Nel mare del tempo di Elisabetta Cametti

In passato, un dipinto, più d’uno per la verità nel corso dei secoli. Oggi un libro. Ieri e oggi altri dipinti, libri e un bastone sacro etrusco, il lituo. Si viaggia “Nel mare del tempo”, nel mistery di Elisabetta Cametti pubblicato da Giunti nel 2014 (pp. 574, euro 14,90) e da poco tornato sugli scaffali.
Victoria-Albert Museum, Londra: è in programma la presentazione del nuovo libro di Katherine Sinclaire, manager di successo e scrittrice. Un libro nel libro, quindi, nella trama del nuovo romanzo di Elisabetta Cametti, esperta di marketing per importanti multinazionali, prima di esordire con “I guardiani della storia” (Giunti, 2013).

È in quel titolo che i lettori hanno conosciuto Katherine, direttrice editoriale arrampicata su tacchi a spillo e amante degli animali, dotata di capacità extrasensoriali che le fanno superare i limiti del tempo. Avvenente ma agguerrita, ha messo a repentaglio la sua vita sul lago di Bolsena, nel cuore dell’antica Etruria. Quell’avventura da tregenda aveva a che fare proprio con la mitologia e la demonologia etrusca, un impatto a cavallo dei millenni che ritorna in questa nuova vicenda.
L’azione si svolge un anno dopo. Il sequel è sempre attraversato da simboli e oggetti rituali del popolo che abitava il centro della nostra penisola.

Sul finire della presentazione del volume nella sala londinese, un tipo sui quarant’anni si avvicina alla Sinclaire, impugnando una pistola. Malvestito, smagrito, visibilmente sofferente, le dice qualcosa che la gela ancora più dell’arma:

“che effetto fa sapere che il passato non si cancella, che i morti ritornano e che Tinia non ti ha perdonata?”

Lancia il cuore sanguinante di un animale, pronuncia altre parole inquietanti:

“Questo è per te, per ricordarti da dove vieni… non sei chi dici di essere. Tu nascondi la tua vera identità dietro una maschera. Io sono qui per prometterti che, finché non farai ciò che devi, verrà versato nuovo sangue”

e si spara alla testa. È malato terminale ed è stato pagato da una certa Violet per recitare la sceneggiata e dire quelle frasi. Nel farlo, prima di pronunciare le battute secondo il copione mandato a memoria, non ha potuto evitare di pensare che Katherine sembra delicata e che il suo sguardo esprime passione e umiltà. Non può essere il pessimo soggetto, la ladra cinica che gli è stata indicata.
Cucito con un filo scuro al tessuto organico del cuore lanciato, c’è un anello. Reca due iscrizioni, all’interno e all’esterno. Sulla superficie è inciso un nome: Angelica.
C’è un dipinto, si diceva, molto prezioso, arte italiana medioevale, databile 1250-1300. Raffigura una donna il cui abbigliamento non riconduce a un periodo storico preciso. Una raffinata combinazione di eleganza, femminilità, forza. Una regina? Una santa. No, una strega.

Sono tanti i personaggi che popolano le pagine della Cametti, tra quelli già conosciuti (il partner Jethro, l’ispettore Norris di Scotland Yard, la gattina Tremillina) e i nuovi. La cadenza impressa dall’autrice è serrata, al solito, i colpi di scena non mancano, flash temporali compresi, i libri misteriosi si moltiplicano, come quello delle erbe officinali, che Angelica, ragazza italiana del XIII secolo, custodiva gelosamente. La “strega” appare per la prima volta in una visione di Katherine. È sul rogo e le offrono la salvezza, ma in cambio deve rivelare dove ha nascosto il lituo, un bastone pastorale con incisi simboli esoterici. Tutti gli zilath, i sacerdoti etruschi, ne avevano uno e lo trasferivano al successore insieme al sapere occulto.
Seguendo le ricerche del prof. Wilde sulle Alpi, a Gattinara, si sa di un monastero il cui abate racconta in un diario di aver dato ospitalità a fine 1200 ad un uomo che si è poi rivelato una donna. Aveva le iridi di due colori diversi e conosceva le proprietà curative di erbe e piante.
Nel thriller mistico esoterico ci si scontra con un cattivo che sa farsi rispettare come pochi, un magnate che colleziona opere d’arte, misteri e segreti. E c’è un percorso sotterraneo, che esercita una forte attrazione su tutti, a cominciare dai lettori.
Quanto alla Sinclaire, è una Robert Langdon al femminile e senza Dan Brown. Quando la immagina, Elisabetta Cametti dice di vedere l’attrice Gwyneth Paltrow.