Falange armata di Carlo Lucarelli

Falange armata di Carlo Lucarelli è uno di quei casi letterari che, all’epoca dell’uscita, vengono quasi snobbati, magari idolatrati soltanto dai pochi affezionati al genere o all’autore.
Poi la tv, sensuale e provocatrice, lo ingloba al suo interno, ne fa una fiction di successo e, anni dopo il debutto, l’opera viene osannata e innalzata sugli scudi, com’era giusto che fosse dall’inizio.
L’Ispettore Coliandro, protagonista di questa storia e della fiction televisiva, è sovrintendente (in questa storia deve ancora essere promosso) ed è relegato a incarichi di scarsa importanza, per non dire umilianti.
Un banale turno di guardia allo stadio. Ma sì, qualche cazzotto, magari una spranga che fende l’aria, ma nulla più…
Arrestano un ragazzo che, per salvare la buccia, inizia a parlare di un professore, di un francese…
Ma chi gli crede? Di sicuro non il collega di Coliandro e nemmeno la ragazza che è di pattuglia con loro. Figuriamoci poi Coliandro, che si fa sempre scivolare le cose…
Poi il collega muore. Ok, ci può stare. Una fuga di gas e anche la ragazza ci lascia. E qui il sospetto inizia a insinuarsi… Poi Coliandro, con la sua GT Turbo, esce di strada, per colpa di un dado fissato male al volante.
Ragazzi, qui c’è da cominciare ad aver paura…
Chiaramente nessuno ha collegato le cose e Coliandro sarà costretto a chiedere aiuto a Simona (pardon, Nikita) per districarsi in un groviglio che rischia di soffocarlo.
Aggiungete sparatorie, battute sarcastiche, inseguimenti, sprazzi d’amore e sensualità e mescolate il tutto con lo stile narrativo di Carlo Lucarelli.
Il risultato?
Una storia che vi farà sorridere ma anche sobbalzare sulla sedia, facendovi rovesciare il cocktail che vi eravate così meticolosamente preparati.
Un cocktail di emozioni, questo è il modo perfetto per descrivere questa storia.
Una storia che ascolterete con piacere e che non scorderete tanto in fretta, ecco la reale forza di Lucarelli.
E non vedrete l’ora di leggere la prossima vicenda.
Chissà che s’inventerà Coliandro… pardon, Lucarelli…