Forse non torno. Storie meridionali di chi parte e di chi resta di Giovanni B. Algieri

Dopo sei anni a Londra, Giusi non ha trovato il lavoro della sua vita, fare la fotoreporter. Decide così di ritornare a casa in Calabria. Vani sono i suggerimenti di Mariella, sua amica e coinquilina, per farle cambiare opinione in materia. Giusi è ormai proiettata a rientrare in Italia a lavorare nel vivaio di famiglia e ad accettare qualche supplenza d’Italiano nei paesi di montagna.
Mariella, invece, anche lei laureata in letteratura, da Londra non vuole andare via e ripensa sempre a quelle famose parole di Samuel Johnson:

”Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita”.

Di fatto a Londra c’è tutto quello che la vita può offrire e anche dopo tanti anni a Camden Town e tanti lavoretti senza nulla di mai definito, Mariella rimane sola a Londra. Giusi no. Lei intraprende un viaggio a ritroso pieno d’insidie che la riporta a casa.

Giusi come Mimmo, come Caterina, come Francesco, come Bruno, tutti partiti per un motivo diverso dalla Calabria e giunti in luoghi lontani tra loro ma simili perché rappresentano il luogo del cambiamento che spesso non è avvenuto. La loro terra natia invece un non luogo, un luogo della mente. La Calabria infatti è impressa nella mente dei personaggi sia a Londra che a Caracas che a Uppsala, sia a Trento che a Roma. Luoghi tutti di passaggio proprio come l’isola dei Passanti, l’isola simbolo dove si va ma non ci si rimane.

L’opera prima di Giovanni B. Algieri, giovane scrittore calabrese, “Forse non torno. Storie meridionali di chi parte e di chi resta” (Falco Editore, 2014), ruota attorno a quel forse. Un forse che per ben sei anni porta Giusi e Mariella a fare elenchi interminabili di pro e contro e fare e disfare la valigia gialla come un tic convulsivo: rimani o vai; apri e chiudi. Ma che allo stesso modo spinge Mimmo a partire per allontanarsi dall’amore o Caterina ad allontanarsi per non subire più i pregiudizi dei suoi compaesani o Bruno a fuggire per levarsi di dosso ricordi dolorosi.

Un romanzo questo di Algieri radicato su un punto di vista vero che è lo stato d’animo di chi emigra e che per tutta la vita ha la voglia di tornare e di scappare allo stesso tempo. L’intensità con la quale Algieri descrive i suoi personaggi ti coinvolge e ti commuove perché ti trasmette esattamente quel sentire, quella particolare nostalgia, che è tipica di chi emigra, ieri come oggi. Anche se, infatti, la distanza oggi è relativa ed è stata ormai colmata da internet e dai social network il senso di malinconia per un emigrato non si lenisce mai.