Gli indifferenti
- Autore: Alberto Moravia
- Categoria: Narrativa Italiana
“Gli indifferenti”, il romanzo più famoso di Alberto Moravia, scritto nel 1929, parla di decadenza morale, di noia, di dissoluzione della coscienza borghese e di disamore.
Autore di questo breve capolavoro è un giovanissimo Alberto Moravia, sempre a letto malato di tubercolosi ossea. Scritto in maniera paratattica, ovvero senza frasi lunghe, narra del rovesciamento dei nuovi miti fascisti, ovvero Dio, Patria e Famiglia. Impianto teatrale, sedici capitoli, con un inizio fulminante che riportiamo:
"Entrò Carla; aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che bastò quel movimento di chiudere l’uscio per fargliela salire di un buon palmo sopra le pieghe lente che le facevano le calze intorno alle gambe; ma ella non se ne accorse e si avanzò con precauzione guardando misteriosamente davanti a sé, dinoccolata e malsicura; una sola lampada era accesa e illuminava le ginocchia di Leo seduto sul divano; un’oscurità grigia avvolgeva il resto del salotto".
Una meraviglia, si capisce che il lettore non abbandonerà il libro fino alla fine. Il romanzo è permeato di sesso, che per Moravia è una forma di conoscenza, è il la che gli fa produrre storie. La trama è semplice con cinque personaggi:
- Mariagrazia
- Carla, figlia di Mariagrazia, molestata sessualmente da Leo, l’amante della madre
- Leo, un uomo volgare che pensa solo a fregare gli altri, ossessionato dalla ricchezza.
- Michele, il fratello di Carla, annoiato da tutti e da tutto che detesta Leo.
- Lisa, l’amica di famiglia, che sa delle manovre in atto di Leo per portarsi Carla a letto.
Lisa rivela a Michele l’imbroglio amoroso di Leo: il giovane, propenso ad una vita fondata più sui sogni e le fantasticherie, che su un’effettiva partecipazione al corso degli eventi concreti dell’esistenza, tenta di ribellarsi a quest’imbroglio, affrontando ripetutamente Leo Merumeci fino a tentare di ucciderlo.
Romanzo psicologico di grande fattura, vede i personaggi in un dialogo fitto e continuo, ma se Carla, Lisa e Michele vivono la loro esistenza disprezzandosi, Maria Grazia e Leo vivono come due maschere di cartapesta. A loro basta salvare l’apparenza. Michele invece non sa far nulla, nemmeno uccidere se stesso o il prossimo padrino che nel frattempo sarà anche l’amante di Carla. Carla e Michele hanno la malattia dell’indifferenza, sono toccati da niente, riconoscono solo nello sporcare il proprio corpo valenza di realtà. Queste marionette che si muovono in un mondo ovattato, da buona borghesia italiana, ci irretiscono, ci affascinano nostro malgrado. Tutto resta così com’è e Leo è il vincitore di questa strana partita alla roulette.
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"Discesero la scala, l’uno accanto all’altra, il Pierrot bianco e la spagnuola nera; sul pianerottolo la madre fermò la figlia:
“Ricordati” le mormorò in un orecchio “di essere… come dire?… gentile con Pippo… Ci ho ripensato… forse ti ama… è un buon partito”.
“Non aver paura” rispose Carla seriamente.
Discesero la seconda rampa. Ora la madre sorrideva soddisfatta: pensava che anche l’amante sarebbe venuto al ballo, e pregustava una piacevole serata".
Se volete capire Moravia, ma anche tanti altri scrittori italiani influenzati da lui, dovete partire da qui, da "Gli indifferenti".
Gli indifferenti
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La particolarità di questo romanzo è quello di proporre al lettore anche i pensieri dei protagonisti: Moravia, infatti, non si limita a raccontarne scene e dialoghi, bensì ne penetra anche il modo di pensare venale, superficiale e meschino, spesso giocando con ciò che viene poi detto.
C’è anche un impianto teatrale che tiene sullo stesso livello tutti i personaggi e poi è un libro pieno di suggestioni.
Grande romanzo di un grande scrittore, moderno nella tecnica e nei personaggi. Peccato che la produzione successiva non sia all’altezza.