Come vivevano i felici
- Autore: Massimiliano Governi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2013
“Come vivevano i felici” (Giunti, 2013) è una favola nera dove gli interessi economici contano più degli affetti.
Massimiliano Governi ripercorre la vita di Bernard Madoff, nato a New York da una famiglia di origine ebraica e considerato uno dei più grandi truffatori di sempre. Ha iniziato negli anni ’60 come broker e in poco tempo ha costruito un impero finanziario di enormi dimensioni, la Rambo Investment, che poggiava però sulle fragili fondamenta dell’inganno. È emerso infatti che Madoff pagava gli interessi promessi con il capitale dei nuovi clienti. Il castello di carte ha retto finché alcuni grossi investitori non hanno deciso di chiedere indietro i propri soldi per una cifra totale di gran lunga superiore alle reali risorse della compagnia. L’11 dicembre del 2008 Bernard Madoff è stato arrestato e passerà il resto della vita in prigione con l’accusa di aver truffato migliaia di investitori provocando un ammanco totale pari a 50 miliardi di dollari.
L’autore sceglie di far raccontare la rovina della famiglia Madoff a Mark, il maggiore dei due figli che, a un anno esatto dall’arresto del padre, si toglie la vita impiccandosi col guinzaglio del cane. La struttura del romanzo è quella di un diario non comune: flash di poche pagine in successione non lineare che catapultano il lettore dall’inferno dei mesi peggiori, quelli successivi all’arresto, degli insulti, del pubblico ludibrio nei telegiornali e sui forum, al paradiso degli anni d’oro, del rispetto, delle invidie, del lusso sfrenato fra party, limousine, sperperi sconsiderati, champagne costosissimo e droga. Quella della famiglia Madoff è una storia avvincente e ricalca le grandiose epopee eroiche. Massimiliano Governi non si sofferma sulle caratteristiche tecniche della frode. Pone l’obiettivo sul tracollo di una famiglia di investitori non soltanto finanziario, ma soprattutto umano del quale, in un modo o nell’altro, tutti i membri sono colpevoli.
Il destino di Madoff era scritto: come tutti gli eroi del male era condannato a precipitare dalla gloria al fango. A fregarlo è stato un dettaglio banale per un uomo di finanza: la scarsa visione della sua manovra in prospettiva futura. Sembra che se ne stupisca lui stesso quando dice al figlio che se quegli importanti investitori non avessero disinvestito nessuno mai si sarebbe accorto del suo giochetto.
Il punto di forza di questo romanzo non sta nella trama, ma nella voce di Mark, un figlio cresciuto in una bolla di ricchezza, privilegi e cattivi sentimenti, che si ritrova all’improvviso spogliato di tutto, a dover confessare la piccolezza e la pochezza che hanno governato tutte le scelte di vita sue e della propria famiglia. La vergogna del dover ancora esistere in uno stato di isolamento sociale, bombardato dagli sguardi che fa finta di non vedere, cresce pagina dopo pagina, e per poco non inganna pure il lettore che per un attimo prova per lui un sentimento vicino alla compassione. All’improvviso i momenti di vita che Mark ripercorre acquistano ai suoi occhi un aspetto orribile, viscido. E il gesto estremo di farla finita riflette la presa di coscienza di fare pena a se stesso, di aver perso tutto, di non vedere né meritare seconde possibilità.
In “Come vivevano i felici” Massimiliano Governi offre a Mark Madoff la possibilità di raccontarsi nel modo più limpido e spietato possibile e quindi liberarsi in una sorta di seconda vita. L’autore riesce poi in un’altra magia più ardita: annullare la propria voce di autore talentuoso, già molto apprezzato per le sue precedenti pubblicazioni, per far emergere con prepotenza quella del protagonista. Questo era l’unico modo perché al lettore potesse arrivare la verità dei Madoff in tutta la sua spietata forza distruttiva, instillata a piccole dosi come un veleno che fa effetto soltanto alla fine.
Come vivevano i felici
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