I celebri casi del giudice Dee. Un autentico giallo cinese del XVIII secolo
- Autore: Robert van Gulik
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: O Barra O Edizioni
“Di norma, nessun colpevole alla fine sfugge alla legge. Ma spetta al giudice decidere chi è colpevole e chi è innocente. Se un giudice è onesto, allora il popolo del suo distretto vivrà in pace; e se vivrà in pace i suoi modi e la sua moralità saranno buoni.” (Pag. 41)
La giustizia dipende dai giudici. Sono degli esseri umani a stabilire le colpe e i colpevoli. Dal loro esempio e dalla loro opera dipendono la pace e la moralità. Sarà per questo che l’Italia è in un conflitto continuo e con un’onestà pessima.
Grazie allo studioso olandese Robert van Gulik (visse per tanti anni in Cina e Giappone, studiò il cinese e fu perfino ambasciatore a Tokyo) abbiamo la conoscenza del giallo cinese, entrato nella nostra cultura. Il personaggio dei suoi libri, il giudice Dee, è ripreso da un romanzo anonimo del 1800. Il romanzo I celebri casi del giudice Dee – Un autentico giallo cinese del XVIII secolo (O barra O, Milano, 2010 terza ristampa) è rielaborato e tradotto da Robert van Gulik.
Dopo la traduzione di questo libro, l’autore scrisse una serie di romanzi originali con la stessa ambientazione.
Il giudice Dee - “Dee Goong An è pur sempre del tutto cinese.” (Pag. 15) – è un personaggio realmente esistito. Nacque nel 630, nell’epoca T’ang, e morì nel 700 quando era ministro di stato. La dinastia T’ang, con l’Imperatore Li Yuan-Gaozu, fu capace di riunificare l’intero territorio dell’Impero.
Dee Goong An partì come giudice di un distretto. Il distretto era la parte più piccola dello stato. La funzione di giudice non si limitava a gestire la giustizia come oggi, ma era il potere dell’Imperatore nella periferia: ascoltava le lamentele, le denunce, indagava, processava e seguiva le incombenze amministrative. Al suo servizio c’era un gruppo di fedeli aiutanti.
Ovviamente evitiamo di raccontare la trama. Riveliamo solo che il giudice non affronta un unico caso ma tre senza nessun collegamento fra loro.
Gli avvenimenti sono raccontati da una voce fuori campo che si rivolge direttamente al lettore, raccontando le gesta di un valente funzionario dell’Impero per due motivi, sia per essere di monito per eventuali malintenzionati, sia per divertire nella lettura.
Infatti, così è: la lettura del libro è ricreativa, piacevole, rilassante e la struttura del giallo, diversa dai nostri crime story, è gradevole, unendo sia la fase dell’indagine deduttiva, sia quella dell’azione.
Inoltre è interessante e curiosamente intellettivo scoprire come funzionasse la giustizia in Cina.
Il giudice Dee è un uomo di polso, retto, deciso, rispettoso dello stato, degli studiosi. In egual misura difende, se hanno ragione, sia le persone di classi inferiori, sia quelle dei funzionari. La sua autorità sarà equa, senza disuguaglianze, perciò sarà ossequiato e rispettato dalla popolazione: “Qui vedete una canaglia violenta, un nobile depravato e una donna lasciva …” (Pag. 260)
Le sue indagini sono ordinate, precise, tattiche e aggiungerei razionali e scientifiche anche se è aiutato da irrazionalità, magia e spiriti.
Esegue analisi, autopsie mediche ma nello stesso tempo dorme nel tempio per avere delle divinazioni per la risoluzione del caso. Si serve della geomanzia, dei fantasmi: “Far vedere con chiarezza e con estrema precisione quale castigo assegnerebbe il Cielo.” (Pag. 42)
È un’indagine totale, completa, perciò risente di entrambe le sfere umane, come deve essere per un cinese: siamo di fronte allo Yin e Yang del giallo.
C’è tanta cultura cinese nel romanzo.
Ci sono molti combattimenti di boxe cinese. Tutte le mosse hanno dei nomi altisonanti paragonati alla flessibilità e all’astuzia degli animali:
“tigre che ghermisce una pecora”
“attirare la tigre fuori dalla foresta”
“la Fenice spiega le ali” (Pag. 145)
“una farfalla che va a poggiare su un fiore.” (Pag. 221)
Il confucianesimo è il pilastro della struttura statale. L’ingresso nello stato dipende dal superamento dei difficili esami: “… si sta preparando per l’esame letterario di primo grado. L’ho educato nel rispetto dei sacri riti e delle norme di correttezza.” (Pag 184)
Il confucianesimo stabilisce altri pilastri come il culto degli antenati, la pietà filiale, la rettificazione dei nomi e i riti: “Non sapete che il conseguimento dell’età virile, il matrimonio, il culto dei morti e l’offerta di sacrifici agli antenati, sono le quattro cerimonie più importanti nella vita dell’uomo?” (Pag. 186)
Il rispetto degli anziani è rappresentato dalla figura del vecchio poliziotto. I colleghi hanno la forza e la gioventù ma riescono a uscire da una situazione negativa grazie all’astuzia e saggezza del veterano collega.
Nel libro si parla di un sistema per uscire da un covo di banditi: “attirare la tigre fuori dalle montagne” (Pag. 167) L’espediente è il quindicesimo stratagemma della raccolta I 36 strattagemmi (Sanshiliuji) di autore anonimo e data incerta:
“Persuadete la tigre ad abbandonare i monti
Aspettate il momento adatto
Per mettere il nemico in difficoltà,
per poi adescarlo a uscire con un sotterfugio.
Avanzare è difficile, è bene ritirarsi.” (I 36 stratagemmi a cura di Leonardo Arena, Rizzoli, Milano, marzo 2006).
Parte importante è dedicata alla tortura. Nella Cina dell’epoca non bastava avere le prove per essere giudicato colpevole, ma l’imputato doveva confessare, perciò era diffusa la pratica della tortura allo scopo di costringerlo ad accusarsi.
Il libro è pure ricco di quei famosi e popolari proverbi cinesi:
“Se anche una sola parola di accusa contro una persona entra in tribunale, nove buoi non riusciranno a trascinarla fuori.” (Pag. 171)
Ci sono abitudini che si ritrovano ai giorni d’oggi, come provocare gli sposi novelli, rimanendo a lungo della loro camera, continuando a bere e a scherzare.
Non si può prescindere dall’esaltare la bravura di Robert van Gulik. È analiticamente esatta la sua disamina nella prefazione sulle differenze fra la nostra scrittura di gialli e quella cinese: il colpevole appare dall’inizio, il soprannaturale prevale, si dilungano i ricchi particolari prevalentemente nei nomi e nella parentela, sono dettagliate le torture e le punizioni:
“I cinesi invece si attendono un rendiconto accurato di come il colpevole è stato giustiziato, compreso ogni particolare raccapricciante.” (Pag. 12)
Partendo dalle differenze e dallo studio dell’autore, la lettura de I celebri casi del giudice Dee non è banale, ma curioso, piacevole e veloce. Come tutti i gialli che si rispettino, la tensione è vivace.
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