Il Padre Nostro. Il significato storico universale del sangue fluito dalla Croce
- Autore: Rudolf Steiner
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Il Padre Nostro è una preghiera grandiosa e semplice, comprensibile anche dai bambini nel suo significato letterale e morale. Sono proprio i più piccoli, con naturale intuizione, a indovinarne la verità. Per loro la presenza reale del Padre invisibile è tangibile con fervida immaginazione. Il padre terreno si abbraccia, è il sostegno, il punto di riferimento dei valori, insieme alla madre e simboleggia il Padre con la maiuscola.
Umberto Saba, ebreo, ha voluto che si recitasse il Padre Nostro durante il funerale della moglie Lina.
Tutti i testi grandi e sacri, e la poesia, contengono un significato esoterico, anagogico direbbe Dante, come il sommo poeta spiega a Cangrande della Scala in una lettera: è in senso anagogico che va compresa la sua Commedia.
La parola significa "che porta in alto". In tal senso Rudolf Steiner (1861- 1925), filosofo, scienziato ed esoterista, padre dell’Antroposofia, spiega il Padre Nostro in due conferenze tenute a Berlino nel 1907. Sono raccolte in un libro edito dall’Editrice Antroposofica (pp.64, 2015) con traduzione di Iberto Bavastro e Silvia Schwarz Colorni, dal titolo Il Padre Nostro. Il significato storico universale del sangue fluito dalla Croce.
Il sangue di Cristo fuoriuscito dalle sue ferite e sparso sulla terra, l’ha imbevuta tutta del suo fluido eterico (vedremo presto cosa sia), permettendo l’evoluzione terrestre e umana e cancellando antichi “debiti”.
Il suo sangue guarisce, consola e non solo: pone, o dovrebbe porre fine allo spargimento di sangue nella società, fra le nazioni. Pregando e attenendosi alle sette richieste contenute nell’invocazione, dovremmo eliminare la piaga delle guerre. Purtroppo ancora così non è.
Rudolf Steiner distingue tra preghiera, più colorata di sentimento, dalla meditazione, che scaturisce dal pensare, permea il sentimento, giunge alle vette dell’intuizione e visione del Divino.
Il meditante fa vivere quelle formule nel suo cuore, sperimenta un’unione con la più alta spiritualità, e una forza superiore lo attraversa. […] Dal più semplice rafforzamento morale fino alle più elevate sfere della capacità chiaroveggente vi sono tutti i possibili gradini che possono venir raggiunti con la meditazione.
Anche la preghiera, quando è depurata dell’egoismo, afferma l’autore, assurge a meditazione. La nostra preghiera fondamentale era effettivamente una meditazione per i primi cristiani, consapevoli che il testo contiene la settuplice costituzione del mondo e dell’uomo. Sette sono i piani o le qualità dell’Essere, sia cosmico che individuale, umano. Ciascun uomo cela in sé una scintilla divina immortale dell’Essere, il Padre.
Steiner adopera la geometria sacra pitagorica, fornisce uno schema composto da un triangolo superiore, l’eterno in noi, da realizzare, e da un quadrato inferiore, perituro, movimento cangiante della materia visibile e del moto mentale inferiore. C’è pensiero e pensiero…
Il quadrato è la personalità, costituita dalla materia, espressa con le parole "dacci oggi il nostro pane quotidiano". Altro componente del quadrato è il "corpo eterico" o fluido vitale, corpo sottile, energia, il “doppio” che va oltre la morte per un certo tempo, ma quello del Cristo permane.
Nel corpo eterico accumuliamo i nostri debiti, da perdonare come perdoniamo i nostri debitori. Tale richiesta rappresenta il cuore del Vangelo e allude alla legge del "Karma", legge di causa-effetto: ciò che doni riceverai, ogni azione torna indietro a chi l’ha compiuta. Dei quattro punti fa parte anche il "corpo astrale", o corpo emozionale, sede delle nostre passioni, dolori e piaceri; nella preghiera è rappresentato dalla “tentazione” a cui tutti siamo soggetti.
Gli allettamenti della vita sono innumerevoli, è necessario disciplinare il desiderio per non nuocere a sé e al prossimo.
Il quarto punto del quadrato è il pensiero discorsivo, l’io piccolo egoico; l’egoismo, “homo homini lupus” (ogni uomo è un lupo per gli altri uomini), conduce al “male”, dal quale chiediamo di essere liberati.
Interessante l’interpretazione del mito biblico che Steiner compie, analizzando il termine latino malum, che significa sia male che mela: il male è conosciuto e introiettato dai progenitori con il morso del frutto proibito.
La nostra liberazione e redenzione si compie contemplando e pronunciando le parole relative al triangolo superiore, i cui vertici sono il Padre, in noi divenuto Atma, termine sanscrito che definisce l’Io spirituale superiore, la scintilla autoconsapevole eterna nell’uomo. Possiamo riconoscerlo, credo, nel Sé di Jung, ma pure nell’Io trascendentale di Kant.
Il Padre cosmico e l’Atma dell’uomo possiedono volontà; nostro compito è allineare la nostra con quella divina, fare la volontà del Padre (Gesù Cristo nell’orto del Getsemani). Il Padre ha un Regno, secondo punto del triangolo, chiamato “Budhi”, illuminazione, conoscenza simultanea del tutto e autoconoscenza.
Steiner fa riferimento a tutti i regni della natura, si tratta quindi di "natura naturans" o "natura creante" superiore, Regno indagato da Giordano Bruno e da Spinoza, detto "Spirito vitale" dal Nostro, onnipresente. Desidero qui citare Yogananda, chiarissimo al riguardo:
L’Energia Divina dorme nei cristalli, sogna nei fiori, si sveglia negli animali e nell’uomo sa di essere desta.
Il Nome da santificare è il terzo angolo del triangolo. È chiamato “Manas”, sempre in sanscrito, culla di ogni lingua europea.
Piccolo riferimento filologico: la radice sanscrita “man” significa pensare; in inglese, non a caso, “man” significa uomo. È il “mondo delle idee”.
Nomen omen recita il proverbio, nel nome il destino. Il Nome è l’archetipo platonico di ogni cosa terrena. Tutte le gerarchie degli esseri sono contenute nel Nome. Abbiamo qui il mistero dell’Uno nei molti, dell’unicità molteplice.
I molteplici sono diverse vibrazioni dell’Unico.
Il Padre Nostro disegnato con triangolo e sottostante quadrato è summa del sapere universale, unito all’amore cosmico che, per tornare a Dante, " move il sole e l’altre stelle".
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