D-day. Una storia diversa
- Autore: Claudio Razeto
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
La guerra infuriava. In mare, in terra, in cielo. Gli Alleati bombardavano tutti i giorni e tutte le notti le città tedesche. La Luftwaffe continuava le sue incursioni su Londra. E la Gran Bretagna, isola un tempo “assediata”, straboccava di soldati e mezzi corazzati. L’incipit è un esempio dell’efficace sintassi cronistica di un libro ben scritto e splendidamente illustrato, D-Day. Una storia diversa, opera come sempre accurata di Claudio Razeto per le Edizioni del Capricorno (2019, 160 pagine), nata dalla competenza con cui si muove tra gli archivi storico-fotografici e documentali (in questo caso, l’eccezionale apparato icnografico dell’Agenzia ANSA e partner internazionali).
Chi legge i testi e osserva le tante belle immagini d’epoca in bianconero, riprodotte in modo eccellente su carta di pregio, sbarca letteralmente in Normandia. Il volume fotografico ha un’ambizione, messa in evidenza in una breve nota introduttiva: vuole mettere il lettore al centro del D-Day e degli eventi che l’hanno preceduto e seguito.
Fin dove possibile, dà voce ai protagonisti, citando testimonianze dirette o atti ufficiali degli eserciti che in quelle ore, in quei giorni, in quei mesi si sono fronteggiati sul terreno. Ed evita di ostacolare il ritmo narrativo con note e citazioni di fonti, limitate alla bibliografia finale e alle letture consigliate.
L’Operazione Overlord minuto per minuto: il contesto, i retroscena, le forze, le armi, gli episodi, soprattutto quelli meno conosciuti.
“Una sorta di storia in diretta, in cui diventa essenziale la forza emozionale e cronachistica della narrazione”.
L’alba del 6 giugno 1944 ha invertito il corso della seconda guerra mondiale in Europa. Le forze alleate antinaziste rimettevano piede nel continente che avevano lasciato quattro anni prima, dopo l’epica ritirata dalle spiagge di Dunkerque, quando la blitzkrieg scatenata da Hitler sembrava non avere argine. Con una grande prova di solidarietà, anche popolare, erano stati reimbarcati 340mila soldati, un terzo francesi, resti della forza di spedizione inviata dopo l’invasione tedesca della Polonia, nel settembre 1939. Ora tornava l’avanguardia dell’esercito alleato che andava a liberare la Fortezza Europa: 140mila britannici, americani, canadesi, polacchi e francesi, imbarcati sulle navi da trasporto e protetti dalla flotta navale più imponente mai schierata, appoggiati da truppe aviotrasportate e scortati da un numero mai visto di bombardieri e caccia.
Trovavano di fronte truppe disposte a combattere con convinzione, attestate sul Vallo Atlantico in un sistema di fortificazioni in cemento, mine e ostruzioni sulla battigia. Ma l’effetto sorpresa venne assicurato dal totale segreto, mantenuto nonostante i lunghi mesi di preparazione. E un vantaggio tattico ulteriore venne assicurato dal dubbio dei Comandi germanici che lo sbarco fosse un diversivo del principale a Calais e dalla distanza dei reparti corazzati dalle spiagge, tenuti all’interno per sottrarli al dominio nemico dell’aria, che aveva annullato anche la ricognizione aereonavale tedesca. Wehrmacht, Kriegsmarine e Luftwaffe non agivano del resto in collegamento.
Ciononostante, nelle prime fasi della battaglia si levarono bombardieri e caccia tedeschi, con qualche risultato però solo nelle ore notturne. Tre motovedette della Kriegsmarine riuscirono a lanciare 18 siluri, affondando solo un cacciatorpediniere e qualche problema venne creato agli angloamericani dagli aerei posamine, fino al 30 giugno.
Una curiosità: sul Vallo erano stati schierati circa 70 militari italiani della Repubblica Sociale, marinai del Battaglione Longobardo di guarnigione a Cézembre, nelle postazioni di artiglieria che proteggevano l’accesso alla rada di Saint-Malo. Uno di loro, marò volontario in Francia, ha scritto che in buona parte furono richiamati in Italia prima del 6 giugno contro i partigiani. Dei pochi rimasti nel Vallo Atlantico non si è saputo più niente.
A metà agosto, l’ultimo atto della campagna iniziata col D-Day fu la drammatica ritirata tedesca dalla sacca di Falaise, dove i resti di 15 divisioni tedesche accerchiate combatterono per evitare l’annientamento. Oltre 100mila uomini, la Stalingrado della Normandia: militari, civili e collaborazionisti cercarono fuggire a bordo di ogni mezzo disponibile. Praticabile un solo ponte sull’Orne. La notte tra il 13 e il 14 agosto, 700 cacciabombardieri alleati sganciarono 4099 tonnellate di bombe. Un massacro, migliaia di uccisi o feriti, 50mila prigionieri, enormi quantità di mezzi e materiali distrutti o abbandonati. Solo la tenacia dei reparti incaricati di tenere aperta una via d’uscita permise a decine di migliaia di raggiungere le proprie linee. Avrebbero continuato la guerra in Europa, nelle Ardenne, fino all’epilogo tra le macerie di Berlino.
Cronista e redattore (Paese Sera, Il Messaggero, anche Corriere dello Sport), Claudio Razeto scrive di storia contemporanea e guerre mondiali sulle riviste Focus Storia e BBC History Magazine. Per le Edizioni del Capricorno ha pubblicato Caporetto. Una storia diversa (2017), Dal Piave a Vittorio Veneto. Una storia diversa (2018) e Le nuove armi della Grande Guerra (2018).
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