Imagine. Utopia o nichilismo?
- Autore: David Nieri
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
L’abusato utilizzo di brani famosi come commento sonoro di ricorrenze sociali o eventi televisivi (competizioni sportive, parate militari, capodanni, stragi, omicidi di minori, morti in mare, ecc.) mi rende insopportabile gli uni e gli altri: i brani famosi loro malgrado, e lo spaccio di paccottiglia acefala alimentato da certe TV (comprese, due su tre, quelle di Stato) in piena coscienza. La reificazione didascalica del mediale, che assembla in un blob fonemico-visivo il caso umano di turno e La donna cannone di Francesco De Gregori; i minuti che precedono l’idiota conto alla rovescia di ogni fine anno e L’anno che verrà di Lucio Dalla; i natali di seconda mano (cioè segnatamente consumisti) e So This Is Christmas di John Lennon. Imagine, per restare a quest’ultimo, è di solito tirata in ballo ogni qualvolta si voglia sublimare una notizia ruffiana riguardante la pace o, per contrasto, stigmatizzarne una ipocrita relativa alla guerra.
Stereotipi e scrittura circostanziata sono quello che manca (vivaddio) al saggio che David Nieri dedica proprio alla canzone forse più inflazionata del Lennon post-Beatles: Imagine. Utopia o nichilismo? (La Vela, 2021, seconda edizione). Un saggio puntualissimo, trasversale al prima e al dopo storico-culturali del singolo tormentone, alla cui disamina si arriva soltanto nelle pagine finali.
Non è un caso: di Lennon (e dei Beatles, giocoforza) scopriamo prima il b-side: effetti collaterali, retaggi traumatici, genialità e controindicazioni della parabola ascendente. Salite ardite e risalite, come avrebbe cantato qualcuno e come sempre succede nella vita vera, e quasi mai nelle agiografie aureolate a sfondo musicale.
Nessun capolavoro viene fuori per partenogenesi: subito dopo la densità priva di pedanteria, l’aspetto più rilevante dei libri di David Nieri sta nel taglio diacronico con cui affrontano lo stretto tema musicale. In un libro che ha come argomento principale John Lennon e i Beatles giocoforza, Nieri, pensa bene di metterci dentro Sartre e Camus (ad esempio), per tacere della letteratura, la politica, i film, specchi di un’epoca in movimento (gli anni Sessanta). Il tutto senza cedere a tentazioni mitizzanti.
Come a proposito del lungo brano di Eddie Kramer riportato a proposito del dark side di Woodstock (Tre giorni di droga e fango, pag. 127) al cui richiamo, peraltro, i Beatles hanno resistito. Quando arriva a tracciare l’esegesi di Imagine, David Nieri ha insomma dalla sua tanto del resto che l’ha influenzata – vita, cultura, droga, canzoni, Yoko Ono, amore, cronaca e storia.
“Tre minuti appena per alimentare un miracolo – ovvero un ideale hippie che si avvera – e al tempo stesso per esprimere una concezione dell’esistenza che esclude la prospettiva soprannaturale, un cerchio che dunque si chiude – quello di matrice relativista – trovando la sua espressione in campo musicale”. (pag. 154)
Anticipato e seguito dagli acuti interventi di Luca Fumagalli e Antonello Cresti, Imagine. Utopia o nichilismo è dunque, per molti versi, un saggio intelligentemente fuori dal coro, che col pretesto di John Lennon ci conduce nei paraggi molto ampi della Swingin’ London. Pur nelle sue contraddizioni, ultima età dell’oro prima della fine dei sogni; l’ “incarnazione di un decennio irripetibile e intramontabile, prima di tutto per l’eredità che ha lasciato ai posteri” (pag. 69).
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