Eravamo il suono
- Autore: Matteo Corradini
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Matteo Corradini, ebraista e scrittore per i più giovani, ci regala questo libro Eravamo il suono edito da Lapis, documentato, serio, ma anche molto attuale, leggero e adatto alle generazioni che si avvicinano ai temi della memoria, non sempre pronte a confrontarsi con l’orrore della Shoah.
Alma e Anita sono due tredicenni che stanno ancora attraversando l’adolescenza; una ha in bocca un lecca-lecca, l’altra esibisce l’ennesimo buco all’orecchio.
Hanno una brava e motivata prof, la Turritella, che ha intenzione di organizzare uno spettacolo teatrale per la Giornata della Memoria, a partire da una conchiglia, che, avvicinata all’orecchio, può far arrivare suoni sconosciuti:
Le cose del mondo hanno una storia, basta saperle ascoltare.
In parallelo alle avventure scolastiche delle due amiche, Corradini ci racconta quelle di otto giovani donne, musiciste, finite ad Auschwitz perché ebree ma non solo, di diverse età e provenienza, che attraverso una serie di casi fortunati, sa così si possono definire, furono scelte per far parte di un’orchestra tutta femminile, che avrebbe accompagnato i deportati che la mattina uscivano per il lavoro massacrante fuori del lager, oppure potevano fare dei concerti per gli stessi ufficiali delle SS, che amavano la musica e apprezzavano le esibizioni delle prigioniere.
L’orchestra era guidata da Alma Rosè, che era stata una raffinata violinista viennese, anche perché cresciuta con la musica in quanto nipote del grande Gustav Mahler.
Nell’inferno di Birkenau le storie di Anita, Fania, Esther, Claire, Zippi, Helena, Violette, e la stessa Alma, la direttrice, sono oltremodo commoventi.
Sottratte alle tragiche selezioni di Mengele, all’infermeria dove certamente si moriva, a lavori forzati impossibili da sopportare, alla fame e al freddo che le attanagliava, queste donne furono mantenute in vita, rifocillate, rivestite, dotate di scarpe per poter eseguire i loro concerti, dotate di strumenti musicali raccolti nel famigerato Canada, dove si trovava quanto era stato sottratto ai deportati: violini, violoncelli, fisarmoniche, contrabbassi, flauti traversi, mandolini, e poi spartiti, pagine bianche su cui comporre musica, leggii.
Uno stanzone riscaldato, tavoli, sedie, luci, matite, le ragazze copiste potevano pubblicare gli spartiti che la direttrice Alma componeva, arrangiava, per poi dirigere nei concerti impeccabili in cui si sarebbero esibite. Fania era stata una cantante che si esibiva nelle boites parigine e che poi, con l’occupazione nazista della Francia, si era unita alla Resistenza; anche Claire Monis era stata una cantante, attiva nella Resistenza, e ora colonna dell’orchestrina di Auschwitz, che era in competizione con l’orchestra di soli uomini.
Esther era stata una pianista, ma pianoforte al lager non c’era e si era adattata a suonare la fisarmonica; Violette, appena diciassettenne, separata dai genitori appena arrivata al campo, scalza e disperata, era stata soccorsa e salvata da Claire ed Helène, polacche, rumene, ma tutte parlavano francese, e le chiesero se conoscesse la musica.
Sono violinista
Aveva risposto la ragazza, “Violinista Violette” fu accolta nel gruppo.
Una orribile Kapò, la SS Maria Mandl, una vera belva assassina, proteggeva le orchestrali, imprevedibilmente, addirittura una volta le aveva accompagnate fuori del recinto del lager per una passeggiata e un bagno in un laghetto: incongruenze inimmaginabili di alcuni nazisti.
Gli allievi della prof. Turritella metteranno in scena la storia di questa straordinaria orchestra, e saranno le pagine finali del libro, che si conclude con gli applausi agli allievi e con la definizione che meglio descrive il lavoro di Matteo Corradini:
L’orchestra femminile di Birkenau è una conchiglia sulla spiaggia. Puoi chinarti a raccoglierla. Portala all’orecchio. Ascoltala.
Tutte le storie raccontate nel libro sono vere: tranne Alma Rosé, morta misteriosamente dopo un’esibizione per gli ufficiali nazisti. Tutte le altre musiciste sono sopravvissute al lager di Birkenau e molte di loro, infaticabili testimoni con la loro musica, hanno raggiunto età molto avanzate: Zippi è morta a 99 anni, Violette a 88, e la polacca Helena a 102!
Eravamo il suono
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