Dialogo dei ragazzi morti
- Autore: Francesca Caminoli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Francesca Caminoli (Lecco 1948) è vissuta a Milano fino ai trentaquattro anni, lavorando come giornalista per il Corriere dell’Informazione, e partecipando attivamente alla vita cittadina, allora ricca di fermenti e di propositi di cambiamento. Trasferitasi in Toscana con il marito e i figli, ha continuato il suo impegno civile in favore delle situazioni di povertà, disagio culturale, oppressione politica. Nel 1999 pubblicò presso Jaca Book Il giorno di Najram, reportage sulla guerra in Serbia; a questo primo libro seguirono per la stessa casa editrice altri volumi, tutti incentrati su temi sociali.
La sua opera più struggente è stata Viaggio in Requiem (2010), che racconta un percorso compiuto in Puglia sulle tracce del figlio Guido, pittore, suicida a 30 anni: un ritorno al privato più doloroso, ma sempre con l’intenzione esplicita di comunicare agli altri una vicenda personale che sapesse farsi insegnamento per tutti.
Da poco Francesca Caminoli ha firmato un romanzo, Dialogo dei ragazzi morti, che ha il sapore di una favola, di un’invenzione fantastica polifonica, animata da diversi personaggi, umani e celesti, e ambientata nei luoghi più disparati della terra, degli inferi e di un leggendario eliso. Si tratta ancora di un omaggio al figlio, una sorta di varie scene ad incastro, in cui l’autrice-mamma utilizza sette racconti scritti da Guido per introdurre altrettanti viaggi metaforici dell’anima.
Sei ragazzi e una ragazza, tutti indicati da un numero cardinale, dall’uno al sette, si ritrovano in un altrove idilliaco, sulle rive di un lago, immersi in un’atmosfera sospesa e rarefatta, ma asettica e monotona. Sono tutti amici, con storie di solidarietà e inquietudini simili, che nelle loro brevi esistenze si erano interessati alla musica e all’arte, nel tentativo di creare momenti di aggregazione comunitari, occupando edifici dismessi per ricavarne centri sociali. Nel giro di pochi anni, le loro vite mortali si erano concluse tragicamente, alcune per morte volontaria, altre per tragici incidenti. Questi ragazzi-fantasma decidono di uscire dal loro limbo sovrannaturale per portare la recuperata voglia di vita là dove è carente nell’universo:
Inventiamoci qualcosa…rompiamo gli schemi. Volevamo cambiare il mondo laggiù e non ci siamo riusciti. Proviamo a farla qui la nostra rivoluzione.
Gli squarci narrativi scritti da Guido (brevi, impressionistici, immaginosi) immettono in altrettante incursioni verso differenti ambienti terrestri (deserti e vulcani, Parigi e Firenze, Sud America e India), a incontrare le persone più emarginate e disperate, vaganti tra miseria e trasgressione, droga e inquinamento, amore e violenza.
Qual è il messaggio di queste giovani ombre, la loro utopia di riscatto? Si tratta di sette persone che hanno vissuto con una “sensibilità dilatata… senza pelle”, assumendosi empaticamente l’angoscia del vivere altrui, quasi catalizzatori del male e del dolore di tutti. Attraverso “percorsi indecifrabili”, dall’aldilà vogliono riscattare la sofferenza patita e inferta, facendo riscoprire la gioia a chi è rimasto nel mondo, e vaga confuso, rabbioso, senza meta. Nei loro viaggi si interrogano e interrogano vecchi, bambini, donne abitanti nelle latitudini e nelle condizioni più estreme, sui valori morali e sulle ingiustizie, sui desideri e sugli imperscrutabili disegni divini, nel generoso tentativo di convertire i viventi al bene a alla felicità.
Ci riescono, alla fine della favola? Forse solo per un breve momento, in cui tutto viene illuminato da variopinti arcobaleni spruzzati con bombolette spray sui muri delle fabbriche, nelle metropolitane, sui marciapiedi di squallide periferie, che improvvisamente risplendono in un’atmosfera benevola e purificata.
Dialogo dei ragazzi morti
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