Etica dell’acquario
- Autore: Ilaria Gaspari
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2015
“Anche se lei era lì curva e scarmigliata nella toga della laurea e ciabattava per la casa in un paio di pantofole scalcagnate (…) mentre io invece ero tutta moine (…) e avevo il rossetto in tinta con lo smalto delle unghie, eravamo la stessa persona. La stessa ossessione ci aveva divorate”.
Questa è una storia fatta di ricordi, di memorie a lungo termine, di attimi fugaci ma vissuti troppo intensamente. È una storia di conflitti e delusioni, di rancori e di quiete, ma soprattutto è la storia di una vorticosa ossessione.
Tutto ciò è racchiuso nelle 191 pagine dell’ Etica dell’acquario (Voland, 2015), romanzo d’esordio della giovane Ilaria Gaspari, diplomata in Filosofia alla Scuola Normale di Pisa. Particolare non indifferente, perché è proprio alla Scuola di Pisa che la vicenda del libro è ambientata.
Sembrerebbe una storia come tante altre quella di Gaia, la protagonista, insieme ai suoi amici di sempre: Marcello, Cecilia, Leo, Matteo e Virginia. Eppure sotto la calma apparente di quelle vite inghiottite dal capoluogo toscano, si celano i misteri delle trasformazioni incompiute.
Dopo dieci lunghi anni, durante i quali ognuno di loro ha tentato di cucirsi una vita che potesse andar bene sempre, anche quando avrebbero voluto solo tornare indietro per riprendersi ciò che erano stati, Cecilia, Leo, Marcello e Gaia sono costretti a tornare lì dove tutto aveva avuto inizio, a Pisa. Virginia è morta, ma forse non si tratta di suicidio, così come era sembrato inizialmente. Forse c’è qualcosa di più e qualcuno di loro, Gaia, probabilmente è a conoscenza di qualcosa che tutti gli altri non sanno.
Gaia è una donna egocentrica, estremamente vanitosa, consapevole e allo stesso tempo colpevole della propria bellezza, ritenuta un peccato mortale nell’ambiente universitario della Scuola: gli studenti della Normale sono coloro che hanno riscattato la bruttezza esteriore con la sublimazione di uno studio matto e disperato, uno studio rabbioso, folle, accorato, che facesse da contraltare ad uno sgradevole aspetto. Sono loro a possedere lo scettro nella Scuola, sono loro a sedere sul trono della vendetta e a condannare, a suon di risatine e crudeli pettegolezzi, il bel malcapitato, orrore di vanità e di presunta carenza intellettiva.
Gaia è proprio una delle vittime destinate ad annegare nell’acquario di ipocrisia e malvagità, nel quale nuotano pesci silenziosi, eppure così pronti all’attacco, pescecani dall’aspetto misero e malaticcio, che da tempo covano la loro vendetta, mentre affilano i denti da affondare nel corpo languido e sensuale del loro nemico di sempre.
Ma c’è qualcosa di più, qualcosa che va oltre il pensabile, qualcosa che scardina i congegni del terrorismo psicologico degli studenti più grandi sulle matricole, qualcosa che ha a che fare unicamente con Pisa, con una città sospesa nell’aria, e con la Scuola, con la patina oleosa e avvolgente che contiene, ingabbiandole quasi, tutte le vite che sono al suo interno, escludendole dal mondo esterno. Come pesci dubbiosi e affamati, gli studenti della Normale navigano nelle acque limacciose di un luogo che ha cristallizzato gli attimi della vita vera, intrappolando le emozioni tra le mura di un collegio che ormai non esiste più, mostro senza più finestre né porte, corpo senz’occhi e senza bocca.
Sono costretti ad immergersi nuovamente nel passato i protagonisti dell’ Etica dell’acquario, rivangando segreti, misteri e un passato ingombrante. Bisogna dire, però, che il passato non sembra mai davvero passato, anzi non lo è, all’effettivo: è voce lugubre di un presente incerto, nenia sofferente dell’infelice, di quella Gaia incompleta che trova la sua parte mancante solo lì, a Pisa, vicino all’amato Marcello.
La verità galleggia indisturbata nell’acquario sotto il cortile della Scuola, mentre l’immagine di Virginia è riflessa nell’acqua: sotto la luce azzurrognola di un novembre pisano Gaia crede di tornare da Marcello, crede di ritrovare ciò che aveva perso, e invece torna, a distanza di anni, dalla sua ossessione, Virginia. Sono lo stesso volto di due follie diverse, Gaia e Virginia: consumate l’una dall’odio l’altra dall’amore, e dall’odio che si trasforma in paura e dipendenza, mentre l’amore assume i contorni del rancore e della pazzia. Virginia ama Gaia, ma Gaia ama solo Marcello: non c’è posto per due sentimenti così diversi, unici nel loro genere. Si odiano queste donne, di un amore sordo e disperato, mentre guardano in direzioni opposte, eppure congiunte, perché possiedono la stessa anima lacerata, la stessa urgenza di combattere nel mondo per rivendicare uno spazio legittimo.
Gaia gioca con la vita, sfida il tempo che scorre ma non la intacca, annaspa nell’acquario per abbeverarsi di attimi di immortalità, ma il suicidio improvviso ed inaspettato di Matteo, quel 19 novembre di dieci anni prima, la riporta alla realtà: Matteo è il simbolo della vita all’interno del romanzo, vita che scorre come il fiume che l’ha inghiottito. Vita che non si arresta, non si ferma, magnifica nelle sue imperfezioni, completa nelle sue mancanze, forte delle sue debolezze, esattamente come lo era Matteo. Ma è proprio quando la vita non viene compresa che va incontro alla distruzione, trasformandosi in morte.
E così è stato per Matteo, ma lo è stato anche per Gaia che, dopo la festa di laurea, decide di seppellire tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento, di seppellire perfino se stessa sotto uno spesso strato di plastica dura: bisogna scacciare il dolore e nascondere le cicatrici che l’acquario ha lasciato e l’unico modo per farlo è sacrificando la vita stessa. Matteo era morto e con lui moriva la Vita, anche quella di Gaia, mentre fioriva un senso di colpa atavico, già precoce germoglio incompreso.
Etica dell’acquario di Ilaria Gaspari è un romanzo scolpito nella pietra, un esordio che non lascia dubbi: all’originalità della trama segue una scrittura che alterna momenti di delicatezza ad attimi di crudeltà senza scampo. E tuttavia la penna della Gaspari colpisce senza ferire, poiché appare sospesa in un limbo liquido e soffice, proprio come se nuotasse anch’essa nell’acquario della Scuola. In questa altalena di vicende presenti e di ricordi che risalgono a dieci anni prima, la scrittrice punta i riflettori su una vita sdrucita e incompleta, quella della protagonista, ma offre la mano anche all’ossessione di Virginia, l’alter ego oscuro di Gaia.
La fissità dell’esistenza di Gaia, la sua bellezza fredda e cristallizzata nel tempo, così come sono cristallizzate e prive di calore le emozioni, le sensazioni e anche i dolori, vengono dipinte con asciuttezza ma con estrema precisione dalla giovane autrice, senza fronzoli, ma in modo elegante e nondimeno poetico.
Un romanzo che trascina il lettore in un vortice godibilissimo: un giallo che si snoda in queste pagine che vanno oltre la semplice narrazione, mentre disegna un profilo psicologico dei suoi personaggi degno dei migliori classici della Russia ottocentesca.
Etica dell'acquario
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