Foglie d’America
- Autore: Thomas Wolfe
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2018
Nell’infinita varietà delle cose quotidiane, casuali, cui spesso non facciamo caso, è possibile vedere la rete della vita così come viene intrecciata.
Faulkner lo considerava il più geniale della sua generazione, Hemingway un uomo la cui fragile fisicità nascondeva la forza del suo carattere; Thomas Wolfe, uno dei più grandi e dibattuti scrittori americani, poco conosciuto in Italia, è pubblicato dalla casa editrice siciliana Corrimano, alla quale va un plauso. La copertina di "Foglie d’America" merita attenzione, incornicia una bellissima grafica dell’Empire State Building, il grattacielo di New York degli anni trenta che si colora di rosso alle prime luci della notte, sottolineando il pieno significato del testo.
Nei ruggenti anni delle politiche economiche liberiste di inizio Novecento tra xenofobia, proibizionismo e rivoluzione industriale, gli Stati Uniti d’America e la città di New York divennero la terra del lavoro, della fuga dalla miseria e non solo per i migranti. Wolfe, nato nella Carolina del Nord, dopo essersi spostato di frequente con la sua famiglia, al termine dei suoi studi accetta un posto di insegnante alla New York University, fiducioso che nella grande metropoli avrebbe potuto pubblicare i suoi racconti. Non furono anni facili per il nostro giovane scrittore e dopo molti tentativi solo Maxwell Perkins, curatore di Hemingway e Scott Fitzgerald, lo volle come autore per la sua casa editrice.
Un giovane talento indisciplinato fuori dal comune, dalla breve vita, irrequieta ed ansiosa, segnata da grandi passioni e profondi dolori. Un grande appassionato di letteratura inglese, Walter Scott, Dickens, Stevenson, ma con Walt Whitman nel cuore. Il suo stile, vicino alle letterature europee, alterna l’abbondanza di pagine e pagine scritte, torrenziale a detta di molti (stream of consciousness) a poche righe che sottolineano l’essenziale. Un appassionato conflitto dell’Io e il mondo intorno, la solitudine dell’uomo, inevitabile realtà dell’umana esistenza e la moltitudine della folla. Una moltitudine di persone, di volti che non si riescono a distinguere l’uno dall’altro, proprio come le foglie che cadono dagli alberi, ognuna diversa dall’altra, narra Brandell, l’attore inglese di nascita, protagonista del primo dei nove racconti inediti. Una vita dedicata al teatro nella quale ha dato al pubblico il meglio di sé, ma dal pubblico odiato e tradito. Un uomo perso e abbandonato, solo con le sue maschere, che pronuncia così tante parole, che ha imitato così tanti sentimenti da non averne uno davvero suo.
È l’America che Wolfe vuole raccontare, l’America con la sua gloria, la sua violenza, la sua disumanità ed anche la sua bellezza. Personaggi narrati tra luci ed ombre che intendano descrivere la vita come Wolfe la immaginava e viveva in prima persona. Dal ragazzetto negro che abbandona i campi di cotone del Sud andando incontro alle luci di una grande città americana, alla coppia di amanti invasi dalla pazzia, dall’amore e dalla gioia che saccheggiando le loro vite con un insaziabile desiderio, amavano, rinnegavano e ricominciavano da capo. Lo scrittore di libri, scrive Wolfe, è un autore di parole, un pittore di immagini, il creatore di diecimila filosofie.
Crea storie dell’universo, determina il destino delle nazioni, ma nasconde la propria storia, e non è in grado di determinare il proprio destino con dignità e assennatezza per dieci minuti di fila.
Una lettura straordinaria è "Foglie d’America", un testo prezioso e imperdibile per gli amanti dei libri. Consigliato!
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