Il bacio d’acciaio di Jeffery Deaver

Come riesce lo scrittore Jeffery Deaver a continuare a scrivere un libro dietro l’altro, senza mai rimetterci in termini di originalità e colpi di scena? È questa la domanda che mi tormenta ogni volta che leggo l’ultima frase di un romanzo del maestro del thriller, in questo caso de “Il bacio d’acciaio”. Dopo aver divorato tutti i suoi libri, credo di riuscire a capire le mosse, di prevedere i passi successivi. Di aver afferrato tutto, e subito. E invece no. Riesce ogni volta a sorprendermi e a farmela sotto il naso.

Il thriller si apre subito con una scena carica di adrenalina: Amelia Sachs è sulle tracce di un killer in un affollato centro commerciale. Poco prima di riuscire a catturarlo, però, il panello delle scale mobili si rompe e un uomo muore tra gli ingranaggi. È stato davvero solo una coincidenza e un colpo di fortuna per il killer? Presto altri macchinari ed elettrodomestici vengono sabotati e trasformarti in armi letali...

È sempre bello ritrovare, un po’ come una lunga e piacevole rimpatriata con degli amici che non si vedono da tempo, il criminologo Lincoln Rhyme e la detective Amelia Sachs, insieme agli ormai fidati collaboratori come l’agente Ron Pulaski e il tecnico informatico Mel Cooper. Molto interessante è anche l’introduzione di un nuovo personaggio: Juliette Archer, giovane tirocinante che avrà un ruolo chiave nell’indagine. Un brillante personaggio che spero comparirà anche nelle prossime avventure.
Come ormai il buon Jeffery Deaver ci ha abituati, accanto alla storia principale, vengono sviluppate altre piccole sotto trame che mantengono alta la concentrazione del lettore. L’unica pecca che si può riscontrare è il tecnicismo relativo al funzionamento dei macchinari e della raccolta delle prove che, se da un lato è sinonimo della comprovata preparazione dell’autore, dall’altra può stordire il lettore. Inoltre, ancora una volta, l’autore dimostra la capacità di toccare temi sempre attuali - in questo caso l’affidamento che facciamo sulla tecnologia e il ruolo che quest’ultima ha sulle nostre vite.

“Se ti muovi in fretta, non possono prenderti...”