Con le sembianze di un Clown
- Autore: Alessandro Martorelli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Non conosco Alessandro Martorelli. E sinceramente non ho prestato molta attenzione alle sue foto sul web.
Sarà per questo che immagino i suoi lineamenti e la sua espressione, simili a quella di questo enigmatico e vagamente inquietante personaggio che compare sulla copertina del suo nuovo romanzo "Con le sembianze di un Clown", thriller edito da Valletta Edizioni. Effettivamente questa specie di "pagliaccio nero" ha catturato la mia attenzione mentre girovagavo tra gli scaffali della libreria, ed ha fatto da apripista ad una storia coinvolgente, dinamica e per nulla scontata.
E invece Alessandro, classe 1976, già attore e autore di commedie teatrali, alla sua terza pubblicazione letteraria, ha un aspetto totalmente opposto a quello che mi aspettavo. Anzi, il suo cordiale e sincero sorriso mi mette subito a mio agio.
- Allora Alessandro, cominciamo da due cose che mi sono balzate agli occhi prendendo questo libro in mano. La prima è il titolo. Effettivamente è un titolo strano, ma leggendo alla fine risulta essere molto chiaro. Posso dire, senza svelare nulla, che è la frase che chiude il romanzo. É stata una scelta voluta o casuale?
Il titolo è nato alla fine del romanzo. É un mio vezzo, quello di chiamare una storia, un racconto o una commedia con le ultime parole del testo. E poi in questo caso mi sembrava parecchio azzeccato. Anzi, ritengo che questa frase possa considerarsi la più importante del romanzo.
- La seconda cosa invece è la dicitura "un romanzo con colonna sonora". In che senso?
Con le sembianze di un Clown non è solo un romanzo. Ma è un progetto. Essendo appassionato di teatro, musica e letteratura, volevo realizzare qualcosa che unisse queste tre arti insieme. Perciò, così come è stato per il mio precedente romanzo "Anche i Pink Floyd possono sbagliare" che poi è divenuto un monologo con musica dal vivo, appena finito il testo di questa storia ne ho fatto un riadattamento teatrale. Ho chiesto ad un mio amico, il compositore Alessandro "Pepé" Porrini di scrivere le musiche per lo spettacolo, ma poco dopo è stato lui a tirar fuori l’idea di fare una vera e propria colonna sonora del libro. In pratica ha scritto e arrangiato 18 tracce, una per ogni capitolo. É un vero e proprio album che si intitola "The Clowntcher", scaricabile gratuitamente dal sito www.conlesembianzediunclown.ite acquistabile su tutte le piattaforme musicali. É composto da 15 brani originali e 3 cover che ricalcano l’ambientazione e le emozioni che si respirano nel capitolo corrispondente e che, come spieghiamo all’inizio del libro, dovrebbero essere ascoltati durante o subito dopo la lettura del capitolo stesso.
Con la forza della musica la storia risulta essere più avvincente.
- Infatti il romanzo è molto avvincente. Già nelle prime righe il lettore viene catapultato in esso. Ed ha un ritmo molto serrato. Sembra quasi di leggerlo in apnea.
Bene. Allora vuol dire che sono riuscito nell intento. Ero affascinato dall’idea di un uomo che si sveglia chiuso dentro una stanza senza uscite, legato ad una sedia, senza la minima idea del come e perché ci sia finito dentro. L’inizio lo avevo. Il problema era vedere come proseguire senza scadere nel banale o nel già visto. Volevo una storia in cui il lettore potesse vivere la stessa angoscia del protagonista. Una storia in cui nulla è scontato e in cui tutte le supposizioni fatte venissero di volta in volta smontate.
- É per questo che ad Alberto, il protagonista, gli indizi vengono centellinati.
Esatto. Ed alcuni non sono nemmeno indizi. Alberto non può fare solo affidamento su ciò che trova in quella stanza. Ma deve ritrovare in sé alcune chiavi per risolvere l’enigma.
- Ci sono altri personaggi nel libro, ma la figura più affascinante è senza dubbio quella del Clown. Che in realtà non è un vero Clown. Infatti non ha nulla in comune, ad esempio, con il Pennywise di "It".
No. Decisamente. Non riuscirei mai ad arrivare a scrivere e descrivere qualcosa del genere. Stephen King è inavvicinabile. E proprio conoscendo i miei mezzi ho deciso di allontanarmi da quel genere di Clown che è rimasto bene impresso nell’immaginario comune. Il mio viene chiamato Clown solo per comodità. Ma già dal suo aspetto, in un look totalmente bianco e nero, si capisce che non è per niente un pagliaccio. Volevo nella storia un personaggio che creasse disagio, senza fare nulla di straordinario. Infatti il mio Clown non si trasforma in mostro, non è un demone o cose del genere. Anzi, direi più che è una specie di impiegato comune con il viso dipinto in bianco e nero. Certo, un impiegato che difficilmente vorresti incontrare... A dargli però un volto così "reale" e definito è stata l’artista Marinella Sorge che ha realizzato l’immagine per la copertina che diventerà il logo ufficiale dello spettacolo. É riuscita nel difficile compito di mettere su carta delle mie fumose indicazioni.
- Hai citato Stephen King, il Re. É a lui che ti ispiri per le tue storie?
Non proprio. Certo, se scrivi thriller è normale che tu venga influenzato dai suoi capolavori, ma non sono un suo lettore accanito. Adoro i libri di King che scavano nella profondità dei personaggi, fino a tirarne fuori la loro anima nera. Shining su tutti. E poi Il gioco di Gerald che considero un esempio di maestria nella scrittura e nell’impostazione di una storia. Non per niente King viene definito il Re in questo genere. Ma leggo molto e generi diversi tra loro. Però se proprio devo citare qualche autore a cui questa ultima storia può avvicinarsi nello stile e nelle idee, sicuramente i tedeschi Fiztek e Dorn, che a mio avviso, sono i maestri dello psicothriller. O per restare in patria, forse Carrisi. Ma io credo che l’influenza e lo stile di un autore sia solo un misto di vari elementi "rubati" dalle sue letture. Mi piace pensare che dentro le mie storie ci siano frammenti carpiti da tutti quegli scrittori che ammiro, come Hornby, Vitali, Lucarelli, Faletti o Ruiz Zafon, Robert Harris, Lehane, Valerio Massimo Manfredi, giusto per citare i primi che mi vengono in mente... Come vedi un gran bel calderone di generi diversi, tutti ingredienti da cui certamente si è formato il mio modo di creare e di scrivere.
- Come però hai detto prima, il tuo romanzo non è solo un libro. Il tuo Clown quindi lo troveremo sotto altre forme?
Assolutamente! E già ha preso vita. Tra poco lo potrete vedere in giro, magari al tavolo vicino al vostro in un ristorante, o appoggiato al bancone di un bar in pieno centro a sorseggiare un caffè! Scherzi a parte. Adesso inizia la fase due. Già stiamo lavorando assieme ad una squadra di "folli" alla messa in scena del libro che fonderà quattro arti contemporaneamente: Teatro, Musica, Cinema e ovviamente Letteratura. É una scommessa azzardata, ma siamo sicuri che riusciremo a realizzare questo allestimento nel miglior modo possibile. E allora si che ci sarà da divertirsi...
Mi alzo salutando Alessandro e ringraziandolo. Lui ringrazia me e mi congeda con un sorriso sincero e affabile. Insomma, tutto sembra essere andato alla perfezione. Ma proprio mentre sto per andare via c’è qualcosa che colgo con la coda dell’occhio. La sua espressione, per una frazione di secondo è cambiata, e che ci crediate o meno, il suo volto aveva assunto proprio le sembianze del Clown della copertina. E allora i casi sono due: o Alessandro non è chi vuole far credere di essere o io ho proprio bisogno di una vacanza.
- Il romanzo di Alessandro Martorelli è disponibile per la lettura per un collaboratore di SoloLibri.net che voglia recensirlo.
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