G & G. Giorgio Gaber a fumetti
- Autore: Davide Barzi
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Becco Giallo
- Anno di pubblicazione: 2016
Gli stivaletti gialli sono quelli calzati dai polli di allevamento: sono la sola macchia di colore in questo graphic novel dedicato a Giorgio Gaber, e non a caso. Gli stivaletti gialli sono un avvertimento. Un segnale di pensiero massificato. Modaiolo. Di diktat sociale, di destra come di sinistra. Il resto di “G & G. Giorgio Gaber a fumetti” di Davide Barzi e Sergio Gerasi (Becco Giallo, 2016) è colorato in bianco e nero, tavola dopo tavola: eleganti, visionarie, evocative, a coprire le 120 pagine del libro, ma in b/n. Una traslazione in storyboard del Gaber-pensiero.
Il pensiero libertario per antonomasia. Il pensiero disincarnato. Acuto, lungimirante al punto da risultare profetico, indicativo del futuro dell’uomo, come della nazione come della politica. Il bello è che questo racconto a fumetti trascende l’omaggio e il mero citazionismo, reindirizzando entrambi verso coordinate di senso universali. In altre parole: in “G & G” c’è tanto dello specifico gaberiano/luporiniano (per i gaberologi doc uno degli aspetti piacevoli della lettura consiste nell’intuire la matrice musicale delle citazioni), ma non pedissequo, traslato, anzi, in plot originale quanto suggestivo. Come scrive Andrea Scanzi nella sua prefazione:
“Barzi e Gerasi immaginano l’incontro tra un bambino G. incompreso (anzi tutto dai suoi genitori) e un uomo G, che è poi il Gaber ortonimo: Giorgio è qui l’amico e il maestro, presenza ora immaginata e ora palpabile, ora ironica e subito dopo iconoclasta”.
Giorgio Gaber è assunto dunque a coscienza vigile del paese mancato, a fantasma irrequieto (il libro inizia in maniera emblematica, martedì 31 dicembre 2002, cioè alla vigilia della morte di Gaber), portatore sano di intelligenza non irregimentata. Intelligenza autentica, schietta, divergente, coraggiosa. Capace di scontentare e pacificare chiunque, e non certo per qualunquismo (come hanno detto – e dicono – i miopi detrattori gaberiani). Piuttosto per adesione a se stessi, per atto rivendicativo dell’essere soggetto pensante, prima ancora che agente. Nutrito il corollario di testi evocati dai balloon di “G & G”, un ricorso alla di citazione mai pretestuoso, originale, distante dal luogo comune, misurato (come nel caso dell’inflazionatissima La libertà), funzionale alla trama malgrado non trascuri né il corpus privato della produzione gaberiana (Io come persona, Chiedo scusa se parlo di Maria) né i tic generazionali (Il tennis) e la politica (Io se fossi Dio). Più facile a dirsi che a farsi.
Davide Barzi e Sergio Gerasi riescono a farlo con perizia e passione, redigendo un libro propedeutico all’universo-Gaber, buono per quelli fermi a Porta Romana e a Torpedo Blu (così capiscono che Gaber è stato capace di molto, molto di più) e per quelli che ne hanno seguito l’evoluzione attraverso le stazioni filosofiche (non ho paura a scriverlo) del Teatro-canzone.
G & G. Giorgio Gaber a fumetti
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