Dalla vita
- Autore: Daniele Gorret
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
Nella prefazione di Dalla vita (Lietocolle, 2023) a cura di Augusto Pivanti, che è anche il direttore della nota casa editrice Lietocolle, è scritto che Daniele Gorret è costretto a scrivere versi “con eleganza e musicalità”.
Si parla di eleganza come una condanna, perché deve stare attento che non diventi maniera, un genere di conforto per anime abbrutite, come quelle dei lettori di narrativa e poesia, costretti a continuare giorno dopo giorno a smerciare libri e a leggerli, come se fosse una dipendenza chimica. Non sempre, fortunatamente.
Ecco perché chi scrive ha trovato nella poesia di questi anni anche il fascino della lentezza, che nei romanzi si sta perdendo, come dire un libro di molte pagine deve per forza essere "importante".
Con l’opera di Daniele Gorret, nato ad Aosta e, tra le altre cose, anche finissimo traduttore dal francese, stiamo leggendo versi adamantini, comprensibili e belli.
Gorret ci dà le chiavi per capire questo mondo assurdo, dove tutte le svolte "ecologiste" sembrano ormai àncore di mare inutili, perché il battello Terra non può che sprofondare. Siamo troppi, siamo schiavi di oggetti o siamo tantissimi con un mucchietto di riso al giorno, noi ancora e fortunatamente privilegiati, ma a caro prezzo e in ogni caso le sensibilità cambiano. E ci sono persone insensate che vogliono sfruttare il nostro pianeta fino alla fine.
Eppure queste mie frasi vuote e retoriche sembrano non appartenere alla fluidità, all’incanto delle poesie di Gorret. Il suo italiano è di bellezza assoluta, non mi era mai capitato di emozionarmi fin quasi alle lacrime leggendo e invece è accaduto. Ma non perché Daniele Gorret sia campione di sentimentalismo, ma invero la sua lucidità su come e quando ci siamo ridotti così è uno strazio immane. Poi i suoi versi sono accompagnati da una "leggibilità" totale, per cui nessuno può dire che non abbia capito certi vocaboli.
Dalla vita di Daniel Gorret è una silloge divisa in quattro parti (Sensi, Affetti, Anime e Presenze), che non sono lì imbalsamate, ma per osmosi rimandano una all’altra, rendendo la poesia viva, tattile.
Le parole se le trascina la mano che si era fermata su alcuni versi in Anime, in cui l’autore scrive, senza possibilità di contraddizione, che l’uomo non è il padrone degli animali tutti e che mangiarli in occasioni festive non dà alcuna felicità, ma solo l’idea del forte che ha prevalso sulla "debole gallina" ora in brodo.
Mentre la padrona di casa serve la gallina in brodo, il poeta scrive:
Si rappresenta la mucca col vitello / dinanzi al mattatoio del paese, / richiama la gallina strangolata/ e subito dopo coniglio appeso al chiodo, / e leone sparato e la mattanza / d’elefanti in savana e piane erbose, / e babbuino sott’esperimento, / e calci ai cani e gare di doppiette / su stambecchi ( a tariffa) e su camosci, / e giustizia cacciatora su cinghiali, / e il delizioso catturar farfalle, / e trota in aria con l’uncino in bocca...[...].
La replica di molti che ragionano col "cervello" è che state lì a contare le galline sgozzate, mentre a milioni, gli umani, muoiono a pancia vuota.
Non che la gallina in brodo possa sfamare uno dei tanti dimenticati sulla Terra, ma è solo un tentativo "poetico" per dire che se non si ha compassione per la gallina, non va bene nemmeno il coniglio o lo stambecco. Le colture intensive stanno portando alla desertificazione, all’uso criminoso dei pesticidi poi, in automatico, al dibattito su come sia possibile sostenere un sistema economico in cui solo il dieci per cento della popolazione ha il potere monetario e quello delle merci. La ricchezza esibita e il bambino di colore con la pelle raggrinzita e il pancione gonfio di chi non mangia niente sono entrambi problemi enormi. E quindi Gorret mette a confronto in una famiglia fortunata, in quanto a reddito, il fratello Abele con il fratello Caino.
Dopo aver scritto che:
L’uomo si ricorda a tratti dell’ infanzia. / Ma dire "si ricorda" non è vero: / egli non ricorda; è che antica infanzia/ talvolta viene a lui: o somiglianza o incanto. / Somiglianza, per esempio, quando c’è qualcuno / che gli fa male: per caso o intenzione./ O incanto, invece, quando la stagione e l’ora / paiono riprodotti ed essere gli stessi. / In ogni caso, più che un ricordare / è marcia indietro: tempo, corpo e mente che subitanei tornano all’indietro...[...].
A ogni buon conto, il poeta ci ricorda che la cosiddetta “elegia del ricordo” è più un vezzo poetico che altro, che a volte ricordare è solo rimettere in moto ricordi malvagi mai sopiti.
E infatti in questo momento di rimembranze succede che:
Oggi, per esempio, accade che il fratello/ gli torni accanto a sette od otto anni / e rifaccia il dispetto che settant’anni addietro/ ha fatto uguale, quasi a ribadire: / tempo che passa non è il tempo vero / io torno quando voglio, è questo, si, che è vero! / E torna infatti ridendo suo fratello: / ha appena tagliato tutti i venti baffi / del gatto Puff e il gatto è ritornato / da propria morte, solo per soffrire: / l’uomo lo guarda: soffre come allora.../ Ma come all’allora, sa che per vendetta / potrà soltanto amare più quel gatto: / tenerlo accanto/ difenderlo lontano / da forbici e da odio di fratello.../ O se invece il fratello gioca innamorato / del gioco del pallone, egli, già per questo, / schiverà costantemente ogni pallone...[...].
Daniele Gorret con la sua raffinata, profonda e magnifica voce poetante ci dice che la malvagità è contagiosa e alla fine se riusciamo a salvare la gallina strozzata e il gatto Puff, potremmo guardare meglio il bambino affamato con la pancia gonfia e compiere azioni concrete anche per lui, a suo beneficio.
Tutto è collegato. Tout se tient.
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