Guerra e amori del marinaio Alberti
- Autore: Stefano Carletti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
“Ho accarezzato l’Andrea Doria, aveva qualcosa di magico”.
Stefano Carletti ha partecipato nel 1968 alla prima missione subacquea che ha raggiunto, con le attrezzature primitive di allora, il relitto del bel transatlantico italiano affondato dodici anni prima dopo una collisione al largo di Nantucket (USA). Non sapevo che il numero uno dei subacquei, documentarista, attore, sceneggiatore e tanto altro fosse anche scrittore di romanzi. Faccio ammenda e correggo l’errore occupandomi di un suo titolo recente, Guerra e amori del marinaio Alberti, pubblicato da Magenes Editoriale di Milano nella collana Maree-Storie del mare (prima edizione dicembre 2023, 244 pagine).
Segue le vicende di un ufficialetto della Regia Marina, dal 18 maggio 1943 al 15 agosto 1946 (giorno del suo matrimonio), liberamente ispirate dalle esperienze del padre dell’autore, Mario, al quale il libro è dedicato.
Riassumiamo la bibliografia alluvionale di Stefano Carletti facendo ricorso alle note fornite da Magenes, anche per valorizzare il lavoro dei curatori editoriali.
Nato ad Ascoli Piceno nel 1940, è il sommozzatore italiano più famoso al mondo. Nel 1968, con il cineasta Bruno Vailati e l’americano Al Giddings, portò a termine l’immersione che permise il ritrovamento del transatlantico Andrea Doria, vanto della cantieristica italiana, affondato nell’oceano Atlantico nel 1956, prima di raggiungere New York dall’Europa. Andrea Doria-74 è il suo libro (andato presto esaurito e ripubblicato da Magenes nel 2021), anche film per la regia di Vailati, premiato col David di Donatello 1970: Carletti è tra i protagonisti.
Laureato in Lettere classiche, ha fatto il pescatore professionista, il corallaro, l’aviatore, il pilota automobilistico, il velista, il velaio, ha progettato navi da diporto e motori marini elettrici. Ha scritto il romanzo Il marinaio e il monaco e i racconti dell’antologia Naumachos (nuova edizione per Magenes nel 2024), che ha ispirato la serie televisiva Rai 2 “17 Mari”, regia sempre di Bruno Vailati.
Ama la lettura, la buona tavola, i gatti e trascorre gran parte del tempo sul mare di San Vito lo Capo.
Mi emoziona particolarmente scrivere di Carletti, che conoscevo come sceneggiatore e prestante attore (oltre che di “Maciste e la regina di Samar”, 1964) di un film italiano del 1970, “Finché dura la tempesta”, sui sommergibilisti della base atlantica Betasom, a Bordeaux. Sono legato a quel film perché nipote di un allora giovane ufficiale del sommergibile Dandolo, a bordo del quale ha forzato due volte il dello stretto di Gibilterra, sorvegliatissimo dalla Marina britannica. Tutti i nostri battelli subacquei che tentarono il passaggio lo portarono a termine indenni, non si può dire lo stesso dei tedeschi, per quanto più manovrabili, agili e performanti. Passato alle unità di superficie, è stato secondo ufficiale sulle corvette Pegaso a Artemide, che nell’instancabile e pericolosa scorta ai convogli da e per l’Africa Settentrionale. Salpavano da Trapani e tornavano spesso nel porto della Sicilia occidentale. Stefano lo mostra devastato e ingombro di rottami, nell’estate 1943.
Le peripezie belliche di Mario Alberti sono il cuore di una narrazione pulsante, vibrante, una storia di valori e di sentimenti, quasi un romanzo d’appendice in divisa nella Marina e ambientato nella seconda guerra mondiale, al passaggio delle nostre Armi nello schieramento angloamericano. Erano forze armate di un Paese cobelligerante, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e il voltafaccia con la Germania. All’Italia non veniva riconosciuta la dignità di alleato a pieno titolo, restava una sottospecie di nazione associata al conflitto contro Hitler.
Tra le vicende di Mario, il suo incontro iniziale con un residente italiano in Tunisia (salvataggio in effetti, visto che il giovane è naufrago e ferito), offre all’autore l’occasione di denunciare drammaticamente il comportamento dei goumier, le truppe coloniali dell’esercito francese, che nel 1944 in Ciociaria e poi nel Senese si macchieranno di orrendi stupri e violenze sessuali di gruppo, ai danni della popolazione italiana.
Luigi, siciliano, stanziato a Capo Bon dalla fine della guerra 1914-18 e capo tonnara a Sidi Daud, si dice disposto a rischiare tutto per riportare Alberti via mare in Italia, dopo quello che gli hanno fatto cinque marocchini dieci giorni prima. Irrompendo in casa, avevano messo contro il muro lui e la moglie Lauretta e rovistato dappertutto. Uno di loro, un caporale, chiedendo di consegnare tutti i preziosi e non accontentandosi delle fedi tolte dalle dita sotto la minaccia di una pistola, aveva strappato la catenina d’oro della Madonna dal collo della moglie, che aveva reagito come una furia. Ma erano impotenti. A un ordine del graduato, era stato legato ad una sedia col filo di ferro e costretto a guardare lo stupro di Lauretta. In quattro la tenevano, sghignazzando e a turno uno la violentava. Evitiamo altri particolari.
Era già tanto essere stati risparmiati quand’erano andati via. La moglie aveva preso l’abito bianco da sposa dalla cassa della dote, indossandolo con calma irreale. Era uscita all’esterno, serrando la porta dietro di sé.
Quando finalmente Luigi era riuscito a liberarsi, l’aveva trovata impiccata a una trave nella baracca delle ancore.
Mario ascolta inorridito la storia atroce, stupito - come i lettori - che gliel’avesse raccontata senza tradire emozioni. Non ci sono parole di conforto per quell’uomo, che s’impegna a riportarlo a Pantelleria, per continuare a combattere. Chiede solo di “ammazzarne più che puoi”.
Lui non ha motivi per restare, anche la tonnara è ferma. Raggiungerà il paese d’origine.
“Li aspetterò in Sicilia. Li seguirò notte e giorno fino a quando avrò rintracciato quel caporale, per scannarlo...”
Guerra e amori del marinaio Alberti
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