Fiume invisibile. Poesia e prosa di gioventù
- Autore: Pablo Neruda
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Poesia
Pablo Neruda, pseudonimo di Neftalí Ricardo Reyes Basoalto, cileno, premio Nobel per la letteratura nel 1971, è poeta amatissimo da più generazioni. Universale, parla semplicemente e chiaramente al sentire di tutti, trattando temi eterni che fanno fremere e pensare: il dolore degli umili, il dolore della solitudine, il dolore della perdita, la subitaneità della morte che azzera le aspettative, la speranza, la bellezza della natura divina, la felicità appagante dell’amore, la glorificazione della donna come dea.
Il poeta inizia precocemente a comporre, la sua prima lirica risale al 1918, quando aveva 14 anni. Poeti si nasce. Pablo raccolse le sue composizioni, rimate, spesso sonetti, in tre quaderni scolastici, divenuti proprietà della sorella. È la moglie Matilde Urrutia a volerle pubblicare, ed ecco Fiume invisibile. Poesia e prosa di gioventù (Sugar Edizioni, pp. 285, 1980); è il fiume della passione e del vitalismo che scorre nel sangue, tradotto dallo spagnolo da Savino D’Amico. È un libro prezioso per entrare nell’universo poetico dell’autore, già delineato nella giovinezza.
In quegli anni Neruda canta soprattutto la solitudine dell’adolescente affamato d’amore, divenendo il prototipo dell’umanità, sempre bisognosa di unione, mai pienamente realizzata. La sera con la luna e il buio rappresentano il momento esistenziale predominante, momento di spleen, tristezza, affiancato però dalla luce diurna, da fiori esuberanti, rose, dalla musica ininterrotta dei ruscelli, dalla primavera attesa e goduta.
È notte: medito triste e solo / alla luce di una candela scintillante / e penso all’allegria e al dolo, / alla vecchiaia stanca / e alla gioventù gagliarda e arrogante.
Nella capacità di essere “totale” sta la sua genialità, condita di compassione e profonda partecipazione a ogni realtà.
Straziante è la rappresentazione dell’albero vecchio, prossimo alla fine, da cui spuntano due foglie verdi, ultima illusione. Straziante il ragazzo diciottenne tubercolotico con le mani sempre più gialle. Vivida l’immagine della contadina rotta di fatica con i piedi nel fango.
Per la sua adesione alla vita del popolo, schierato contro soprusi e ingiustizie, non solo a parole ma nell’attività politica, Neruda subì l’esilio.
Viaggiò in Europa, in Unione Sovietica e in Cina. Nel ’45, tornato in Cile fu eletto senatore.
Il grande riscatto dal dolore per il poeta è lei, la donna amata, da adolescente desiderata invano, Beatrice guida e maestra ma carnale, ancora di salvezza, così sentita già allora, al cui archetipo rimane fedele per sempre.
Ho sognato la tua carne divina e profumata, / in mezzo a un morboso torturare del mio essere; / e anche se imprecisa, so come sei, amata, / finzione fatta maestà in carne di donna… / Io ti cerco negli occhi di tutte le donne, / ti cerco però non ho mai potuto incontrarti, / e c’è nel disincanto l’incanto che sei / o che sarai più bella di una donna volgare. / Ti sentiranno i miei sogni eternamente mia.
Neruda morì nel 1973 a Santiago, durante la terribile situazione del colpo di stato militare di Pinochet, pochi giorni dopo la morte di Allende.
L’eroe nazionale è diventato un mito internazionale, in poesia e come paladino dei diritti umani. Destino delineato per lui fin da ragazzo.
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