La guerra infinita
- Autore: Andrea Frediani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Domanda da recensore in vena di curiosità: è migliore l’Andrea Frediani saggista, il divulgatore di argomenti tecnico-storici o lo scrittore di narrativa d’azione, a mano armata di gladio e in calzari? Non ci sarebbe nemmeno da rispondere, perché in tutte le vesti si eleva oltre la media degli scrittori. I lettori ne avranno una prova nel romanzo più recente, La guerra infinita (9.90 euro nella versione cartacea con copertina rigida, 4.99 l’ebook), pubblicato a fine maggio 2019 da Newton Compton, che detiene da oltre due decenni i diritti di una firma prestigiosa, nota anche agli appassionati di storia che sfogliano le riviste specializzate più diffuse in Italia.
Il debutto nel mondo editoriale risale al 1997, quando la casa editrice romana propose il primo titolo all’allora 34enne laureato in storia medievale. Si trattava di un saggio, Gli assedi di Roma, col quale vinse subito il premio Orient Express per la sezione romanistica, assegnato l’anno successivo.
Va detto che intanto aveva pubblicato tre Dossier Giunti, sul Sacco di Roma, la figura di Attila e l’assedio di Costantinopoli nel 1453. C’è un altro particolare, che avrà un certo significato per i meno giovani: Andrea è stato tra i collaboratori di un settimanale, in edicola per 57 anni e molto popolare tra i bambini e adolescenti, “il Monello”, oltre duemila uscite tra il 1933 e il 1990, con l’aggiunta dal 1970 di articoli di attualità musicale alle strisce comics e alle serie a fumetti.
L’attesa per vedere Frediani misurarsi con la narrativa è durata un decennio. Per la prima esperienza nel genere si è indirizzato verso le vicende dell’antica Grecia, 300 guerrieri. La battaglia delle Termopili (prima edizione Newton Compton nel 2007), best seller al settimo posto tra i romanzi italiani più venduti.
Si è sentito attratto dalla storia fin da bambino e quella di Roma, in particolare, conserva un notevole ascendente sulla sua sensibilità di capitolino moderno. Sostiene che i romani di oggi abbiano ereditato tutti i vizi ma non le virtù degli antenati che conquistarono il mondo antico. Manca la fermezza di perseguire un destino comune mantenendo coesione e rigore morale, non si punta tutti verso il bene collettivo. Sotto questi aspetti, i veri eredi degli antichi romani sarebbero gli inglesi, a suo avviso.
Quella sui valori della civiltà di Roma e del suo popolo, ab Urbe condita fino alla caduta dell’impero nel 476, è una considerazione che conduce nel vivo della nuova vicenda e quindi nel pieno della ribellione dei Celtiberi, in Spagna, nel 137 avanti Cristo. Il centurione veterano Muzio Spurio incarna il meglio della tempra dell’uomo romano di allora. La sua severità di primo ufficiale della Legione e l’integrità morale sono proverbiali, vengono portate ad esempio tra tutte le armate repubblicane stanziate in Iberia. Rude, coriaceo, essenziale nella condotta improntata in ogni occasione alla lealtà, alla saldezza dei valori ed al coraggio oltre le forze, Muzio si meraviglia di come Roma sia stata capace di piegare nemici agguerriti come i Cartaginesi - ed ora di avere la meglio su guerrieri irriducibili come i Celtiberi – visto che le buone truppe legionarie vengono guidate da generali tronfi, grassi, goffi e imbelli come il pretore Mancino. Il comandante lo ha convocato nella tenda principale, stracolma di arredi non militari, traboccante di suppellettili del tutto superflue in una campagna di guerra contro una tribù ribelle che si batte sanguinosamente contro i conquistatori italici. Comunica a Spurio che la domanda di congedo dalle armi per anzianità di servizio, presentata al predecessore, è stata convalidata dal Senato. Trentadue anni nelle Legioni possono avere una conclusione onorata, come Muzio si aspettava. Certo, questo significa abbandonare dei bravi combattenti nelle mani di un generale inconcludente, ma il centurione non aspetta altro che mettere fine “a quel marciume”, pur consapevole di lasciare i soldati alle prese con nemici terribili, le cui mogli e figli sembrano ancora più feroci.
A proposito di ferocia, dall’alto della sua conoscenza approfondita della storia,
Frediani non risparmia momenti forti. Del resto le guerre spargono sangue e le rivolte scatenano orrori. Nel confronto spietato tra i romani assedianti e i Celtiberi assediati, gli uni lanciano con le baliste oltre le palizzate le teste mozzate di cento iberici e dagli spalti vengono fatte rotolare cadono nella scarpata quelle dei Legionari prigionieri decapitati.
Intanto, Nevia, la figlia di Spurio, va in sposa, rimpiangendo di non godere ancora una volta della presenza del padre. Invece Muzio sopraggiunge a sorpresa. Oltre alla ragazza ha due gemelli, molto più piccoli: desiderava con tutto il cuore di ritrovare la famiglia e Leuka, sua moglie da 17 anni, eppure non si sente felice. È nauseato dalla guerra, ma si sente inadeguato alla vita pacifica.
Non c’è pace, però, in quella terra iberica, dove i razziatori celtiberi approfittano del richiamo di tutte le truppe romane all’assedio di Numanzia.
Mentre Muzio è a caccia, la sua villa viene assalita, schiave e schiavi di ogni età trucidati, i gemelli rapiti. Con Nevia e l’anziano amico di sempre Arrio, si mette sulle tracce della banda.
Il conflitto israeliano-palestinese. Alle origini di una guerra infinita. Dalla nascita dello stato di Israele alla guerra del Kippur, dalla prima Intifada alle stragi di Hamas
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