Dove eravate tutti
- Autore: Paolo Di Paolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2011
Leggere questo insolito romanzo di Paolo Di Paolo, pubblicato nel 2011 da Feltrinelli, è come rileggere gli ultimi 15 anni della storia sociale e politica del nostro paese vista con gli occhi di un figlio trentenne, ma anche di una madre di famiglia, di un professore di italiano e storia appena andato in pensione, di una classe di liceo in gita scolastica, di un eterno studente che non riesce a concludere gli studi universitari. Un romanzo di formazione a più voci, dove crescere e maturare, essere consapevoli di sé e saper cambiare, leggere il passato e progettare il futuro sono attitudini comuni ai diversi personaggi, qualunque sia la loro età. La storia si svolge intorno ad una tradizionale famiglia italiana: Mario Tramontana, professore di lettere con un saggio di storia pronto da pubblicare nel cassetto; sua moglie Lucia, casalinga tradizionale, il cui quotidiano faticoso lavoro emerge solo durante una sua improvvisa partenza; Italo, l’io narrante, nato alle fine degli anni ottanta, ma divenuto consapevole di sé solo nel 1993.
”L’estate di quell’anno fu l’ultima della mia vita incosciente [...] Il ’93 era cominciato con l’arresto di Totò Riina [...] e si parlò dell’entrata in politica dell’imprenditore milanese Silvio Berlusconi [...] Già per il mio esame di licenza elementare, l’imprenditore, editore, ormai politico, era presidente del Consiglio”.
Già, è questo il centro del libro: un’intera vita alla presenza incessante e ossessionante di un solo uomo politico come capo del governo.
Il berlusconismo è fenomeno studiato ed analizzato da numerosi saggi e romanzi: penso ad esempio al fulminante “La battuta perfetta” di Carlo D’Amicis o a “Berlusconi passato alla storia” di Antonio Gibelli. Qui però Di Paolo porta la sua cultura, la sua esperienza, le sue molte letture, le appropriate citazioni nella ricostruzione puntuale di un’epoca di cui nulla tralascia. La parte più interessante è la psicologia del protagonista, i suoi modi di pensare, di relazionarsi con la famiglia, con le ragazze, con la propria infanzia, con il mondo della scuola, dell’università; la parte più incisiva del libro è quella che tenta di raccontare il rapporto tra padre e figlio: Mario Tramontana ha avuto un rapporto difficile con un alunno dell’ultimo anno di liceo, Thomas (con l’acca) Marangoni, piercing sull’occhio, gomma da masticare in bocca, cappello con visiera, sbadigli continui in faccia all’insegnante… insomma la descrizione perfetta dell’alunno difficile, provocatorio, aggressivo. Il professore finisce per investirlo con l’auto, provocandogli una contusione alla gamba che può sfociare in una denuncia per lesioni. In realtà c’è qualcosa di più dietro questo apparente incidente, che la storia raccontata da Paolo Di Paolo mette a fuoco con lucidità, scandagliando le conseguenze che l’incidente ha scatenato nella apparentemente tranquilla vita familiare, che ne esce fortemente compromessa.
Nel libro emergono le contraddizioni della generazione dei trentenni, le crisi adolescenziali, l’impoverimento culturale che va di pari passo con lo svuotamento della vita politica, la crisi dei ruoli nei quali ciascuno dei protagonisti si sente sempre più stretto. L’unico appunto che mi sento di fare al romanzo di Paolo Di Paolo è una certa frammentarietà della scrittura, che alterna pagine davvero riuscite ad altre dove l’unità degli intenti narrativi sembra perdersi dietro a dettagli non tutti efficaci, ad episodi meno significativi, a divagazioni non sempre centrate. Molto delicata e davvero ben scritta la parte che l’autore dedica alla vita di coppia dei genitori, dei quali ci si rifiuta di accettare la vita affettiva, la sessualità, la possibilità del tradimento, e non si ammette l’assenza, la fuga dalle proprie responsabilità codificate. Commovente nelle ultime pagine il rapporto invertito tra padre, balbettante sulla tastiera del computer sicuro di aver perso definitivamente il file che contiene il suo saggio di storia, rifiutato dalla casa editrice, e figlio, che diviene “maestro” perché padrone della tecnologia che il “professore” non è in grado di dominare: scene di vita quotidiana in ogni famiglia italiana, in ogni classe di scuola, in ogni contesto lavorativo.
Paolo Di Paolo legge un brano del libro durante la presentazione presso la Libreria Natyvi di Marino - 9 settembre 2011
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