Hanno tutti ragione
- Autore: Paolo Sorrentino
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2010
Hanno tutti ragione è il primo romanzo del regista Paolo Sorrentino. La storia raccontata inizia a cavallo tra il 1979 e il 1980. Il protagonista è Tony Pagoda un cantante melodico napoletano che ritorna dall’America a Napoli, dopo anni. Ha un passato interessante e carico di ricordi che racconta nella prima parte del libro. Ricordi di adolescenza, gli amici di sempre, l’amore per Beatrice, l’unica donna che abbia davvero amato. Tony è un essere umano cinico, cattivo. Ma di una cattiveria intelligente, se così si può dire. Intelligente, meschina e quasi inevitabile. Una cattiveria che rende noi umani, costantemente vittime e carnefici. Lui stesso ci pensa spesso a questa cattiveria, ne parla senza pudore, entrandoci dentro, capendola appieno e quasi elogiandola.
“Quanto cazzo è vero che ogni uomo ha il suo dolore. Tutti anche l’ultimo merdoso foruncolo al crepuscolo di uomo ha il suo dolore e ci sarebbe materiale sufficiente per rispettarlo. Ti viene voglia di rispettarli tutti quanti gli uomini quando ti raccontano cose così. Ma poi non ci riesci, perché perlopiù, la cattiveria ti assale negli angoli sempre liberi, come l’aspirapolvere, come un tartaro strafatto di cocaina, la cattiveria ti rende agguati notturni al cuore, fa razzia di te, ti stupra e ti violenta e si porta via i soprammobili del tuo corpo lasciandoti con un altro po’ di vuoto, un po’ più in là il vuoto, questa volta, contaminato con i sensi di colpa”
Vive solo di musica, Tony. Di donne, di sesso, di cocaina. Non riesce a vivere senza, eppure sa gestirla benissimo. Non sopporta nulla e nessuno. Detesta le persone che girano in tuta da ginnastica o piuttosto le cittadine del centro Italia, che si trova a conoscere così bene per via delle tournee che fanno parte del suo lavoro. Cittadine che hanno apparentemente una vita linda che lo infastidisce e si ritrova a riflettere su Napoli, regalando alla città parole bellissime.
“Solo la mia città ha ancora un minimo senso con quell’apertura alata a mare, sterminata. Ti dà la sensazione che se vuoi puoi fuggire. Poi non fuggi mai.“
Credo che siano parole che solo chi è nato a Napoli può comprendere sul serio. Quel senso di soffocamento e libertà che la mia città, da sempre, ti fa sentire.
Una volta tornato in Italia, Tony si ritrova a gestire il rapporto con la moglie che chiederà il divorzio, spiazzandolo completamente. Decide di lasciare di nuovo l’Italia e parte per il Brasile. Lascia la musica per circa venti anni e si trasferisce a Manaus, dove coltiverà l’ossessione per gli scarafaggi e per l’umidità.
Arriva il 1999 e un onorevole italiano lo raggiunge e lo invita a ritornare in Italia e alla musica, chiedendogli di cantare a casa sua, per la notte di capodanno che vedrà l’avvento del nuovo millennio. Tony accetta. Si trasferisce a Roma e lavorerà con Fabio. Lì passerà gli ultimi anni della sua vita e gli ultimi pensieri sono affidati a un Tony settantaseienne che si ritrova in un lungo tramonto romano a sognare i suoi genitori e a pensare all’unica donna amata, Beatrice.
Il libro è tutto raccontato in prima persona e Tony snocciola, continuamente, una serie di verità, che il lettore non può non apprezzare. Come quando dà, ad esempio, una definizione stupenda e cinica della vita.
“Chi l’ha inventata la vita? Un sadico. Fatto di coca tagliata malissimo“
Andrebbe letto tutto d’un fiato, questo libro. Con accanto un taccuino dove segnare pagine, parole, intere frasi. Troppe verità amare, ci racconta Sorrentino. Troppi sorrisi disillusi riesce a strappare. Sorrisi che diventano ghigni e poi attenzione totale e poi pensieri che diventano corpo, dopo aver letto le idee e la schiettezza del protagonista.
È il suo primo romanzo. E gli è riuscito da Dio.
“Hanno tutti ragione“ si appresta a diventare il libro dell’anno.
Da leggere.
Hanno tutti ragione
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... "la cattiveria ti assale negli angoli sempre liberi, come l’aspirapolvere" ...
..."ti stupra e ti violenta e si porta via i soprammobili
del tuo corpo" ...
ma che lingua è? cosa significa?
un aspirapolvere nell’anima e dei soprammobili sul corpo???
ma stiamo scherzando?
D’Orrico ne ha parlato benissimo sul SETTE del Corriere della Sera
Ho letto il brano e la recensione di Lucia Dell’0mo.
Penso proprio che NON lo comprerò.
se il libro è scritto tutto così (e comunque questo brano preoccupa o, meglio, scoraggia e dissuade...) è molto meglio che il grande REGISTA Sorrentino torni presto dietro la macchina da presa ...
Sinceramente stupito da certi commenti...ma ognuno la pensa come vuole,e tutti hanno ragione no? Ma non tutti hanno la fantasia...
Ah dimenticavo... Il libro l’ho letto ed è meraviglioso...
Io non l’ho ancora terminato, ma ogni sera non vedo l’ora di aprirlo.
Tony mi fa compagnia.
Secondo me Favoloso.
Guardando l’Italia di oggi si capisce il rimpianto di Tony per gli scarafaggi di Manaus
il libro più bello letto negli ultimi anni!
Libro eccezionale, non adatto ad impiegati del catasto veri o virtuali. Nè a chi si nasconde e si conserva. Chi ha vissuto e vive senza moralismi clerical-bigotti lo amerà profondamente. Molto maschile, di una sincerità disarmante rispetto alla psiche ed ai pensieri più reconditi dell’essere umano (molto umano) maschio. Di conseguenza assai istruttivo per le donne di mente aperta. Divertente, soprattutto nella prima parte, leggera flessione dopo la prima metà e gran finale. Ha dei momenti di verità assoluta, da scolpire nella pietra, altro che dieci comandamenti. Un abbraccio a Sorrentino.
Mai letto un libro più inspido. E’ una concatenzione di eventi inconclusivi. Inconclusivi come i giorni di inverno con la neve e senza la possbilità di abbandonare la dimora. Non si capisce il senso. Uno strazio.
Il personaggio, Tony P, parla come potrebbe parlare un napoletano di cultura nettamente inferiore (gesto poco garbato da parte dell’autore). Solo il lessico. Le nozioni che possiede sono superlative. Dottore in letteratura, filosofia, storia, musica e tutte le altre materie. Un tessuto culturale profondo, espresso in modo colloquiale.
E poi, per finire, ci sono i punti. Le frasi fatte da una parola e l’immancabile punto. Forse l’autore credeva che i lettori fossero un branco di cretini, per utilizzare una delle parole che appaiono con una frequenza sconvolgente ed evitare di riportare altre davvero scurili, oltre che inutili? Se è questa la letteratura... Impossibile terminare la frase, per il gusto di saccarina che lascerebbe nella bocca.
300 pagine di nulla, tranne due episodi, ecco il modo per riassumere questo romanzo.
A mio modesto parere un ottimo libro.
tony pagoda alias tony pisapia nel film "L’uomo in più" dello stesso Sorrentino ha molto da dire e da insegnare...
dopo la presentazione del libro da Fazio, l’ho subito acquistato. l’ho letto tutto d’un fiato e mi è piaciouto anche se mi aspettavo qualcosa di più.
ho letto svariati commenti negativi e, sinceramente, non riesco a capirne le ragioni...è un libro scritto benissimo, che racconta e descrive situazioni, emozioni con una capacità di dettaglio all’inverosimile. Forse perchè il personaggio di Tony P. risulta scomodo a chi a giudizi negativi sul libro. Ma la vita è scomoda cari miei. Accomodatevi. Prego.
un libro che ho letto in tre giorni. davvero sorprendente, sorrentino. leggo tante critiche. mah! a me è piaciuto tantissimo. tony pagoda è un killer spietato, un fotografo da Pulitzer. alzi la mano chi non riconosce quello che è diventata la nostra italietta. e forse anche noi....
Grazie per l’emozione e per la cruda verità. Per il sorriso e l’amarezza. Per quelle sette foto di tua madre che contengono la semplicità e la forza della vita. Grazie per avermi invitato a vivere la vita piuttosto che farla diventare un ricordo adolescianziale. Spero che Servillo possa interpretare presto Pagoda. Grazie
mi è piaciuto fin dalle prime parole di Repetto. Ad oggi è tra i miei libri preferiti. Una sensibilità d’animo, una finezza di mente e d’osservazione che si sposano benissimo con una penna arrogante, pesante, graffiante e lucida. Ma sopratutto, vera. Non è un caso, che Sorrentino stia facendo un film con Sean Penn, enorme regista di "Into the wild": fil-rouge dei due capolavori, il rapporto mai esistito coi genitori, ultima pagina del libro e scena finale del film sembrano scritte dalla stessa mano.
Il nostro Paolo Sorrentino - credetemi - legge Roth, e non lo legge soltanto, ne intuisce i percorsi e, rielaborando i luoghi, vi accede facilmente. Non siamo in terra d’America, per quanto il protagonista – attempato cantante melodico dedito al vizio e all’abuso della coca come della vita, sniffata anch’essa - la tocchi nei suoi concerti più volte. Siamo in terra italiana, terra di Napoli (delicato il tributo di Sorrentino quando la indica con queste parole “solo la mia città ha un senso con quell’apertura alata a mare, sterminata. Ti dà la sensazione che se vuoi puoi fuggire. Poi non fuggi mai”) ma il sottosuolo è terra d’uomo. Tony Pagoda. Anticipato da aforismi di Franco Califano, Charles Aznavour e Loredana Bertè, il suo destino da dissennato a redento, purificato non dalla metaforica piaga biblica della pioggia di rane (Magnolia, ndr) ma da una infestazione di piattole e pidocchi, si dipana a mezzo di vicissitudini rocambolesche e decisamente comiche nella loro casualità ed associate all’indole del protagonista: così lo ritroviamo a dialogo con un Frank Sinatra dalla “risata alcolica”, derubato da tre “puttane raccattate a Times Square”, coinvolto in un’imboscata al porto. Chi conosce Sorrentino, fin dalle prime righe sa che c’è poco da ridere. Mentre “scivola dalle cosce della nera” o astutamente si destreggia per poggiarsi “sul seno di Antonella”, Tony Pagoda ci regala la malinconia del ricordare una purezza che abbiamo perso (“l’innocenza da qualche parte, ci stava per salutare o ci aveva già salutati”) perché “non ci si crede che le cose possano essere lisce e scorrevoli” come pure che “semplice non è banale” e che quel credere di “essere diventati complessi” era solo un divenire complicati.
Ora, vi chiederete cosa c’entrano i Ricchi e Poveri o il Carosello con Roth.
Leggete l’epilogo e capirete.
“Solo stanco di tutto puoi finalmente dire non vengo. La stanchezza è la migliore amica della libertà”
Non voglio commentare il romanzo nel contenuto ma almeno una correzione di bozze potevano farla.
La moglie di Tony Pagoda da Rita diventa Maria a pagina 196.
Imperdonabile...
Sinceramente? Buon testo ma nessuna standing ovation. Un esercizio di scrittura, per lo più. Per tre quarti pare che il romanzo s’impunti su evoluzioni lessicali che, nel fondo-fondo, sottendono concetti assolutamente banali. Quello che resta della storia di Tony Pagoda pare infilarvisi dentro semplicemente come pretesto. E gli episodi, a mio avviso, soffrono di una surrealtà scontata da cartone animato (’o Pesante, il maestro Repetto, il pipistrello della marchesa, il cugino avvocato cagatore di tappeti, l’inarrivabile Beatrice etc.). Secondo me il chiamarsi Sorrentino, per il successo di questo libro, è servito parecchio.
"23 agosto 13:01, di Daniele Marsico
Non voglio commentare il romanzo nel contenuto ma almeno una correzione di bozze potevano farla. La moglie di Tony Pagoda da Rita diventa Maria a pagina 196. Imperdonabile"
guarda che la moglie si chiama Maria lungo tutto il libro (rileggiti il cap. 6). Rita (Formisano) è il nome di un altro personaggio. Mi sa che Tony tira la coca e voi vi sballate...Tutti critici letterari in Italia! Complimenti.
Molto accattivante, da non vedere l’ora di tornare a casa per continuare a leggerlo. Stile particolarissimo, linguaggio unico, nel romanzo molte verità sulla vita di noi tutti.
Mi è piaciuto molto!
GRFAZIE PAOLO! Che emozione questo libro.
tutta la verità sugli aspetti più umani della nostra esistenza, senza edulcorare nessun aspetto, senza estremizzare nella drammatizzazione.
grazie per quell’immagine di via Orazio. Lì ci sono nata e per me è stata un’emozione unica vederla ritrarre in un sogno.
mi capita raramente di non vedere l’ora di terminare un libro. le ultime pagine le ho lette per pura inerzia, sfinita da... da cosa? dalle troppe parole, troppe metafore, troppe scene banali e passaggi di scena arbitrari, troppe lezioni di vita, troppi aggettivi, troppa ricerca di come dire in modo complicato una cosa semplice, troppi cazzi.
Qualche pagina meritevole, ma doverne leggere 300 per poter accedere a quelle due, tre, è stato faticoso.
Signor Sorrentino,
sono spiacente ma ....mi ha delusa tantissimo!!!
"Ogni" pagina del suo "capolavoro" e’ stata condita da parolacce d’ogni tipo!!!
Non credo che scrittori del calibro di Leopardi,Moravia,Levi...abbiano ma avuto la
necessita’ di usare parole intrise di tanta volgarita’!!
Un vero scrittore dovrebbe NARRARE ISTRUENDO !
Anche lei e’ figlio di questa nuova generazione in declino!!
A mia figlia non posso farlo leggere,e’ altamente diseducativo!
ma come si fa....i commenti negativi a questo libro andrebbero inseriti come appendice al libro stesso(un capolavoro) a conferma che si’.. e’ proprio vero... hanno tutti ragione..
Il libro è davvero piacevole e Tony Pagoda sembra alla fine un personaggio reale.
Il caso vuole che anche io, in fuga, sia finita in Brasile proprio a Natal e questa coincidenza mi è piaciuta moltissimo..
Libro fantastico!Scrittura sincera e Tony P. prende vita, anzi carne dalle prime pagine.Ho camminato con lui tutto il tempo della vorace lettura. Un filosofo dell’esistenza senza la presunzione di esserlo, un uomo crudo, ma vero che non cammina sotto i muri, ma divora la vita pur rendendosi conto che è la vita che divora tutti quanti noi. E stupido è chi pensa il contrario.Un libro che tutti dovrebbero leggere, ma che solo chi ha la mente sincera e lo spirito libro può capire e apprezzare fino in fondo.Complimenti sinceri a Sorrentino e un grazie infinito per avermi emozionata.
sublime ed emozionante, attuale come non mai...
Non sono riuscita ad andare oltre pagina 30 …..
Secondo me un libro deve “prenderti”, devi aver voglia di girare pagina, di vedere cosa succede in seguito, invece mi sono accorta che mentre leggevo mi distraevo, pensavo ai casi miei, guardavo spesso l’orologio per vedere se era ora di mettermi a dormire (purtroppo ho tempo di leggere solo a letto, dopo cena).
Inoltre non mi è piaciuto il personaggio principale: sarà perché sono cresciuta con i telefilm di Zorro, ma amo i personaggi positivi, dove il bene vince sul male e soprattutto amo i romanzi dove “succede qualcosa”. Qui troviamo il personaggio principale che si prepara a un concerto, disprezzando i suoi fan; poi si porta in camera tre prostitute che lo derubano e lui si consola con la droga: e allora? Personaggi così li troviamo tutti i giorni nella realtà e, almeno io, cerco di evitarli e non ho voglia di trovarmeli davanti anche mentre mi rilasso. Allora sono andata avanti e ho “leggiucchiato” qua e là, così ho trovato anche tante volgarità, che magari vanno bene nel contesto, ma che odio anche ascoltare, figuriamo leggerle. Credo che la lettura debba innalzarci, farci trovare una dimensione migliore, non gettarci ai livelli più infimi della società.
Comunque, per chi piace il genere, il libro è senz’altro ben scritto; io l’ho lasciato sul comodino in attesa di decidere se leggerlo la prossima estate, quando sarò più rilassata e paziente, o gettarlo direttamente nella raccolta carta: almeno sarà servito a qualcosa.
La verità non piace a nessuno e di lettori ipocriti c’è ne sono tanti: infondo i libri sono il nostro specchio. SORPRENDENTE QUESTO LIBRO E COME DIREBBE TONY NON FATEVI ANNEBBIARE IL CERVELLO DAI SAPIENTONI SONO Lì PER CONDANNARE L’IRONIA PERCHè LORO NON LA POSSIEDONO E NON LA POSSIEDERANNO MAI. LEGGETE QUESTO LIBRO A DISPETTO DELLA CRITICA. Grazie Paolo Sorrentino, mi sento diversa da quando ho letto questo libro. Migliore.
Un libro straordinario, devastante, denso d’idee, di parole e di frasi superlative, di una potenza letteraria strabiliante.
Con i pensieri, le locuzioni e le metafore di questo romanzo, si potevano fare tre romanzi interi.
Una storia dalla melodia inusitata e ricca, come una canzone di Battisti/Panella.
A DISTANZA DI UN ANNO,PAOLO SORRENTINO,COL SUO HANNO TUTTI RAGIONE,MI RIMANE ANCORA DENTRO.HO 70 ANNI E UNA VITA DISCRETAMENTE MOVIMENTATA.POCHI LIBRI,MIHANNO COINVOLTO COSI’. COMUNQUE,DA RILEGGERE.
Se la prefazione di un libro crea determinate aspettative nel lettore, aspettative che vengono di solito soddisfatte perché in linea con quanto dichiarato o prospettato dall’ inizio, ciò non accade per questo libro di Sorrentino. Da una prefazione dissacratoria e dissacrante, che si scaglia contro tutto e tutti; da pungenti dichiarazioni di intolleranza contro il conformismo, il perbenismo e i benpensanti; dal “non sopporto” le frasi convenzionali, gli schemi precostituiti, le formalità di facciata; insomma da cinque pagine di prese di posizione assolute si passa poi – per oltre 300 pagine…- a parlare della vita alquanto particolare del cantante neomelodico Tony Pagoda il quale, dopo rocambolesche e surreali esperienze al limite della decenza e della credibilità, arriverà a capire che il senso della vita è riposto nelle cose semplici e fondamentali come i sentimenti puri e disinteressati. La voluta vis polemica delle pagine della prefazione è forse nascosta tra le righe della narrazione della vita di un uomo che, avendo soddisfatto ogni desiderio ed impulso, dopo una sorta di espiazione vissuta in Brasile divorato dagli scarafaggi, torna – peraltro ancora amato ed acclamato – sul palcoscenico per esaurire,infine, sul filo della ironica e disincantata filosofia di vita del suo maestro Mimmo Repetto, la sua esistenza pensando ai genitori morti e a Beatrice, l’unico vero amore della sua vita? La messa a nudo di tutto ciò che, pur realisticamente, condiziona l’esistenza di ciascuno di noi, consiste in questo? La critica impietosa alle sovrastrutture e al banale pensiero comune ( di chi ama, magari, “le pennette alla vodka e l’abito firmato” ) si risolve nella presa di coscienza relativa all’importanza delle cose fondamentali della vita come i sentimenti disinteressati o il sentirsi bene con sé stessi perché si è trovata, al di là della maschera impostaci dalla vita, proprio la forza di essere sé stessi ? Una conclusione piuttosto scontata ed ovvia per un libro che vuole presentarsi come dissacratorio e molto originale; l’unica originalità possibile è nella forza di alcune immagini ( del resto l’Autore è un regista cinematografico) e nello stile di alcuni passaggi, vibranti di una ironia e di una raffinatezza fuori dal comune, in un’epoca in cui l’autocritica e il ripensare al proprio vissuto sono diventate ormai un’apprezzabile eccezione.
Io "tony" l’ho conosciuto molto bene. L’ho prima divorato al cinema in ogni fotogramma anche quando ha assunto altre sembianze, dall’<> fino all’<>, passando per le <>.
Ma nell’<> c’è tutto dell’uomo alternativo, mai banale, del filosofo di strada, di chi, a torto o ragione , la vita è capace di morderla, e morderla, e morderla sentendone ogni sapore. Quel sapore che i piccolo borghesi, categoria molto diffusa in italia, non sapranno mai scorgere. E’ per questo che non capisco il linguaggio, la poesia crudele che c’è nel personaggio. Loro, i piccoli borghesi, intendo, sono sempre trincerati nel loro piccolo feudo, impauriti e pronti a gettare olio bollente su fantomatici nemici, che secondo la loro preoccupata presunzione, vogliono prendersi tutti i loro preziosi e inutili soprammobili, messi lì con la cura di chi nell’ordine delle cose, si rende inutile e nojosa quell’unica vita che vivrà.
il libro in questione, io l’ho sto ascoltando, ogni mattina in macchina, mentre vado a lavoro, e vi assicuro che me lo sentirò almeno 3-4-5 volte prima di passare a leggere il libro.!!
Entrateci dentro con apertura mentale e segnatevi bene nella memoria l’enorme quantità di metafore, termini, filosofie e verità di vita e poi, se mai ne capirete alcune, allora potete pure permettervi di scrivere un commento.
Bello, bellissimo, un piccolo capolavoro...
Provate ad ascoltare l’audio libro letto in prima persona da Toni Servillo. Stupenda e convincente la sua parlata napoletana per il 90% del libro. Molto meno il 10% in cui fa il romano.