Funny Girl
- Autore: Nick Hornby
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2014
“Gli anni Sessanta sono rimasti nell’immaginario collettivo come un mito. Dalla musica alla poesia, dalla letteratura al cinema, dalla politica all’amore, hanno creato uno spartiacque, è l’era in cui comincia in un certo senso la modernità. Desideravo conoscerla meglio”.
Così si è espresso Nick Hornby, scrittore e sceneggiatore inglese, per spiegare il motivo di ambientare il suo ultimo romanzo nella swinging London. Nel 1964 Barbara “capelli biondi e lunghe ciglia vibranti”, dal vitino di vespa e dal bel decolté, è la Funny Girl che dà il titolo al volume. La giovane, dopo aver vinto e poi rifiutato un concorso di bellezza nella sua città natale Blackpool nel Lancashire, fugge a Londra perché il suo obiettivo non è trascorrere un anno a tagliare nastri o partecipare a feste di beneficenza ma “Io voglio fare la comica. Voglio essere come Lucille Ball”. Infatti “si era innamorata di lei la prima volta che aveva visto I love Lucy: tutto quello che provava o faceva arrivava da lì”.
La situation commedy americana, trasmessa dalla CBS dal 1951 al 1957, era lo show più seguito grazie al brio e alla mimica non comuni della protagonista Lucille Ball. Giunta a Londra, dopo una breve parentesi lavorativa ai grandi magazzini Derry and Toms al banco dei cosmetici, Barbara cambia il suo nome in Sophie Straw e riesce a ottenere un ruolo da protagonista nella sit-com della BBC, scritta su misura per lei, Barbara (e Jim). Lo show, destinato a durare a lungo e ad avere un grande successo, si basa sulla relazione di coppia dei due protagonisti, con “uno sguardo disinvolto e realistico sul matrimonio contemporaneo” suscitando risate, complice il forte senso di umorismo di Sophie.
“Lì c’era esattamente ciò che volevano portare sullo schermo, in un bellissimo pacchetto regalo offerto loro da un talento portentoso che aveva tutta l’aria della star”.
Completano il cast del libro alcuni personaggi maschili che fanno da contraltare alla divertente e intelligente Sophie, infatti gli uomini che la circondano hanno la tendenza a comportarsi da imbranati. Dennis, regista e produttore colto e sensibile sposato con la bella ma fedifraga Edith, “sapeva di non essere capace di lasciarla”, gli sceneggiatori Tony Holmes e Bill Gardiner: il primo non vuole affrontare le sue difficoltà sessuali, mentre il secondo cerca in tutti i modi di nascondere di essere omosessuale, infine il belloccio e vanesio co-protagonista Clive Richardson, insoddisfatto del suo ruolo.
Verso la fine degli anni Cinquanta e all’inizio dei Sessanta la televisione iniziava ad avere un posto importante e centrale nelle famiglie.
“La tv di quegli anni, con uno o due canali in bianco e nero, veniva fruita collettivamente. Ricordo le serate a guardare la televisione insieme alla mia famiglia. La televisione era il faro di quell’epoca, perché era la cosa nuova”.
Ha ricordato Hornby.
Il libro rispecchia lo stile dell’epoca televisiva cui rende omaggio, ottenendo una trama gradevole e intrigante. L’intento dell’autore è “di farmi capire da tutti, se possibile. Non mi piace la prosa elaborata”.
Hornby, con il suo consueto stile moderno e accattivante, già apprezzato in Alta fedeltà (1995) e in Un ragazzo (1998), tratteggia la figura di una giovane donna che con la sua verve comica e forte personalità conquista il lettore. Sophie, bella e arguta, incarna perfettamente un’epoca di grandi cambiamenti sociali e di costume, dove la donna non vuole più essere prigioniera del consueto ruolo. La sit-com, che costituisce il motore della trama, cattura lo spirito dei Sixties che fa da palcoscenico all’ascesa della nostra eroina. Lo scrittore ha tratto l’ispirazione per il personaggio di Sophie dall’attrice Rosamunde Pike, conosciuta durante le riprese del film An education (2009) per il quale aveva scritto la sceneggiatura. L’attrice gli aveva confessato che voleva far ridere, ma il suo aspetto la costringeva a ruoli di altro genere, al che le replicò:
“Ti pagheranno un bel po’ solo per farti fare te stessa”.
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Quando un libro ti viene regalato non è detto che ti faccia una buona impressione. Così a me è accaduto con l’ultimo di Nick Hornby. L’ho aperto e dopo un incipit entusiasmante, uno di quelli che sanno catturare l’attenzione, ho cominciato con le difficoltà. Colpa della storia, colpa della scrittura, trovavo colpe in ogni dove. Era un regalo di Natale e non so come dire, l’atmosfera, ecco la colpa. Così l’ho appoggiato sullo scaffale e ripreso qualche giorno fa, no proprio sotto l’ombrellone perché non sono andata al mare, comunque nell’aria di un luglio infuocato. La storia di Sophie mi ha catturata, non sono riuscita a smettere di leggere, ho passato qualche notte con la difficoltà di addormentarmi, tanto era la fretta di arrivare a vedere la fine. Sophie mi sembra assomigliare a tante donne, a tante di noi, per questo le voglio bene e le chiedo scusa per non avergli creduto fin dall’inizio, per non aver apprezzato questa scrittura che è riuscita a scolpire un personaggio vivo, che esce dalle pagine, diventa una persona in carne ed ossa, che vive e cerca la vita, vuole essere piuttosto che apparire, anche quando tutt’intorno brilla la luce fatua di glitter e lustrini.