Contro Pinocchio
- Autore: Aurelio Picca
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Contro Pinocchio di Aurelio Picca (Einaudi, 2022) è un libro particolare, potente, scritto con ferocia e candore, con un linguaggio innovativo che si basa però sulla fedeltà alle parole. Per l’autore Pinocchio non è un personaggio vivo, neanche quando si trasforma in un bambino, Pinocchio non diventerà mai adulto, è un personaggio edulcorato, che non conosce il sapore della brutalità della vita, l’unica che riesca a produrre sogni e visioni.
I ragazzi non devono leggere Pinocchio, perché il romanzo li abitua a un mondo cadaverico, privo di spirito vitale. Devono piuttosto tornare a leggere il Libro Cuore, che esemplifica una idea di patria primigenia, che non ha ancora iniziato il suo percorso verso la dissoluzione, che celebra il senso di comunità, che si crea anche tra classi sociali differenti.
Anche la lettura de I ragazzi della via Pàl è una lettura formativa, una storia reale, di carne e ideali, dove gli adolescenti hanno un mondo loro, un mondo duro, a volte feroce ma vero.
Questo in estrema sintesi è il fil rouge del libro, ma Contro Pinochio non è assolutamente un saggio letterario o sociologico, è invece un libro complesso, di difficile definizione, in cui domina la parte emozionale, autobiografica, visionaria.
Infatti tutto si dipana attraverso gli occhi di Aurelietto. Anche il mondo di Aurelietto, che è stato barista, piastrellaio, macellaio, contadino, manovale, apprendista usuraio, venditore di gioielli, verduraio, è un mondo reale e pertanto duro e feroce come quello dei ragazzi di Budapest. Aurelietto aveva nel sangue il mondo antico, patriarcale, violento e contemporaneamente saggio ereditato dal nonno materno, uomo sanguigno, ingombrante, che il bambino aveva tanto amato.
Ad Aurelietto non è stata preclusa la conoscenza della morte, muta e sorda, l’ha vista di persona; e neppure i cimiteri; anzi nel cimitero lui ci andava a giocare, come andava nelle osterie a mangiare, quando sua madre non c’era e rimaneva solo.
Aurelietto è l’autore bambino, che ha attraversato con ingenuità un’infanzia difficile e che attraverso il contatto con la vita reale è diventato adulto; d’altro canto crescere è un perdersi nel mondo. Ed è necessario ferirsi, farsi male, deve accadere.
Perdendosi nel mondo Aurelio Picca si è ritrovato scrittore, ”uno scrittore irregolare, diverso dagli altri in modo decisivo, uno scrittore estremo” dice di lui Raffaele La Capria.
In un’intervista Picca fornisce quelli che dovrebbe avere secondo lui i connotati dello scrittore:
"Lo scrittore serve se ha il coraggio di essere sempre eversivo, come lo fu Ugo Foscolo, che aveva combattuto per Napoleone e che quando gli austriaci fecero un elenco degli intellettuali dell’epoca, sotto il suo nome scrissero Pericoloso sotto ogni Stato. L’intellettuale deve essere così: contro tutti, sempre. Rivoluzionario nel senso di essere in opposizione, conservatore nel senso di tenere viva la memoria. Se è capace di essere così ha un senso, ma siccome gli intellettuali di solito non sanno fare altri mestieri, hanno fatto dello scrivere una carriera sicura invece che una battaglia permanente".
Rivoluzionario e conservatore sono secondo me i termini con i quali si può tentare di definirlo. Aggiungerei anche colto, di una cultura profonda, antropologica.
La demolizione del mito letterario che anima il libro è estremamente interessante, soprattutto se si dipana partendo da un’analisi esilarante dei personaggi; tuttavia il libro di Aurelio Picca è molto di più. Non si limita a invitare a valutare lo spessore di un testo e a comprendere dove sta l’inganno: l’autore si espone apertamente con un gesto d’amore verso i più giovani, quelli che lui in questo libro chiama i Ragazzi-Futuro, mettendoli in guardia contro l’omologazione, contro la quale anche lui da sempre ha ingaggiato battaglia.
Un altro aspetto molto prezioso e avvincente del libro è il viaggio colto, quasi metafisico, per simboli lungo l’Italia e oltre, che l’autore ci fa compiere attraversando quello che è il tema fondante dell’opera, cioè il senso dell’esistenza: è la vita con i suoi luoghi e le sue città.
La particolarità di questo libro risiede, secondo me, anche nella lingua usata dall’autore: una lingua colta e immediata insieme che produce un ritmo alternato tra vita e letteratura, una lingua visionaria e contemporaneamente carnale. Così riuscita in questo libro, perché essa rispecchia la personalità multiforme di Aurelio Picca.
Invito a leggere questo libro che mi ha molto coinvolta, perché, anche se potrà non piacere a tutti proprio per la sua particolarità, esso è senz’altro, come il suo autore, un’opera fuori dal coro, che ci parla della vita vera e non di questi simulacri che la nostra società spesso ci spaccia per esistenza.
Contro Pinocchio
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