Ignoranti sentimentali
- Autore: Diana Alessandrini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Ammetto di avere cominciato “Ignoranti sentimentali” (2013) con qualche diffidenza. La narrativa contemporanea non mi dice granchè, quella del tipo lui-lei (+, eventualmente, l’altro/a, di lui o di lei) sull’orlo di una crisi di nervi, meno che mai. Vi confesso un’altra cosa: ho iniziato a leggere questo libro solo perché l’autrice - Diana Alessandrini - è una brava giornalista (bella non lo scrivo, hai visto mai che mi si possa tacciare di sciovinismo) che mi è capitato più volte di ascoltare nel corso dei GR della Rai. Mi sono detto: male che vada mollo a metà e porgo le mie scuse, come mi capita di fare con un disco su due che mi spediscono. Tutto mi aspettavo, insomma, tranne che il mio consolidato castello di pregiudizi letterari potesse andar giù con tanta nonchalance, sin dalle prime battute del romanzo (Epilogo – prima parte), con la voce arrochita del Liga a buttare in canzone la sliding door della protagonista (“Questa è la mia vitaaa!/ Se ho bisogno te lo dicooo/ Sono io che guidooo/ io che vadoi fuori strada!!!”): roba cinematografica bella e buona, altro che. Poi è successo anche che a pagina 73, avrei voluto scodinzolare come un qualsiasi cagnolone di fronte al coraggio ontologico dell’autrice, e se mai i cagnoloni avessero imparato a parlare, dirle brava, bravissima, la penso esattamente come te!
“I rapporti tra l’Io e gli Altri non godono oggi di buona salute (…) ho l’impressione che i rapporti umani, l’incontro Io-Tu come reciproca apertura, di cui parlava Martin Buber, siano insidiati e corrosi da una triade di fattori correlati, che si chiamano nichilismo, narcisismo, feticismo”
Messa così potrebbe sembrare la classica tirata da saggetto psicologico alla Morelli (non a caso l’autrice cita da un "fondo" di giornale) e invece racchiude il senso vero del romanzo: in un’Italia afasica e post-sentimentale, sotto molteplici punti di vista, Domiziana Alicanti è una donna in crisi coniugale ed esistenziale e il rapporto col terzo incomodo - il narciso/tenebroso Fabrizio Felciani (una versione over 50 del Robert Pattinson di Twilight, di gran lunga più intelligente, però) non farà che complicare le cose.
Come nella più tipica delle tessiture borderline, il romanzo si mantiene in equilibrio fra temi di portata doppia e non indifferente (fecondazione eterologa, crisi di coppia e crisi sociale, maschilismo, rapporto col sé, lutto, abbandono), sorretto da una scrittura smagliante, capace di coniugare lo scavo interiore alla denuncia, l’autoanalisi all’ironia, l’amore alla morte (ah, quel vecchiaccio di Freud come la sapeva lunga), abbracci mancati, ritorni annunciati, citazioni sparse di canzoni, letteratura, filosofia, fino al finale liberatorio, congruo al resto della trama in maniera quasi sorprendente.
Dopo svariati saggi in obbligo alla professione di storica dell’arte e di giornalista, Diana Alessandrini è qui al suo primo romanzo da applausi: vuoi per il passo “moraviano” che ha saputo imprimere alla trama, vuoi per il taglio stilistico (alterna la prima alla terza persona), per niente facile, dato il peso specifico dei temi in ballo. Il volume - presentato alla recente edizione del Salone del libro di Torino - si avvale anche di una veste grafica molto curata, merito delle romane Edizioni Opposto alle quali auguro le migliori fortune, non foss’altro che per il nome che si sono date, un nome insolito, ostinato, capace di evocare divergenza al tempo del Pensiero coatto/unificato.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ignoranti sentimentali
Lascia il tuo commento