Dictator. Il nemico di Cesare di Andrea Frediani

49 a. C. Giulio Cesare è nella Gallia Cisalpina ospitato dai locali assiste a scontri tra gladiatori e partecipa a sontuose cene con tutti i suoi fidi comandanti. Grandi dubbi a preoccupazioni assillano il grande condottiero che ha sottomesso la Gallia. Dopo anni e anni di guerre nel Mediterraneo, in Iberia, in Gallia, in Germania ed in Britannia non è ancora riuscito a vincere la diffidenza dei potenti di Roma. Dove aver contribuito ad espandere i possedimenti di Roma conquistando sterminati territori come nessun altro prima di lui non ha mai avuto l’onore di essere celebrato con un trionfo. La delusione è grande e Cesare è convinto di meritare molto di più. Si trova dunque a risolvere un dilemma, accettare le condizioni dei suoi oppositori e rinunciare a tutto ciò che ha ottenuto con duri sacrifici oppure sfidare Roma, contrastare ciò in cui ha sempre creduto, andare contro il suo stesso credo, le sue stesse origini. Deve, giocoforza, abbandonare la prima ipotesi e con coraggio compiere il sacrilegio di invadere le sue stesse terre, iniziare una terribile e sanguinosa guerra civile. E’ stato costretto a farlo e non si tirerà indietro convinto di essere nel giusto, convinto di avere sempre servito fedelmente Roma ed i suoi secolari valori. Le danzatrici entrano nella grande sala del banchetto ma Cesare non le degna di uno sguardo, gli interlocutori lo invitano a rispondere alle domande fondamentali relative alle sue future decisioni ma lui non risponde. Questo non è Cesare, pensano alcuni. Sembra un uomo con la testa altrove, sembra un perdente. Ma questa apparente abulia non è altro che la quiete prima della tempesta. Con una mossa ardimentosa, che solo lui poteva condurre, decide in gran segreto di attraversare il Rubicone con la sola XIII legione e di invadere la penisola fino a Roma. Un’azione che rimarrà nella storia, una decisione che solo un uomo poteva prendere. Attorniato dai luogotenenti sferrerà l’attacco al nemico Pompeo e al vecchio amico Tito Labieno che è passato nella fazione opposta. Guarda uno ad uno i suoi generali e consiglieri esaminandone le virtù e i difetti. Da Aulo Irzio a Marco Antonio. Da Scribonio Curione a Quinto Cassio Longino ed Asinio Pollione. “E’ ora. Si getti il dado!” gridò.

Un bellissimo romanzo storico che segue “L’ombra di Cesare” e che descrive in modo dettagliato la terribile guerra civile tra Cesare e Pompeo che sconvolse la Roma repubblicana. Intrighi e attività diplomatiche, incomprensioni e tradimenti di palazzo, combattimenti e strategie militari. Il duello tra Ortwin, guardia del corpo germanica di Cesare e Quinto Labieno, figlio di Tito, che anelano alla stessa donna: la principessa Veleda. Infine la grandissima battaglia di Farsalo restituirà a Cesare lo scettro di padrone assoluto del mondo allora conosciuto. L’autore ci stupisce ancora una volta per l’assoluto realismo e conoscenza con cui descrive le battaglie tanto che sembra di partecipare a quegli inauditi scontri tra orde di uomini nati per combattere!