I miei sette figli
- Autore: Alcide Cervi
- Categoria: Narrativa Italiana
“Tu ne avevi uno, e quello ti hanno preso. Io ne avevo sette, e sette me ne hanno presi. È lo stesso, non c’è diversità.”
Anche chi non conosce la storia della Famiglia Cervi, trovandosi davanti a questa frase del capofamiglia, Alcide, può capire fin dalla prima pagina lo spessore morale ed il valore dei personaggi e della storia che si sta per leggere.
Sono proprio le frasi lineari, asciutte e talvolta con locuzioni popolari di Papà Cervi a raccontarci la storia della sua famiglia, che rispecchia tante storie di uomini e donne che durante la Resistenza italiana si sono sacrificati per inseguire i propri ideali.
La storia della famiglia Cervi si svolge nella bassa Reggiana e può sembrare la storia di una famiglia contadina come tante, molto numerosa, dove il nucleo famigliare somiglia più ad una piccola ed organizzata società. Ma i Cervi erano “contadini di scienza”, proiettati al futuro, non temevano il progresso, ma al contrario, cercavano, da autodidatti, nei libri, tecniche innovative da applicare al loro lavoro, nei campi e nella stalla.
Tra le pagine si percepisce, dai fatti che vengono raccontati, ma anche dal modo di esporli dell’autore, una saggezza che viene dalla terra, dalla fatica, dal sacrificio e dal dolore, ma anche la voglia di essere un punto di riferimento per la comunità, soprattutto per cercare di opporsi alle innumerevoli vessazioni del fascismo ai danni dei contadini.
Ma questa è soprattutto la storia di una famiglia partigiana, che si batte contro le ingiustizie ed il controllo che il regime fascista esercita sulla cultura e dove la scolarizzazione è più bassa. È in primis uno dei sette fratelli, Aldo, ad avvicinarsi alle teorie antifasciste, durante un’ingiusta detenzione nel periodo di leva. In carcere ha modo di conoscere prigionieri politici ed intellettuali che lo influenzano a tal punto da avvicinarlo in modo più consapevole e maturo al suo impegno per la libertà culturale. È fondamentale l’impegno della Famiglia nell’iniziativa di istituire una biblioteca popolare, nella quale poter offrire liberamente libri e riviste, e quindi cultura, non controllata dal regime.
Inizia da qui un’intensa, ma purtroppo breve, resistenza che coinvolge tutta la Famiglia Cervi, e termina tragicamente, il 28 dicembre 1943, con la fucilazione di tutti i fratelli.
Con grande dolore, Alcide tornerà a coltivare la terra, per tramandare ai nipoti la saggezza e la fede nella vita che sono l’impronta di quella famiglia, perché, nonostante tutto
“dopo un raccolto, ne viene un altro. Andiamo avanti.”
È incredibile come i temi trattati in questa testimonianza siano tutt’oggi attuali: primo tra tutti la legalità, l’uguaglianza sociale ed anche la lontananza, allora come oggi, della politica dalle aspettative e dai bisogni della popolazione.
Questa incredibile testimonianza scorre veloce tra le pagine con un gusto amaro, si legge di getto, senza mai staccare gli occhi dal libro, ma lascia una scheggia, tra il cervello ed il cuore, che ti germoglia dentro.
I miei sette figli
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Bellissima recensione. In quanto antifascista e originario di quelle terre ti confesso che lo sento a tal punto e mi fa così male che non ho mai avuto il coraggio di leggerlo fino in fondo.