro, in cui ha la meglio sempre e comunque la vita.