

I dettagli del male. Misteri e verità dei crimini familiari più atroci
- Autore: Elisabetta Cametti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2024
Quattro casi di cronaca nera relativamente recenti. Due donne adulte, una giovane incinta col suo piccolo non ancora nato e una bambina, vittime di familiari stretti, del compagno e dell’inadeguatezza della propria madre. La signora italiana del thriller, come la stampa ha chiamato la scrittrice Elisabetta Cametti, li sviluppa nel primo true crime a sua firma dopo tanti romanzi, I dettagli del male. Misteri e verità dei crimini familiari più atroci, edito da Piemme (novembre 2024, Collana Thriller, 224 pagine).
L’autrice pubblica dal 2013, ha esportato i suoi titoli in dodici Paesi e figura come opinionista in diversi programmi tv di attualità. Dimostra una familiarità straordinaria con le vicende giudiziarie e propone una scrittura sensibile, ma non fino a essere appiccicosamente sentimentale, rispetto ai fatti delicatissimi raccontati.
Delitti orribili, all’interno di una famiglia, in una coppia matura allargata, in un rapporto sentimentale benedetto da una gravidanza e per un’interpretazione soggettiva della maternità minata dal desiderio di libertà. Elisabetta Cametti è una narratrice magistrale, emotiva, empatica, molto precisa però nella ricostruzione, leggibilissima, dei quattro episodi.
Giulia Tramontano: il topicida non è bastato, trentasette coltellate per spegnere la sua vita e quella nuova che portava in grembo. Laura Ziliani è morta per mano delle figlie e del fidanzato, di entrambe. Liliana Resinovich è scomparsa a Trieste il 21 dicembre 2021 ed è stata ritrovata cadavere, in un boschetto, il 5 gennaio successivo: le uniche certezze nel suo caso. Diana Pifferi è morta sola, di fame e di sete, in una casa surriscaldata dall’afa. I suoi 18 mesi d’età non le hanno permesso di badare a se stessa, abbandonata dalla madre per sei lunghissimi giorni e sei notti interminabili.
Scrivere true crime vuol dire dare forma letteraria a crimini realmente accaduti, raccontarli come se fossero un romanzo, attenendosi però agli atti, se i delitti sono arrivati in tribunale, o alle sopravvenienze delle indagini, se ancora in fase istruttoria. La finzione è solo il modo di narrare eventi realmente accaduti, osserva l’autrice, che lavora da anni nell’editoria e affronta casi di cronaca nera e giudiziaria nei programmi televisivi di approfondimento. La sua competenza è il risultato di uno studio attento dei comportamenti criminali e dell’impatto sulle vittime, sulle relazioni affettive, sul contesto in cui vivono. Parte dalle inchieste, attratta dalle tecniche impiegate nelle attività investigative e affascinata dall’intuito e dall’esperienza di chi indaga. Le interessa percorrere le tappe del “viaggio” necessario per arrivare a ricostruire la verità, quella processuale, da accertare oltre ogni ragionevole dubbio.
Da parte sua, s’impegna anche ad ascoltare l’opinione della società civile su quanto accaduto, la voce di chi vive il dramma: vittime collaterali, familiari, amici. Cerca anche il punto di vista di chi osserva.
Spesso quelle reazioni esprimono altre parti di verità. O intuizioni che sarebbe sbagliato non considerare.
Racconta tutto in una storia, attribuendo grande valore ai dettagli. Li cerca nelle persone, cose, situazioni, li mette in evidenza e li collega nel ragionamento che guida la trama. Ritiene che nei dettagli si nasconde la risposta a qualsiasi domanda.
Sussurrano, spiegano. Urlano, a volte. Conducono verso un epilogo piuttosto che un altro.
Sono puntini che uniti svelano il disegno.
Sono le 16.57 di sabato 27 maggio 2023, quando una telecamera di sorveglianza riprende due donne. La bruna si avvicina alla bionda, che resta immobile. Sembra un abbraccio. È un contatto di pochi secondi, ma cambierà la vita di entrambe. Una verrà uccisa poche ore dopo, l’altra resterà per sempre una sopravvissuta. Un anno esatto dopo, Alessandro Impagnatiello dichiara d’essere andato a pranzo dalla madre col cadavere di Giulia in auto. Se non ci fosse stato quell’abbraccio, forse la futura mamma non sarebbe finita dentro un bagagliaio e il compagno non sarebbe finito in carcere.
Nell’omicidio di Laura Ziliani, c’è tutto di troppo. Troppa enfasi, troppe finte sedute di psicoterapia, troppi errori. Troppa goffaggine nel depistare e occultare le prove. Troppe bugie, troppe serie televisive, troppa fantasia. Troppa convinzione che tre sia il numero perfetto. La sera del 7 maggio 2021, Silvia e Paola Zani servono un dolce, per la festa della mamma. Laura, la madre, non sa che è zuppo di benzodiazepine. Di lì a poco verrà immobilizzata sul letto, offesa, presa a pugni e soffocata. Il corpo incellofanato finirà in una buca, dissepolto dall’acqua. Agiscono le figlie e Mirto. Per mesi la scomparsa resterà un mistero.
Nel giallo di Temù è stato svelato, ma in altre storie è rimasto tale. La morte di Liliana Resinovich è una di quelle. Il corpo della sessantatreenne triestina viene trovato senza vita in un boschetto, ventidue giorni dopo la scomparsa, avvolto da due sacchi neri dell’immondizia e con la testa in due sacchetti più piccoli. È stata uccisa o si è suicidata? Le prime indagini e la prima autopsia non hanno fornito risposte. Anzi, hanno incrementato i dubbi...
Una vita breve, da invisibile, è il destino di Diana Pifferi, diciotto mesi, abbandonata dalla madre e ignorata dalla vita. Sei giorni e notti da sola, senz’acqua e cibo. Nessuno ha voluto vedere e sentire. Nessuno si è fatto domande. Era nata il 29 gennaio 2021, parto precipitato, in un water, nella casa di un uomo che si è rifiutato di fare il test di paternità. Arriva in ospedale in ambulanza, con il cordone ombelicale ancora legato. La mamma giura di avere ignorato d’essere incinta, nonostante le evidenze. Non sa nemmeno chi sia il padre. Sulla cartella clinica viene annotato: gravidanza misconosciuta, ma nessuno ritiene di segnalare niente ai servizi sociali. Ignorata, fin dall’inizio.

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