Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano
- Autore: Fabrizio Fogliato
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Un’opera immensa tra cinematografia e letteratura, un lungo viaggio nelle trame dei film, nella tentazione del male e nelle riflessioni storiche politiche dei nostri più importanti intellettuali degli anni del Dopoguerra: dalla frenesia del riscatto di chi voleva lasciarsi alle spalle le macerie e gli orrori della guerra, alla ripresa economica dell’Italia, agli anni della strategia della tensione.
Con la rabbia agli occhi. Itinerari psicologici nel cinema criminale italiano (Bietti Edizioni, 2022) racchiude lo studio di tanti anni, più di un decennio, nei quali l’autore ha visto, rivisto e analizzato film, letto documenti cartacei e visivi, esaminato articoli e testi storici, in fede al paradigma di Schopenhauer che la realtà immaginaria della rappresentazione non coincide mai con la realtà autentica della volontà.
Fabrizio Fogliato, torinese, è critico cinematografico e tra i più autorevoli studiosi della storia del cinema. Curatore di festival e cineforum in Lombardia, è autore di bellissimi saggi su Abel Ferrara. Un filmaker a passeggio tra i generi; Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo; Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano e Jacopetti Files. Biografia di un genere cinematografico italiano. Fogliato si sofferma, in apertura del suo saggio, sul pensiero di Schopenhauer riguardo la società e la Storia perché, come riporta, si sovrappone alla concezione di Paese mancato dello storico Guido Crainz per il quale dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta in Italia si è assistito alla fine delle illusioni e delle ambizioni di trasformazione sociale. Il cinema di quei decenni è stato rappresentativo nel sintetizzare visivamente l’ideologia sociale e le problematiche storiche; in particolare evidenziando il negativo nel cinema criminale, come ad esempio la città come una voragine e la disgregazione sociale.
Il cinema criminale racconta il ripiegamento della popolazione italiana che, progressivamente, rivede in termini di fiducia e di affidabilità, il suo rapporto con le istituzioni distorcendolo e incardinandolo su due fattori: la percezione della paura collettiva; la sfiducia nell’autorità che reputa incapace o inadatta a lenire le sue angosce.
L’autore ci introduce nell’immaginario letterario di Carlo Emilio Gadda e nel cinema nero degli anni Cinquanta, tra erotismo e violenza. Nei film Gioventù perduta di Pietro Germi, Riso amaro di De Santis, Roma ore 11 di Pietro Germi, si narra di protagonisti sopravvissuti alla guerra e alle sue aberrazioni, al conflitto fratricida, a uomini e donne che vivono ai margini, nelle borgate. Un sogno si farà largo nelle nuove generazioni quello del successo, della ricchezza e del benessere, mentre film indimenticabili come Una vita difficile e Mani sulla città racconteranno al meglio la smania di vivere, la città che diviene una giungla e il deserto delle periferie. Mentre il potere democristiano si consolida, l’Italia è un cantiere perenne e milioni di italiani si sposteranno al Nord, impreparato e incapace a una esplosione demografica di quella portata, affrontato come un’emergenza. Una gioventù dimenticata cresce rabbiosa nelle aree suburbane della capitale, dove manca tutto, in un prolificare di baracche in mezzo a distese di terreno incolto.
Pier Paolo Pasolini darà voce ai giovani borgatari degli anni sessanta e Luciano Bianciardi ne Il lavoro culturale, con le sue riflessioni corrosive, descriverà una società dei consumi ludica ed effimera. I ragazzi del massacro del regista Di Leo, tratto da un romanzo di Giorgio Scerbanenco, porrà in evidenza la dimensione amorale della realtà, legittimando la violenza: la Milano narrata dallo scrittore inghiotte l’umanità e l’innocenza delle persone. Carlo Lizzani, con l’inarrivabile Gian Maria Volontè, racconterà storie di droga, di prostituzione e dei primi gruppi di estrema destra in Piazza San Babila. Da lì a poco nascerà un’epoca di agguati tra comunisti e fascisti e, con la Banda della Magliana si ucciderà e si morirà nella città di Dio.
Negli anni Settanta con il Partito Comunista guidato da Berlinguer, i giovani saranno in preda, scrive l’autore, a uno smarrimento generazionale e il fascino criminale farà breccia:
È lecito e giusto servire uno Stato criminale o è naturale e doveroso combatterlo?
Dal massacro del Circeo alla strage di Piazza Fontana, dal tentato Golpe Borghese al caso Moro, alcuni dei nostri più grandi registi, Francesco Rosi, Marco Bellocchio, Giuseppe Ferrara porranno quesiti nei loro film per le vicende storiche e drammatiche nelle quali i giovani saranno schierati, come in un fronte di guerra, contro i loro genitori. Sono figli di operai, della classe borghese, di politici e intellettuali.
Alienazione, sessualità, aggressività: tutto riconduce a una concezione predatoria dell’esistenza.
Avrà origine una filmografia sugli uomini della pubblica sicurezza al servizio dei cittadini; sdegno e preoccupazioni si animavano nella società civile per i ferimenti e le uccisioni degli uomini dello Stato. Il cinema con la trasposizione sul grande schermo delle figure dei poliziotti e del loro lavoro quotidiano, elaborò in un modo nuovo, l’immaginario collettivo relativo al mondo della polizia tramite personaggi ideologizzati e popolari, primo tra tutti il protagonista de Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Le Brigate Rosse come l’Eversione Nera, lasceranno alle spalle macerie morali e materiali.
Dal volto di Gian Maria Volontè in copertina alla musica di Stelvio Cipriani ed Ennio Morricone, legati indissolubilmente alla storia del cinema, Con la rabbia agli occhi è un’opera considerevole non solo sulla cinematografia italiana. Uno studio profondo, analitico, storico, un decennale lavoro interdisciplinare nel quale Fabrizio Fogliato racconta scrittori, pensatori, registi negli anni dei mutamenti sociali e culturali della nostra storia più recente. Il cinema criminale in quarant’anni di memorie storiche, a sottolineare come amava ricordare Gabriele D’Annunzio, quanto sia indissolubile il legame, lo stretto rapporto del cinema con la letteratura.
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