Roma Caput Mundi. L’ultimo pretoriano
- Autore: Andrea Frediani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Pannonia, 285 dopo Cristo. La legione combatte, scudo contro scudo, davanti alle sue insegne. Sangue e sudore bagnano le armature, ma non sono nemici quelli che schierati di fronte sul fiume Margo. Sono Romani e si affrontano per il dominio dell’impero. È guerra civile, l’ennesima per Roma: venti imperatori in meno di cinquant’anni, tutti saliti al potere con la forza. I rovesciamenti non si contano al tempo in cui si svolgono le vicende di una nuova saga, avviata da Andrea Frediani con “L’ultimo pretoriano”, dal 3 marzo 2016 in libreria, pubblicato da Newton Compton (pp. 475, euro 12,00). È il primo romanzo della trilogia “Roma Caput Mundi”, che lo scrittore romano dedica all’epoca dell’imperatore Costantino.
Sesto Martiniano è al primo combattimento, ha completato da poco l’addestramento quadrimestrale e si trova in linea, con le reclute del ceto basso, ma solo per un periodo di formazione. Il rango senatoriale lo condurrà in breve alla carriera da ufficiale che gli spetta, sarà tribuno.
La sua armata sta prevalendo contro il pretendente Diocleziano. Sul campo stanno vincendo le armi dell’imperatore Carino, un “idiota”, perfino secondo i suoi generali, un tiranno e satiro crudele che tiene in ostaggio Elena e Costantino, concubina e figlio del governatore della Dalmazia, Costanzo Cloro. Tocca a questi ora, con il collega Galerio, andare a decidere la battaglia a favore di quell’altro incapace di Diocle. I due raggiungono infatti Carino e lo fanno uccidere dalla sua stessa scorta.
Anche dalla parte avversa accordi segreti spingono qualcuno a tradire Diocleziano. Un suo condottiero, Osio, sta per assicurare il successo di Carino: il tradimento è una costante in quegli anni bui di Roma, quando si dovrebbero rivolgere le forze contro la minaccia esterna dei barbari, che premono ai confini, invece di perdersi nella scelta del partito che potrebbe vincere l’eterna guerra interna.
La morte dell’imperatore risolve lo scontro e Osio ha quindi l’urgenza di cancellare le prove del suo complotto, di cui nell’altro campo è al corrente solo il dignitario Minervio. Fa in modo di farsi inviare per primo nel centro abitato con un reparto di ausiliari barbari e potervi fare strage del cortigiano e di tutti i civili, senza risparmiare donne e bambini. Il pretesto è che la corte aveva già eletto un nuovo imperatore contro Diocle, ma Martiniano - che non sa ancora di aver perso nella mattanza il padre, un innocente senatore – entra in Margum attratto dalle urla dei morenti e salva una tredicenne bionda, Minervina. Altro superstite è solo Costantino, piccolo ma già maturo, che a sua volta ha tenuto al sicuro la mamma Elena.
In pochi minuti tantissimi voltafaccia, ma il risultato è sempre lo stesso: sangue.
Undici anni appresso, la fanciulla, ora donna bellissima, è in Britannia, sotto la tutela proprio di Osio ed è sposa dell’anziano Alletto, uno dei tanti imperatori che si spartiscono il territorio imperiale, fin troppi, tra Augusti come Diocleziano e Massimiano, Cesari come Costanzo e Galerio ed altri acclamati dalle truppe. Roma non è più il centro del mondo, diviso in un impero d’Oriente ed uno Occidente e dovunque è sempre lotta di romani contro romani.
Nelle prime pagine e nella strage in Pannonia si vedono visti in azione i protagonisti e si ha modo di entrare nel clima delle alleanze precarie e infedeli, delle cospirazioni e tradimenti che nutre quei tempi dell’Urbe. Culmineranno nella battaglia di Ponte Milvio e nell’Editto di Milano, col quale Costantino eleva quella cristiana a muova religione di Stato, mettendo fine all’età degli dei pagani sui colli fatali.
A ridosso del 300, Martiniano non è diventato ufficiale superiore. A causa della morte del padre e delle sue inutili proteste contro Osio è fermo al grado di optio, vicecenturione. La sua condotta nel nuovo sbarco in Britannia gli merita l’arruolamento tra i pretoriani, guardia d’onore degli imperatori, un corpo scelto, malvisto dalle altre truppe che li accusano di combattere poco e di godere di troppi privilegi, a cominciare da una paga migliore.
Osio intanto non si smentisce. Tradisce Alletto, lo uccide e fa saccheggiare Londra dai suoi Celti, presentandosi invece come difensore della città e dell’imperatrice.
I due giovani si ritrovano.
“A quanto pare, hai l’abitudine di salvarmi, Sesto Martiniano.”
Quella bella e dolce bambina era diventata una magnifica donna, la creatura più incantevole che avesse mai visto. Minervina andava verso di lui con un sorriso radioso e un incedere leggiadro e aggraziato. comprese che l’avrebbe amata per sempre.
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