Dolori
- Autore: Zhao Lihong
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Dolori, ultima silloge del grande poeta cinese Zhao Lihong (Samuele Editore, pp.140, 2024), curata e tradotta da Flaminia Cruciani e Marco Sonzogni, ricorda il dolore umano e cosmico di Giacomo Leopardi.
Bellissimo scoprire affinità elettive che sorpassano tempo e spazio.
Come prefazione è stata scelto un testo del poeta arabo Adonis, dal titolo Il male di vivere, espressione ripresa da Montale.
Adonis afferma di non sapere donde venga il dolore, rincorre la ricerca del piacere come unico antidoto e cita Feuerbach:
“La reale religione è il piacere puro”.
Possiamo accondiscendere, dato che la ricerca, anzi rincorsa del piacere è un moto istintivo universale, ma non sembra questa, o non principalmente questa, la tematica del libro e neppure l’antidoto di Zhao Lihong.
Peccato che Adonis dimentichi totalmente Buddha, mentre il poeta cinese è intriso di buddhismo, specialmente di zen e zazen, come vedremo.
Ma anche Leopardi è buddhista nelle sua conclusione di vita e di poesia; pensiamo alla grande solidarietà e compassione contenute nella sua Ginestra, testo così vicino alla lirica della sciarpa di seta di Zhao, che genera brividi nel cuore:
"Sfiorando la sciarpa di seta sul petto / penso al baco che sputa seta sull’albero di gelso / quelle creature auto-mummificanti / sognavano di balzar fuori dai bozzoli e di librarsi in alto / invece sono state bollite”
Il poeta scrive in prima persona, ma il suo io è l’io universale kantiano.
Di fronte al dolore non solo lo vede per noi, ma lo assimila, lo mangia, lo beve, lo sente con un timpano dilatato collettivo. Opera quanto compie la psicanalisi occidentale, che non evade dal dolore ma tira fuori il trauma, si occupa del ritorno del rimosso, per superarlo.
Come supera il dolore Zhao? Intanto tenendo la schiena dritta:
“dritta... dritta... dritta! / la mia spina dorsale così curva […] dritta dritta dritta / la mia spina dorsale ancora da spezzare”
Così vuole lo spirito. È la posizione essenziale dello “zazen”. Poi, dopo aver pianto tutte le lacrime possibili, legate alle perdite e alla fugacità del tempo, recupera l’attimo rendendolo eterno con una magnifica visione:
“[…] come vene di una pianta / le memorie delle lacrime / s’irradiano frammenti di ricordi / in una foglia eterna di begonia”
Ancora simile al Leopardi de L’infinito: "E mi sovvien l’eterno".
Va oltre la morte quando sogna un adolescente affogato, che viene a chiedergli se lo ricorda ancora. Erano stati coetanei.
Qui la morte, oltre che un abisso, è vista come:
“un lontano fuoco tremolante / un giardino pieno di fiori di ciliegio sbocciati / un profumo lussuoso ed esotico che aleggia”
Il tempo per lui non è lineare, ma circolare. Attende la rinascita ciclica come si attende il canto del gallo mattutino o la nascita di un neonato. Il sogno rivela la verità della vita:
“Certo ti riconosco / i ricordi diventano accessibili a metà sogno / il sogno nel sogno / la verità che sorvola lo spazio-tempo / e torna a quel giorno d’estate dell’infanzia”
Torna in più testi anche il padre defunto.
Verità che fa del sogno:
“l’infinitesimale ingigantito per un attimo / un indizio misterioso”
Non mancano le tenere parole d’amore. Una donna si paragona a un flauto di bambù e canta:
“Aspetto le tue labbra / aspetto che il tuo respiro tenero e appassionato / entri nel mio corpo”
“Eros” e “Thanatos”, secondo Freud.
È intelligente e critico riguardo all’uso delle mascherine come protezione dall’inquinamento.
“Come può una mascherina fragile / tenere fuori la polvere /che trova sempre un modo di infilarsi”
Intreccia sempre la vita sociale con quella interiore, diventando completo. Si identifica con la sua ombra, icona dei vivi. Come non rimembrare qui Pascoli, la sua concezione del sogno, “Il sogno è l’infinita ombra del vero” (sta in Poemi conviviali).
Chiede alla luce se può condurci verso il cielo; toccando un raggio luminoso impalpabile la mano diventa di un colore rosso acceso “fondendosi con la luce stessa”.
Siamo la luce. È qui che il dolore viene trasceso. Pur restando dolore, ma siamo tutti in tutto, tutto è compresente:
“Su un luminoso letto nuziale”
Per morire e rinascere continuamente. I vecchi tornano bambini, le rughe spariscono, il ciclo non ha fine. Lo sbocciare è:
“Come le mille mani del bodhisattva”
L’illuminato che sa. Anche il poeta ha compreso, dopo tanti tormenti:
“Sì il dolore è la chiave di volta / su cui sorgono dimore di gioia”
Le poesie di Zhao Lihong sono tradotte in numerose lingue. L’autore ha ricevuto premi nazionali e internazionali. È Presidente del Comitato Artistico del Festival Internazionale di Poesia di Shanghai.
Dolori
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