Franco Battiato. Camminando con le aquile
- Autore: David Nieri
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2019
Faccio mia la definizione di "filosofo antimoderno" che David Nieri dà di Franco Battiato, nel suo fresco librino “Camminando con le aquile” (Clichy, 2019). Al netto dell’insistita teleologia metafisica ritengo l’impronta apocalittico-sociale di molte canzoni di Battiato tra le più acute e - in potenza - disalienanti della pop music. Le diverse declinazioni “di un mondo moribondo” (Clamori, in L’arca di Noè) sono sotto gli occhi di tutti. Rispetto al 1982 della canzone anzi aumentate in maniera esponenziale. Cascami del nulla – ideologico, culturale, progettuale - che ci circonda: senza eccedere in piagnistei, anche l’ego-referenza come parametro di ontologie da selfie, l’afasia come condizione permanente di pensiero, il consumismo come fede, sono – o dovrebbero essere – sotto gli occhi di tutti. Espressioni di una specie (sub)umana prossima all’estinzione.
L’era del cinghiale bianco (presso i celti animale-simbolo di saggezza) è molto aldilà da venire e tra i coatti delle felicità obbligatorie e il politico chiamarsi fuori dell’asceta, io sto dalla parte di quest’ultimo.
Questo è Franco Battiato, alle pagine 86 e 102 del libro in oggetto:
La socialità spesso viene scambiata per divertimento, invece può essere sofferenza pura. La solitudine viene interpretata come sofferenza, invece a volte può essere gioia. Stare con se stessi, studiare, l’ho sempre considerato un aspetto molto positivo della vita, non come prigione. Mi sembra una prigione ciò che molti altri considerano invece libertà. Stare in mezzo alla gente ammucchiata in qualche ritrovo è assolutamente mortale (…)
A essere dannosa non è la solitudine, ma è dannoso il rumore delle automobili o l’incredibile vocio che si sente in certi ristoranti e che ti manda il cervello in frantumi. Sono il chiasso e la confusione a fare male, non la solitudine.
Il nostro, insomma, è più che mai il tempo degli zombi. In apparenza meno ciancicanti-marcescenti di quelli romeriani (gli zombi attuali girano per le strade del centro, pinocchietti e infradito come sul lungomare, per esempio), ma identici nella reiterazione ontologica del loro statuto consumistico. Consumatori coatti di merce e di cibo. Ogni scusa è buona per consumare. Un regresso collettivo alla fase orale. È soprattutto alla luce di questi quadretti di giungla urbana, che la metafisica delle canzoni di Franco Battiato costituisce l’approdo salvifico, di fatto contro-vergente allo status quo. L’ideale chiamata alle armi (“Up patriots to arms”) che era già in Patriots dei primi anni Ottanta (non a caso) risiede tra gli aspetti prodromi e meno indagati della produzione trasversale di Battiato. Che nella sua lunga disamina introduttiva a un volumetto incentrato soprattutto sulle dichiarazioni dello stesso cantautore, David Nieri insista spesso sul tema mi fa accogliere il suo lavoro come un attento e sincero (con)tributo all’opera battiatesca.
Per rafforzare il discorso, proprio con le parole di Nieri (pag.55):
(…) l’essere umano, depredato dal suo intimo anelito versoi l’Alto, ingabbiato in un percorso relativista di ricerca unicamente individuale, sollazzato dai beni di consumo e attirato dal miraggio delle ‘magnifiche sorti progressive’, si è perso. Senza, probabilmente, alcuna possibilità di ritorno. Non risparmia strali contro i ‘miti’ o i ‘nuovi dei’ della modernità, Franco Battiato. Anzi, a loro sono dedicati interi album – La voce del padrone, per esempio – o canzoni che hanno fatto storia. Non possiamo che partire, ovviamente, dal manifesto per eccellenza di questa ribellione, l’invito a indossare la divisa e a imbracciare le armi contro il nemico culturale che impoverisce e imbarbarisce, distillando un’epoca senza spirito critico, omologata, politicamente corretta, fasulla. Con l’appello alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena (…) Up patriots to arms (da Patriots) rende giustizia a chi non si fa addomesticare facilmente, a chi non ammutolisce la curiosità, a chi non inibisce la propria rabbia, a chi non accetta di sventolare sul ponte bandiera bianca.
Corredato da un ampio campionario di foto, “Franco Battiato. Camminando con le aquile” viene ad arricchire l’ormai corposa collana Sorbonne, dedicata alle personalità artistiche che più hanno inciso sul Novecento.
Franco Battiato. Camminando con le aquile
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